
Fargo: Recensione dell’episodio 1.08 – The Heap
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” cantava Fabrizio De Andrè in “Via del campo” nell’ormai lontano 1967. Quarantasette anni dopo Noah Hawley rivisita inconsapevolmente questa frase del cantautore genovese mostrando in “The Heap” che anche in “Fargo” lo splendore del bene non partorisce alcun bene, ma è la maleodorante malvagità a far germogliare gustosi frutti da servire ai protagonisti di questa insolita dark comedy.
Non è un diamante Lester. Forse, non lo è mai stato neanche prima di incontrare Lorne Malvo e innescare quel turbinio di eventi che ci ha portato a questo inaspettato episodio. Non ha mai brillato di luce propria; al contrario, si è lasciato vivere barcamenandosi tra un lavoro in cui non eccelleva e un menage familiare insoddisfacente, tra le piccole umiliazioni quotidiane di chi si sente un perdente e i continui paragoni con un fratello che ha avuto il successo a lui negato. Ma una cosa è non brillare, un’altra bagnarsi nell’oscurità. L’incontro con Malvo e l’omicidio di Sam Hess ha fatto capire a Lester che un’altra strada era possibile, ma solo percorrendola ha compreso qual era il pedaggio da pagare. Passo dopo passo, senza più la guida del suo mentore, Lester è diventato sempre più consapevole di cosa significasse camminare su un sentiero fatto di inganni e tradimenti, di bugie e cattiverie. E le ha accettate tutte con sempre meno riluttanza e sempre più gioia, con sempre meno tormento e sempre più serenità. Ha ucciso Pearl; ha mentito sulla morte di Vern; ha consegnato Malvo alla vendetta (incompiuta) dei due sicari di Fargo; ha incastrato il fratello colpevole solo di essere stato l’irraggiungibile e antipatica pietra di paragone; si è vendicato di Sam Hess facendo sesso con la moglie (e qui avrei dovuto usare un termine più volgare che rende meglio l’idea delle intenzioni di Lester, ma siamo su un sito di un certo livello) e ingannandola. Ed è pronto per rinascere. Una nuova lavatrice a lavare via ogni rimorso; nuovi quadri alle pareti a cancellare ogni ricordo del passato; una nuova sicurezza per far capire al mondo che non è più la vittima sottomessa di ogni prepotenza; una nuova moglie a sottolineare il successo raggiunto; una sfrontatezza che lo porta anche a pensare di essere infedele con una nonchalance che lascia intuire come non sia la prima volta. Come dice una inconsapevole Kitty, Lester si è meritato tutto questo e il premio di venditore dell’anno è pienamente guadagnato non perché ha venduto più polizze di tutti, ma perché ha saputo vendere la sua vecchia vita. Per farlo, ha dovuto buttare via ogni diamante potenziale e immergersi nel marciume perché è dal letame che nascono i fiori che desiderava.
Chi, invece, brillava di luce propria per l’intelligenza dimostrata nel comprendere lo schema che lega Lester, Malvo, Wrench e Numbers e la mattanza di Fargo e per la delicatezza dei sentimenti verso Gus e Ida è Molly. Tornata dall’ospedale, vorrebbe riprendere le indagini troppo frettolosamente chiuse dal colpevolmente superficiale Bill e lasciare finalmente che sia la giustizia a trionfare fermando i veri colpevoli. Ma la giustizia brilla come un diamante e questo episodio vuole mostrarci che dai diamanti non nasce nulla. Molly deve quindi accettare che non si può vincere sempre, che avere i primi numeri estratti alla lotteria non significa possedere il biglietto vincente, che a volte credere in una bugia può lenire una sofferenza durata troppo a lungo (come capisce dallo sguardo di Ida quando prova ad accennare che forse non è tutto finito). Buttando nel bagagliaio dell’auto il collage di volti e collegamenti, Molly ha con fastidio dovuto sporcare la propria diamantina purezza con i maleodoranti schizzi del letame di una bugia. Eppure, ancora una volta da questo letame nasce qualcosa: un anno dopo, Molly è felicemente sposata con Gus (finalmente nel ruolo a lui più gradito di postino) e attende un bambino. Come Bill ha detto a commento della storia di Tahir, a volte la vita si mette a posto da sola. Sembrerebbe una morale facile da abbracciare e fedelmente rispecchiata nella nuova quieta quotidianità del terzetto Molly – Gus – Greta. Solo che, in fondo, Molly sa che, se stanno proprio bene, non è perché la vita si mette a posto da sola, ma perché un poster alla parete è stato lasciato da parte per fingere di credere in una menzogna. Ancora, è dal letame che nascono i fiori.
1.08 - The Heap
(Semi)finale
Valutazione Globale
di questa recensione quoto tutto, e ammetto che questo episodio mi è pure piaciuto se non fosse l’ottavo e quindi non solo non il finale ,ma anche l’episodio che doveva a mio avviso arrivare un po’ prima. Belli i movimenti di camera e gli accostamenti musicali, recitazione sublime del Freeman (molto sexy in questa puntata) e contenuti convincenti. Finalmente appare chiaro l’oggetto di Fargo e quello che vuole raccontare, il problema a mio avviso è di tempistica: episodi troppo lunghi che sono difficili da guardare fino in fondo e troppi numericamente, per la storia che si è voluto narrare. A me dispiace perché continuo a vedere un prodotto a mio parere troppo auto celebrativo ( Bum!! Ora verrò uccisa dai i mille mila fan dei Coen)
Per me invece una delle migliori serie dell’anno… Non ho mai sentito la lentezza, in nessun punto di alcuna puntata, ma forse sono strano io. Sono rimasto abbacinato dallo stile e dai riferimenti al film, alcuni geniali.