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Fargo: Recensione dell’episodio 2.10 – Palindrome

Fargo non si vede come una qualunque altra serie televisiva. Quando ci si appresta a guardare una qualsiasi delle venti puntate andate in onda finora, ci si immerge in un mondo che si rivela essere tremendamente familiare: non il mondo delle serie televisive, ma quello reale e tangibile che ci circonda. Con le sue storie non certo comuni ma neanche inverosimili, alla fine di questa seconda stagione antologica si può affermare che l’epicentro della narrazione di Fargo è uno solo: l’essere umano in tutte le sue sfaccettature. Alla fine di tutto non sembrano esserci vincitori ma soltanto vinti.

Fargo 2.10 Jesse PlemonsMagistralmente tutti i temi tipici della serie vengono rievocati in vari punti di quest’ultimo episodio, legati ognuno al destino di un personaggio: la banalità del male è inquadrata in un’ottima prospettiva grazie a Mike Milligan. Un personaggio che si è lasciato una discreta scia di sangue alle spalle, che è stato capace di tramare alle spalle di tutti e la cui audacia è stata ricompensata anche con un po’ di fortuna. Eppure, alla fine di tutto, proprio subito dopo uno dei suoi tipici vagheggi sull’essere re e avere dei sudditi, tutto ciò che ottiene è un posto da contabile nel palazzo amministrativo della società di Kansas City in un ufficio appena largo per potersi muovere con agilità. Non proprio il lavoro dei suoi sogni, non esattamente il tipo di potere che uno vorrebbe ottenere avendo sulla coscienza un po’ di morti. E non c’entra nulla il colore della pelle: come alla fine spiega l’amministratore, il futuro degli affari loschi si baserà appunto sull’economia e non sul sangue.

Tutto ciò porta a pensare che la serie voglia suggerirci che, si, il caso piomba sulla vita degli esseri umani e la direziona in una determinata maniera, ma che sono pur sempre le scelte umane, ponderate o meno, a costituire il vero ago della bilancia. Peggy si lamenta di essere stata una vittima, in macchina con Lou. Ma se avesse scelto di andare a denunciare il fatto di aver investito una persona, le cose scommetto avrebbero assunto tutta un’altra piega. IFargo 2.10 kirsten dunstnoltre si è dimostrata essere davvero pazza: tutti i discorsi sull’essere una donna moderna, sull’essere davvero se stessi, l’hanno completamente avvolta in una cortina di fumo che l’ha spinta a vedere tutto quanto in maniera distorta. La stessa cortina di fumo che crea nella sua mente e che immagina stia per uccidere lei e il povero Ed, il cui pensiero ultimo prima di spirare è rivolto alla logorroica donna con cui, si rende conto solo adesso, non può più stare anche se riuscisse a sopravvivere. D’altronde che i due fossero una coppia male assortita l’avevamo pensato: il sogno di Ed era il sogno di un classico americano inetto, vivere una vita intera nello stesso posto facendo sempre le stesse cose. L’incidente di Peggy, a inizio stagione, non ha fatto altro che darle lo spunto per iniziare a combattere questo tipo di vita che stava bene solo al marito, non certo a lei. Alla fine della sua/loro scia di morti che si sono lasciati alle spalle, la speranza per Peggy di avere una cella in prigione almeno con la vista decente.

Non hanno neanche lontanamente lo stessa affinità della coppia (sebbene poche volte vista insieme) Lou/Betsy. Fargo 2.10 Patrick WilsonIl finale per loro è dolceamaro, dato che, scopriamo, la donna non è morta a causa del cancro, ma è stata solo messa momentaneamente k.o. dalle medicine che avrebbero dovuto curarla. Molto probabilmente saranno quelle la causa della sua dipartita. La chiacchierata con Noreen e anche il sogno premonitore (che tocco di umanità inserire scene tutte nuove e non d’archivio con i personaggi della prima stagione!) rivelano che la sua filosofia di vita è molto più spicciola ma non per questo meno importante: ognuno sulla terra ha il suo compito da portare a termine, ognuno ha un determinato tempo per farcela. Il suo, sembra, è quello di avviare le basi per una famiglia felice. Lo stesso di Lou, che in macchina confessa di aver capito Ed quando parlava di “proteggere la famiglia” dato che anche lui basa i suoi comportamenti su questo concetto. Lou è un personaggio che spicca tra tutti gli altri per un semplice motivo: è l’unico che fa quello che dovrebbe fare, l’unico ad avere abbastanza sale in zucca per discernere ciò che è saggio e ciò che è stupido. Tutto questo, dopo essere stato in guerra. Un po’ come a dire che questi eventi tragici e pieni di morti in zone desolate dell’America, sono causati anche dalla noia. Chi ha visto la guerra e l’ha vissuta è pure Hank, a cui viene lasciato il compito di chiudere la serie con il suo punto di vista sulla comunicazione. Molto interessante come sembra sia quasi la voce di Fargo a parlare: tutto quello che abbiamo visto, in fondo, non ha bisogno di parole impressionanti per essere compreso, ma bastano le immagini a comunicarci la sensazione di disagio che il mondo offre.Fargo 2.10 Zahn McClarnon

Infine, particolare interessante e degno di nota, è quello legato ad Hanzee. Noah Hawley fa combaciare tutti i pezzi al loro posto nel quadro della più grande storia generale che lega questa seconda stagione sia alla prima sia al film. Il personaggio di Hanzee, infatti, scopriamo che non è soltanto un “servitore del caos”, guidato solo e soltanto da un istinto vendicativo e distruttivo: è un killer professionista che si vende al miglior offerente e che ha una propria strada da voler percorrere, ovvero costruire un proprio impero. Sappiamo che ci riuscirà, perchè il losco individuo che lo premia alla fine per il suo lavoro gli regala l’identità di Moses Tripoli, il boss il quale nel corso della prima stagione viene ucciso da Lorne Malvo. Quasi con certezza, i due ragazzi che affronta nel campetto sono Mr. Wrench e Mr. Numbers.

Si conclude così, a voti pienissimi, la seconda stagione di una delle serie con più alta qualità sotto ogni punto di vista. La terza stagione andrà in onda solo nel 2017, e sarà ambientata nel presente, con personaggi nuovi di zecca. Meglio non pensare al fatto che manca più di un anno!

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Mario Altrui

Web Content Editor per Telefilm Central dal lontano 2014. Scrivo pareri soggettivi richiesti da nessuno sulle mie serie televisive preferite.

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