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Famiglia all’improvviso – istruzioni non incluse: recensione del film con Omar Sy

Titolo: Famiglia all’improvviso – istruzioni non incluse (Demain Tout Commence)

Genere: Commedia drammatica

Anno: 2016

Durata: 118′

Regia: Hugo Gélin

Sceneggiatura: Igor Gotesman, Hugo Gélin, Eugenio Derbez (script originale)

Cast: Omar Sy, Clémence Poésy, Antoine Bertrand e Gloria Colston

Quasi amici è stato uno di quei film incredibili che con il passaparola diventano nel tempo veri cult. Casi rari. Ha lanciato l’attore Omar Sy e ha fatto ridere sulla disabilità. Legato a quel ruolo e considerato un attore da commedia, Sy ci aveva già dimostrato la sua versatilità di interprete in Samba. Oggi prova a ripartire da uno schema simile a Quasi amici, per voler dimostrare al grande pubblico qualcosa di più. 

Famiglia all’improvviso è una commedia su una strana coppia. Samuel un uomo con la sindrome di Peter Pan che cambia lavoro e città per amore di una neonata abbandonata. La bambina cresce e diventa in qualche modo lei tutrice del padre. Il balletto di padre e figlia è forse il momento più emozionante di questa unione felice.

Le premesse sembrano intriganti, occasione per divertirsi con le scorribande irresponsabili di un padre irrequieto che di mestiere fa lo stunt-man a Londra e non spiaccica una parola di inglese. Anzi lo storpia, e per chi sa come alcuni francesi parlano l’inglese c’è poco da spiegare.

L’inizio del film oltre ad essere molto divertente è in qualche modo anche originale, per le ambientazioni, per i personaggi coinvolti, per il tipo di comicità. Poi, ad un tratto, il tono cambia. Diventa una commedia agra con intenti di sentimentalismo un po’ ricattatorio.

Una malattia cala come una nube su un’atmosfera fino allora solare: Samuel che credevamo buffamente inadeguato di fronte alla vita, per la seconda volta (e due volte in un film per me è troppo) dimentica se stesso e cerca di diventare qualcosa d’altro. Un personaggio drammatico.

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famiglia improvviso

Nulla di male a voler far piangere, e Omar Sy come interprete ne avrebbe pure le capacità, ciò che non torna a mio parere è che la sceneggiatura non riesce a tenere le redini sul suo personaggioBon viveur del primo quarto d’ora e padre giocherellone del secondo, Omay Sy diventa un debole in balia degli eventi nel resto del film. Passi il fatto che per puro altruismo un uomo dedito a feste e donne, senza il minimo scrupolo di mentire alla sola persona che lo protegge, dimentichi tutto questo e diventi un casto padre in una Londra che non gli offre nulla di stimolante (passa le serate a proiettarsi le serie che interpreta in tv), è però poco credibile quando gli affetti intorno alla figlia cambiano, compaiono dal nulla madre e patrigno, ed egli si eclissa in una storia troppo piena di incongruenze e colpi di scena.

Anche i personaggi di contorno più interessanti, come l’amico produttore gay, lanciano input che suggeriscono l’evolvere di situazioni imprevedibili, finendo invece per deludere ogni aspettativa. E’ come se si fosse curata di più l’esposizione che lo sviluppo dei caratteri.

Nel film non funziona soprattutto la figura della madre, fino a metà ha un ruolo marginale ma quando riappare si fa fatica a crederle e ad entrare in sintonia. Non ha la profondità psicologica del villain che vorrebbe essereForse anche per questo Samuel non ci convince fino in fondo, con un’antagonista così debole, la sua lotta per riconquistare la figlia è priva di interesse, dall’esito scontato.

Scontato fino in fondo il film non lo è, in effetti si riscatta nell’ultimo quarto d’ora. Lascia però l’insoddisfazione per aver assistito ad una storia che prometteva molto bene e si è rivelata un’occasione perduta almeno per metà. Non so quanto il film sia debitore della commedia messicana da cui è stato tratto (Instructions Not Included – No se aceptan devoluciones, 2013) non avendola vista. Assegnerei comunque una nota di merito al cinema francese, che scommette su film che nonostante i difetti e al di là dell’intreccio sanno raccontare una società moderna, multietnica, europeista (nella sua migliore accezione), in grande sintonia con il pubblico.

Stefano Scarpa

Digital designer e autore. Ha pubblicato il giallo "Il cimitero" con Porto Seguro Editore nel 2020. All'attivo altri romanzi editi su Lulu.com. Nato a Trieste nel 1968 vive a Roma dove si è laureato in Lettere a La Sapienza nel 1995 e sposato nel 2018.

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