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Fargo: Recensione dell’episodio 2.05 – The Gift of the Magi

La guerra preannunciata nel precedente episodio, si scatena improvvisamente in apertura di questo: i Gerhardt rispondono forte all’intimidazione che era stata fatta al loro capofamiglia, Otto, tanto che i delegati di Kansas City vengono sterminati quasi in massa. A sopravvivere, perchè non si trovava nel bosco al momento della sparatoria, è Mike Milligan che ha fatto capire di avere interessi diversi e più alti, piuttosto che rincorrere una mera vendetta fine a se stessa. Ma quelli di Kansas risponderanno, e verrà versato altro sangue. Lo sa bene Dodd, la mente reale che sta fargo 2.05 kansas citydietro al massacro, e che ha saputo sfruttare bene la morte di suo fratello più giovane Rye, inserendola in un contesto che non le appartiene: Rye è stato ucciso per caso, in un banale incidente da una donna qualunque. Ma Dodd, come un novello Principe di Machiavelli, ha saputo cogliere l’occasione senza farsi troppi scrupoli e ha volto a suo vantaggio la situazione per tentare di raggiungere la cima del suo clan. Eppure, alla fine della guerra si può credere che ci sarà ben poco su cui governare. Le macchie di sangue, in ogni caso, vanno ripagate con altro sangue: e allora ecco che bisogna punire il povero Ed, macellaio di Louverne dipinto più foscamente che Jack lo Squartatore. Un servizietto facile facile, all’apparenza, ma Dodd mostra poco acume tattico inviando sul campo il giovane Charlie che, sebbene coadiuvato, manda tutto in fumo. Letteralmente.

Ma prima di arrivare a questo, vorrei sottolineare il modo in cui è stata gestita la scena del massacro, modus operandi peraltro tipico di una serie come Fargo. Mentre infatti scorreva sangue, la voce di Ronald Reagan ci regalava un classico discorso da “sogno americano”. Molte volte questa serie vuole dire qualcosa senza dirlo apertamente, magari mostrandocelo o facendocelo sussurrare da qualche personaggio. Ecco, questo è uno di quei momenti: la voce di un governatore che vincerà le elezioni alla presidenza assicura ai cittadini di tutta l’America un futuro glorioso, nello stesso istante in cui, in alcunfargo 2.05 bruce campbelli boschi a pochi chilometri di distanza, alcuni esseri umani stanno mettendo in scena tutto il meglio della loro natura.

E il sogno americano crolla: ma ce ne rendiamo conto solo noi. Scena chiave è certamente l’incontro tra Reagan e Lou, in bagno: si ritrovano a parlare un uomo solido nei suoi principi, che stanno iniziando a vacillare a causa della malattia della moglie (che secondo lui ha assorbito quella del mondo) e un altro uomo che non può non essere miglior portavoce di una politica che allora come ora, è vuota e inconcludente. L’uomo che guiderà il paese, ad una domanda diretta di Lou su come si fa ad attuare questo sogno americano, ride e va via. Lo stesso uomo, appunto, che calcava le passerelle di Hollywood inscenando la stessa guerra che sul serio stava dilaniando l’Europa dall’altro lato del mondo. Non è un caso quindi che Fargo abbia deciso di parlare di politica proprio attraverso Reagan e nessun altro.

L’ironia beffarda e tragica della vita si manifesta anche in un’altra scena chiave dell’episodio: la macelleria, incarnazione del sogno americano di Ed, che va a fuoco. Solo adesso Ed si rende conto che avrebbe dovuto dar ascolto alla moglie Peggy, e scappare: potrebbe però essere troppo tardi. L’ironia sta tutta in quel discorso su Albert Camus e sulla morte che Ed intraprende poco prima dell’arrivo di Charlie con Noreen, che ci fa cfargo 2.05 Allan Dobrescuonoscere quanto sia forte al momento la sua voglia di avere successo nella vita. Il seguente siparietto nel retro della bottega è tanto tragicomico quanto verosimile: Charlie non è tagliato per fare il criminale, se ne rende pure conto, ma alla fine entra convinto quando vede che la ragazza è andata via. Ma, ecco lo scherzo del destino, Noreen entra proprio quando il ragazzo sta estraendo l’arma: ne segue una scaramuccia, con anche l’entrata in scena di Vergil (uomo di Dodd) che da buon Gerhardt che si rispetti, si rivela un inetto e ci lascia le penne insieme a Charlie, il quale forse ha ancora qualche possibilità di sopravvivere.

Si tratta insomma, dell’episodio che personalmente ho preferito tra tutti quelli di questa stagione fino a questo momento, dotato del giusto mix di azione e di riflessione in perfetto stile Fargo. La catena di eventi prosegue come un treno in piena, lungo binari che si lasciano una scia di sangue che non è destinata ancora a terminare.

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Mario Altrui

Web Content Editor per Telefilm Central dal lontano 2014. Scrivo pareri soggettivi richiesti da nessuno sulle mie serie televisive preferite.

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