
Fargo: Recensione dell’episodio 2.08 – Loplop
Think or be
Una frase, una sola. A volte basta quella ad indirizzare tutto un episodio e a fornirne una possibile chiave di lettura. Non l’unica, perché la qualità di una serie si giudica anche dalla sua capacità di raccontare una storia la cui lezione ogni spettatore può interpretare in maniera personale. Ma alle volte il messaggio nascosto è illuminato di una luce così chiara che sono gli stessi autori a voler quasi costringere chi guarda ad ascoltare senza cambiare di una virgola il testo. Seduta sulle scale di fronte ad un cadavere steso tra riviste disordinate e a un Dodd immobilizzato da giri e giri di corde, Peggy è convinta di dialogare con un immaginario motivatore che insistentemente le dice di scegliere tra essere e pensare. Con l’ironia tipica di Fargo, questo irreale scambio di battute avviene mentre il rumore dei tasti battuti su una immaginaria macchina da scrivere ci ricorda che quello che vedremo è una storia vera rendendo ancora più manifesta del solito la bugia bene in vista in quei caratteri.
Trattandosi di un prequel, la seconda stagione di Fargo non poteva essere che un viaggio verso una meta già nota, quel Sioux Falls dove si compirà lo scontro finale tra il clan Gerhardt e la mafia di Kansas City e dove avverrà quel grosso casino a cui il vecchio Lou accennava nella prima stagione parlando con quella Molly che qui è ancora una bambina. Come nello scorso episodio, anche in questo continua la disposizione dei pezzi sulla scacchiera il che però costringe gli autori a interrompere il continuum temporale perché un passo indietro è indispensabile per mostrarci cosa ne è stato di Ed e Peggy.
I due improbabili fuggitivi, fin dalla premiere, sono apparsi come gli ideali eredi di Lester Nygaard e la caotica sarabanda di scelte sbagliate e eventi imprevisti che li ha messi involontariamente al centro della lotta tra i due clan criminali è la riedizione delle disavventure dell’assicuratore col giubbino rosso. Come Lester, i due hanno rappresentato bene l’uomo medio, immerso in una monotona quotidianità, perso dietro sogni normali, privo di particolari qualità che lo distinguano dalla massa informe, che un caso del tutto fortuito fa deragliare fuori strada. E che, invece, di chiedere soccorso per banalmente ritornare in carreggiata, prova a farcela da solo riuscendo soltanto a scivolare ancora di più nel canale di scolo da cui prima poteva uscire in un attimo.
Ma Ed e Peggy non sono Lester. Non perché non abbiano quel timore pavido che si trasforma in malefica astuzia, ma perché sono innanzitutto una coppia. E proprio questo essere due invece che uno permette agli autori di arricchire il loro Lester 2.0 di una maggiore dinamica caricandolo di sfaccettature diverse che giocano con una sottile ironia contro alcuni cliché della America anni settanta (su tutti, il sogno americano e un distorto femminismo). Soprattutto, due è il numero perfetto per rendere la dicotomia della frase guida di questo episodio: think or be.
Perché Ed è lì a pregare Peggy di smetterla di pugnalare Dodd e a slacciargli i pantaloni per farlo urinare. E al primo serio scontro finisce quasi impiccato ad una trave perché non è stato in grado neanche di legare per bene il proprio ostaggio. Semplicemente Ed pensava di essere ciò che non era e la realtà gli ha presentato il conto salato attraverso Hanzee prima e Lou ed Hank dopo.
Realtà con cui deve scontrarsi anche Peggy che, contrariamente a Ed, non pensa più a cosa vuole essere, ma è convinta ormai che sia arrivato il momento di essere ciò che desiderava. Una donna forte e indipendente che non deve più appoggiarsi al suo uomo, ma piuttosto può essere lei stessa un valido sostegno per le sue insicurezze. Solo che Peggy è troppo concentrata su questo falso simulacro di sé stessa per accorgersi che si sta comportando proprio nel modo opposto. Continua a cucinare e pulire, a preoccuparsi che tutti si comportino in modo educato, che mangino senza fare capricci anche se devono essere imboccati, a perdersi nel film alla tv avvolta da un rassicurante plaid. E questa sua ossessione le impedisce persino di accorgersi di quanto assurdi siano i suoi modi, la sua naturalezza nel pugnalare Dodd come se stesse dando un pizzicotto ad un bimbo scostumato, la calma telefonata all’amica del cuore come se fosse una collegiale in vacanza sul lago e non una fuggitiva ricercata da polizia e mafia. Anche Peggy, infine, devi fare i conti con una realtà che continua a sottostimare credendo che bastino un paio di forbici poco affilate ad uccidere un assassino spietato quale Hanzee.
Smettila di pensare a ciò che vuoi essere; sii quello che vuoi essere. Una lezione che crede di aver imparato bene Peggy, ma che di sicuro ha imparato bene Fargo.
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