
Fargo: il fascino del lato oscuro, recensione dell’episodio 3.02
I personaggi più interessanti nella storia della cinematografia sono sempre stati quelli con un lato oscuro nascosto, quelli che provavano a nascondere il male finendo inevitabilmente per esserne risucchiati al loro interno. Da Dexter a Luke Skywalker passando per Walter White e Frank Underwood si arriva a Fargo, dove i personaggi più affascinanti sono quelli chiamati a fare il lavoro sporco come il gelido Lorne Malvo, o il silente indiano Hanzee Dent nella seconda stagione. V.M. Vargas però sembra essere fatto di un’altra pasta. Distruttivo, silenzioso e con un sorriso terrificante, questo personaggio permea già dalla prima puntata la scena, diventando una presenza pedante e costante nello studio di Emmit-Stussy, arrivando a reclamare una parte dell’ufficio e degli affari, rifiutando il ritorno del prestito che il re dei parcheggi aveva richiesto un anno prima. Si passa così alla mafia di Fargo a questa misteriosa organizzazione che sembra controllare qualsiasi persona “googoli” il loro nome castigando la curiosità dell’avvocato di Emmit che si trova in un batter d’occhio a volare giù da un palazzo per colpa degli scagnozzi di Varga.
Ancora più affascinante è la scelta quasi caricaturizzata dei sicari dei nemici che ogni anno ci divertono per le loro corporature che sembrano riprese da un cartone Disney. Se da una parte abbiamo l’ucraino Yuri con la sua capigliatura scomposta e lo sguardo perso nel vuoto, dall’altra abbiamo il piccolo Meemo che sembra non intimorire per la sua minuta presenza. Ed ecco che finalmente riusciamo ad aggiungere un tassello alla prima puntata: la premiere si era aperta con una ripresa nella Berlino del 1988 dove un ufficiale tedesco inquisiva un povero tedesco chiamandolo Yuri Gurka, un emigrato ucraino che aveva ucciso la sua ragazza. Lo stesso nome viene attribuito a questo sicario che facendo un piccolo conto matematico sull’età potrebbe essere lo stesso che cercava l’ufficiale tedesco aggiungendo quel tocco di crudeltà nell’infanzia dell’ucraino.
Se da una parte come ogni anno il versante “villain” è ben definito e caratterizzato, dall’altra parte del telefilm c’è il “bene” sempre immacolato e puro, a volte ingenuo come la figura di Molly Solverson o come in questo caso dell’agente Gloria Burgle che si ritrova con un morto in famiglia e un mistero sul passato del suo patrigno che sembra passare per un’identità misteriosa casualmente legata a una serie di romanzi di fantascienza. Ma c’è un’altra parte del telefilm che attira di più ed è quella sottile linea che divide il buono e il cattivo, che viene pestata annualmente dai personaggi che si rivelano essere i più interessanti nel racconto. Partendo da Lester Nygaard e passando per Ed e Peggy Blumquist si arriva alla coppia Ray/ Nikki che si trovano a spalleggiare per cercare di ripulire il “Chi” di Ray che ha iniziato questa linea di morti ammazzando prima lo sbagliato Stussy e poi lo stesso Maurice, facendogli piombare un condizionatore sulla testa. Nikki e Ray che sembrano ricalcare la coppia Peggy/Ed dell’anno scorso, legati da questa gelosia verso il gemello di Ray che possiede ingiustamente il prezioso francobollo che potrebbe cambiare le loro vite. E mentre Ray cerca di portare la pace tra i due fratelli durante una conversazione serale con il fratello, Nikki pensa bene di minacciare il fratello dopo aver appeso un asino al posto del francobollo, imbrattando il quadro con il suo tampone vaginale.
Il fascino di questa coppia che sembra fare del proprio motto il poster che Lester teneva nel suo sgabuzzino “What if you’re right and they’re wrong?” sarà il perno su cui gireranno tutti questi avvenimenti realmente avvenuti nel Minnesota, affasciando più della buona Gloria e del cattivo Varga. Ma il passaggio nel lato oscuro è appena iniziato, l’oscura linea d’ombra di sangue sui protagonisti è ancora lontana, per il momento volano minacce, qualche morte accidentale e una macchina schiacciata da Sy.
Fargo inizia con il botto e a differenza delle precedenti stagioni accelera in maniera vertiginosa l’acceleratore asfaltando subito due personaggi, mostrandoci già il cattivone annuale e definendo ruoli che nel corso dei primi anni erano difficili da definire. Quello che resta sono episodi accompagnati da musiche azzardate ma funzionali, con un taglio di regia che solo i fratelli Coen sanno dare e un’interpretazione doppia di Ewan Mc Gregor perfezionata dalla tecnologia che mostra questa bipolarità dei gemelli Stussy. Il prodotto come ogni anno viene apprezzato all’ultimo come il cammino di Ray verso il lato oscuro, nel mentre però gustiamoci il cammino in questo filo di sangue e morti che compone la bellezza e la complessità della scritta Fargo
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