
Eternals: tra inclusività, epicità e sentimenti – Recensione del nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe
Titolo: Eternals
Genere: cinecomic
Anno: 2021
Durata: 2h 37m
Regia: Chloé Zhao
Sceneggiatura: Chloé Zhao, Patrick Burleigh, Ryan Firpo, Kaz Firpo
Cast principale: Gemma Chan, Richard Madden, Angelina Jolie, Kumal Nanjaini, Lia McHugh, Bryan Tyree Henry, Lauren Ridloff, Barry Keoghan, Salma Hayek, Ma Dong – seok, Salma Hayek, Kit Harington
Da un punto di vista strettamente cronologico ci sono già stati Black Widow e Shang – chi e la leggenda dei dieci anelli. Poco premiati, in verità per colpe non del tutto proprie, da pubblico e critica, m comunque parte del gran disegno del Marvel Cinematic Universe. Anche le pur pregevoli WandaVision e Loki ne fanno parte introducendo svolte persino molto importanti. Ma erano per il piccolo schermo. Inutile girarci attorno: l’attesissima fase 4 inizia davvero con Eternals.

Who wants to live forever?
Ed è un inizio in grande stile. Non solo perché Eternals è diretto dal premio Oscar Chloé Zhao. E nemmeno perché annovera un cast all star che può vantare dive come Angelina Jolie e Salma Hayek, star internazionali da serie tv come Richard Madden, Gemma Chan, Kit Harington (in un ruolo per ora defilato), Lauren Ridloff e solide new entry. Ma perché riporta il Marvel Cinematic Universe in una dimensione cosmica. Sia per la trama che si dipana parallelamente alla storia dell’umanità intrecciandola con gli immaginifici eventi della cosmogonia creata da Jack Kirby e Stan Lee. Sia perché i temi che fanno da vera colonna portante di questa nuova mirabolante avventura intendono avere un respiro più ampio.
A rendere possibile entrambi questi due modi differenti di volare alto è la natura stessa dei protagonisti di Eternals. Sersi, Ikaris, Thena, Gilgamesh, Kingo, Sprite, Phastos, Makkari, Druig, Ajak sono creature potenzialmente in grado di vivere in eterno senza invecchiare. Inviati sulla Terra durante la preistoria dell’umanità dai Celestiali, l’hanno protetta dai mostruosi Devianti e ne hanno facilitato l’evoluzione tecnologica. Unica regola: non interferire mai lasciando che fossero gli uomini stessi a fronteggiare i pericoli che avrebbero incontrato. Anche a costo di restare inerti spettatori quando Thanos ha fatto sparire metà della popolazione dell’universo.
In questo inviolabile principio sta la condanna degli Eterni. Vivere per sempre ed avere poteri immensi e essere obbligati a non usarli per difendere quel mondo che hanno imparato ad amare. Assistere alla corsa verso il baratro di quegli uomini che hanno visto crescere e non allungare la mano per trattenerli prima che si lancino incoscienti nel vuoto. Essere costretti a non creare legami perché ogni relazione sarà inevitabilmente recisa da quel tempo che per te solo non scorre. Eternals aggiunge alla figura del supereroe quella vena di malinconia e sofferenza che, seppure non nuova, viene qui declinata in un modo più attento al concetto di famiglia. Quella a cui gli Eterni appartengono e che viene dispersa dagli eventi. E quella che ognuno di loro vorrebbe crearsi pur sapendo fin dall’inizio che dovrà ad un certo punto abbandonarla.
Un film che alla domanda who wants to live forever cantata da Freddie Mercury risponde con un triste e inevitabile none.
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Who dares to love forever
Nel testo della stessa canzone si chiede anche who dares to love forever/when love must die. Il rapporto tra Ikaris e Sersi sembra essere la risposta di Eternals a questa spinosa domanda. Agli eroi di questo film è concesso di vivere per sempre, ma quanto può durare un amore? Aveva ragione chi ha detto che l’amore è eterno finché dura? O forse è solo un’illusione pensare che sia possibile scrivere la parola fine ad un qualcosa che è iniziato prima del tempo stesso? Un film che ad una domanda finisce per rispondere con altre domande. Perché neanche tutto il tempo di questo mondo e di altri potrà mai spiegare ciò che va solo vissuto e non necessariamente capito.
Un discorso che Eternals applica non solo all’amore, ma ad ogni sentimento senza distinzione. Che si tratti della voglia di crescere di una Sprite che può far credere qualsiasi cosa a tutti grazie ai suoi poteri, ma non ingannare sé stessa negando di dover essere per sempre solo una donna millenaria intrappolata nel corpo di una adolescente. O il sincero desiderio di Gilgamesh di proteggere una Thena tanto forte in battaglia quanto fragile nella mente. La caparbia dedizione ad una causa che neanche capisce in pieno di Ikaris solo per non tradire la fiducia di Ajak. L’appassionata difesa del buono sommerso sotto la cenere del male di Sersi.
La volontà ribelle di Druig di non accettare di salvare gli uomini anche a costo di renderli schiavi del suo volere perché i loro desideri possono solo condurli al male. La ricerca costante di attenzione da parte di un Kingo che diventa stella di Bollywood per la paura di essere dimenticato. La testarda resistenza di Phastos di comportarsi come un uomo qualunque rinnegando la sua natura.
Sentimenti destinati ad essere vissuti pienamente senza interrogarsi su quanto e quando e come e perché possano iniziare, crescere, deperire, morire. Eternals non rinuncia alla sua natura di cinecomic intento soprattutto ad intrattenere grazie alla sua rutilante serie di effetti speciali e scontri colossali, supereroi con poteri ultraterreni e entità cosmiche da affrontare. Ma a tessere i fili di questa storia, a intrecciare i destini dei personaggi di quest’avventura non è il dovere di salvare il mondo, ma la volontà di provare ancora quei sentimenti. Il desiderio di essere umani nonostante il proprio essere divini.
Con il suo Eternals Chloé Zhao viene a dirci che osare di amare per sempre è un rischio che vale la pena correre. Anzi, che bisogna correre perché è quello che può trasformare anche un Eterno in un essere umano.
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Una lezione di inclusività
Pur nella ricerca di una maggiore profondità, Eternals è e vuole restare un prodotto di largo consumo orgogliosamente parte di quel fenomeno pop planetario che è il Marvel Cinematic Universe. Questo significa anche che nulla è lasciato al caso. Sia nella scelta di una regista come Chloé Zhao che dona al film un’attenzione sincera verso temi più universali e una insolita predilezione per i paesaggi naturali più che la CGI senza se e senza ma. Sia nella decisione palese di assemblare un cast che scelta di un cast perfettamente bilanciato da un punto di vista squisitamente etnico. Se gli Avengers erano tutti figli di un immaginario occidentale, questi Eterni sono costruiti cercando la parità di genere ed etnie.
Cinque uomini e cinque donne con la leadership affidata proprio ad una donna. Personaggi dai caratteri somatici tipicamente caucasici come Ikaris e Sprite affiancati da volti latini e asiatici e di colore. Scelte che costringono a discostarsi a volte dalle controparti cartacee affrontando le critiche dei puristi. Giudizi insensati perché dimenticano come quei personaggi siano stati disegnati in un’epoca in cui il mondo aveva confini più stretti di quello globale in cui viviamo oggi. Fondamentalismi che si limitano a guardare la superficie esteriore senza capire cosa c’è davvero in ognuno dei personaggi dei fumetti come di Eternals.
Una decisione anche sorprendentemente coraggiosa perché di questi Eterni fanno parte anche il primo supereroe dichiaratamente omosessuale, la prima eroina sordomuta, l’unica ad essere affetta da una malattia mentale. Attenzione che l’avverbio sorprendentemente qui non intende rimarcare come non ci si potesse attendere una simile posizione da parte della Marvel. Ma piuttosto quanto ci si debba sorprendere che ci voglia coraggio ad affrontare la tempesta violenta di incomprensibili proteste da parte di chi ancora si ostina a negare diritti alle comunità di colore e LGBTQ+ arrivando persino ad organizzare fetide campagne di review bombing per abbassare il voto al film su siti come IMDb, Rotten Tomatoes e Metacritic.
Poco importa se la scelta della Marvel di fare di Eternals un film tanto inclusivo sia frutto o meno di una politica commerciale. Se anche così fosse, significherebbe comunque riconoscere quello che dovrebbe essere ovvio. Che il pubblico là fuori è uno specchio della società di oggi. E che quella società non è solo bianca ed etero, ma di mille colori e sapori tutti con uguali diritti e passioni. Non ci dovrebbe essere bisogno di guardare ad un gruppo di supereroi per accorgersene. Ma è triste che persino su questo ci sia chi debba puntare il dito.
È, invece, bello che ad avviare la fase 4 del Marvel Cinematic Universe sia un fil film come Eternals. Un riuscito coniugare inclusività ed epicità grazie all’autorialità con cui affrontare tematiche che sono più eterne dei suoi supereroi.