
Fargo: Recensione dell’episodio 1.09 – A Fox, A Rabbit and A Cabbage
Una semplice otturazione dentale scandita da una musichetta yodel fa iniziare questa “semifinale” di Fargo che ha deciso di slittare gli eventi accelerando i tempi di un anno. Dal particolare al generale si apre questa puntata che inizia giustamente con una scia di sangue sputata nel lavandino di un povero paziente che non sa di essere sotto torchio proprio dalla persona più pericolosa che sta girovagando in questi momenti: Lorne Malvo. Nel finale della scorsa puntata lo abbiamo ritrovato con un nuovo look, una compagna che si confà a un uomo di un certo livello economico e con una schiera di persone pronte a sorridere ad ogni sua battuta.
L’inizio di questo episodio è un lungo flashback per ricollegarci alla scena finale di “the Heap” in cui Lester scorge Malvo nell’hotel di Las Vegas. I piani di ripresa in questa puntata sono invertiti: il fuoco dell’obiettivo viene fatto su Malvo e Lester rimane in secondo piano, sfuocato, lasciando la scena proprio sul neo dentista che sembra essersi costruito un’identità ad hoc per raggiungere ancora una volta il suo obiettivo di cacciatore di taglie. L’incontro casuale dei due però genera una sorta di scintilla nella testa di Lester che, vestito di un nuovo abito confezionato con una buona dose di sicurezza in sé, decide di uscire allo scoperto e di non nascondersi in un faccia a faccia con Malvo che avrà delle conseguenze catastrofiche. Come anticipavo nella mia scorsa recensione, bramavo il momento in cui i due poli opposti si sarebbero ancora incontrati, generando quello che a parer mio è un vero big bang catastrofico trascinandosi dietro morti e feriti. Lester sicuro di sé decide di sbeffeggiare Malvo sbattendogli in faccia il suo trofeo, il suo nuovo vestito e la sua nuova vita. Ma la verità è che Lester purtroppo non capisce appieno la cattiveria di Malvo e “dopo aver lanciato il sasso nasconde la mano” scappando dopo essere diventato testimone di ben tre omicidi commessi da Malvo davanti ai suoi occhi nell’ascensore.
Si cancella così un anno di normale routine e di tranquillità quotidiana e si rimescolano le carte coinvolgendo tutti i giocatori delle città di Duluth e Bemiji. Molly felicemente in dolce attesa viene avvisata dalla polizia di Las Vegas del triplice omicidio nell’ascensore e ancora una volta si ritrova a bussare alla porta di Lester, unico testimone del massacro. Anche se Lester sembra aver indossato una maschera d’orgoglio e di sicurezza lo vediamo ancora una volta vacillare davanti alle domande della poliziotta e l’unica cosa che può salvarlo è la sua dolce metà che interviene nel momento del bisogno. Lester si accorge troppo tardi di aver svegliato una bestia che non sa domare e decide di preparare i bagagli per scappare ad Acapulco cercando di allontanarsi il più possibile dal radar di Malvo. Ma ormai la sirena d’allarme è già scattata nella testa di Molly che questa volta non sembra voler lasciare sospesa la questione Nygaard, fomentata anche dai due poliziotti di Fargo che iniziano pian piano a costruirsi il loro spazio nella storia.
Mi è piaciuto questo parallelismo tra i due poliziotti di Fargo che sembravano inizialmente due pesci fuor d’acqua e l’incontro casuale con Molly un anno dopo aver seppellito la storia di Chaz Nygaard. Malvo intanto accetta di giocare a “nascondino” con Lester e va a stanarlo a casa sua, mettendo in allarme il povero Gus che fiuta il pericolo dopo averlo scorto passare in macchina davanti ai suoi occhi. Lester intanto è disposto a usare qualsiasi mezzo pur di battere Malvo e arriva addirittura a sacrificare la sua compagna gettandola direttamente nella fossa dei leoni. Mi sono venuti i brividi nel vedere con quale freddezza Lester abbia accompagnato la sua donna al patibolo senza abbandonare mai la sua maschera da bravo marito ma sapendo in cuor suo di essere scampato ad una morte certa.
Manca solo una puntata alla fine di Fargo e anche se lo scorso episodio poteva aver gettato le basi per un lieto fine, ecco che questo episodio rimescola
Stay tuned
1.09 - A Fox, A Rabbit and A Cabbage
Les jeux sont faits
Valutazione dell'episodio
Gridiamo in coro Alleluja!! Fargo alla nona puntata mi ha dato quello che mi aspettavo dal pilot, se non fosse per quei sette episodi sarebbe stata una grande serie…. Finalmente tutto il cammino fatto produce degli effetti , quindi sono contenta… un po’ meno per il parrucchino del povero malvo
Partendo dal presupposto che per me Fargo è il prodotto più interessante di questa stagione, credo che uno dei suoi punti forza sia lo stile di regia. A parte qualche scelta opinabile in alcuni episodi centrali, credo che questo sia uno dei migliori a livello di girato. Di sicuro Matt Shakman non nasconde una certa passione per Kubrick e la one point perspective. Spero che anche il finale mantenga questa linea.
Sul piano narrativo, il dialogo tra Lou Solverson e Lorne Malvo mi ha fatto “ridere sotto i baffi” con quella ironia tipicamente coheniana (come già era accaduto nell’episodio precedente nel racconto del figlio adottivo di Bill Oswalt).
si ma ragazzi si salva la regia e la recitazione, poi la ciccia della serie è veramente debole. Storyline iniziate e finite senza un perché, lunghissimi dialoghi inutili, e una ripetizione di concetti all’infinito, io ripeto che se fosse stata accorciata come episodi avrebbe avuto il giusto potenziale per dare del filo da torcere a TD, non bastano i movimenti di camera nelle serie tv a far tenere incollati allo schermo, non è un film di un’ora e mezzo in cui basta la fuffa certe volte a fare un bel film, la serialità richiede programmazione e fargo non ce l’ha.
Ciao Cate, sono daccordo con te che Fargo doveva essere tagliata di un paio di episodi però non puoi dire che il prodotto alla fine non sia ben costruito e sfaccettato. Il ritmo è si un pò lento ma i dialoghi sono ben pesati e studiati
Personalmente, credo che la differenza (o una delle principali almeno) tra una serie tv e un film sia che nel secondo caso la storia può mettersi al servizio di attori e regia, mentre nel primo deve essere il contrario.
Rifacendosi al citato True Detetcrive, i monologhi filosofeggianti di Rust/McCougahney, le sparate da finto macho di Marty/Harrelson, i paesaggi quasi animati della Louisiana, le musiche perfettamente scelte sarebbero state sovrabbondanti e, a volte, anche difficili da apprezzare se non fossero stati perfettamente funzionali a descrivere il rapporto tra i due detective e lo svolgersi dell’indagine su un arco temporale tanto lungo. Invece, il tutto ha funzionato proprio perchè ogni passaggio, ogni parola, ogni dialogo faceva proseguire la trama orizzontale e la comprensione del perchè le cose andassero in quel modo.
In Fargo, Martin Freeman e Billy Bob Thornton a volte giganteggiano nel tratteggiare i loro personaggi, ma il tutto avviene quasi in modo indipendente dalla storia che avanza a piccoli passi o a strattoni improvvisi, a volte perdendosi in rivoli che non portano poi da nessuna parte. La regia diventa allora un virtuosismo fine a sé stesso per quanto innegabilmente di alto livello. Solo che alla fine di ogni episodio spesso non ti chiedi “chissà cosa avverrà”, ma “chissà se avverrà” qualcosa che ti faccia capire dove vogliono andare a parare.
Ma certo che non è ben costruito perché la trama si sfilaccia a favore di citazioni choeniane e delle performance degli attori, a mio parere è un’occasione persa per portare qualcosa di nuovo e diverso e fargo non lo è… mi spiace ma io non riesco a considerarla una delle migliori serie della stagione 🙂 ma naturalmente mio gusto personale!