
Emmy Awards 2019: i vincitori
Sono stati consegnati nella notte italiana i premi della 71esima edizione degli Emmy Awards che ogni anno celebrano il meglio della TV (tra serie TV e show di ogni genere). Imitando la cerimonia degli Oscar, la serata non ha avuto un presentatore ufficiale anche se un simpatico siparietto iniziale sembrava candidare Homer Simpson nell’inedito ruolo. Di seguito i nostri commenti su vincitori e vinti di questa edizione.

L’ultima volta di Game of Thrones
C’era molta curiosità per sapere quante delle 32 nominations ricevute dalla stagione conclusiva di Game of Thrones si sarebbero trasformate in premi. Dopo le 10 vittorie nelle categorie tecniche la settimana scorsa, la serie saluta portando a casa un bottino inaspettatamente (ma, a nostro giudizio, correttamente) magro. Solo due premi, ma pesanti: miglior serie drammatica e migliore attore non protagonista (a Peter Dinklage che colleziona così il suo quarto successo).
Come era facile attendersi, buona parte del cast è salita sul palco per ricevere una meritata standing ovation e per salutare per l’ultima volta i fan. Piuttosto prevedibili le dichiarazioni dei vari attori. “Avremmo voluto non finisse mai” sono le parole di Maisie Williams il cui senso riecheggia anche nella dichiarazione di Sophie Turner secondo cui “l’ultima stagione è stata meravigliosa per noi”. Chiusura a Peter Dinklage che si è detto “davvero fortunato di essere un membro di una comunità che non è altro che tolleranza e diversità perché in nessun altro luogo potrei trovarmi su un palco come questo”. E sipario davvero definitivo su Game of Thrones.


Il mattatore della serata: Fleabag
A dominare la serata è stata, a sorpresa, una serie molto meno ricca della creatura di Benioff e Weiss. Il maggior numero di premi di rilievo se lo è, infatti, aggiudicato Fleabag. La serie di Amazon Prime porta a casa quattro statuette nella categoria comedy: miglior serie, migliore attrice protagonista, migliore sceneggiatura, miglior regia di un episodio. Un trionfo personale per la giovane commediografa inglese Phoebe Waller – Bridge che della serie è autrice e interprete potendo, quindi, adornare il suo salotto di casa con ben tre trofei.
Fleabag vince, quindi, il derby di casa battendo l’altra creatura di Amazon candidata nella stessa categoria. The Marvelous Mrs Maisel non rimane, comunque, a mani vuote. Vince, infatti, i premi per migliore attore e migliore attrice non protagonista a Tony Shalhoub e Alex Borstein. Avrebbe meritato qualcosa, forse, anche Russian Doll di e con Natasha Lyonne, ma la competizione era decisamente agguerrita in una categoria comedy che sembra dominata da produzioni al femminile. Fa eccezione Barry che si guadagna il premio come migliore attore protagonista a Bill Hader.


Le prime volte
Fleabag non è l’unica rivelazione di questa edizione. Immancabili sono anche i premi inattesi destinati a restare nella storia degli Emmy Awards. Su tutti spicca la vittoria di Billy Porter come migliore attore protagonista in una serie drammatica in Pose. Il vulcanico attore statunitense è il primo afroamericano dichiaratamente gay a vincere un Emmy. Comprensibile, quindi, il suo entusiasmo unito all consapevolezza dell’importanza del momento. Citando James Baldwin, Porter ha esordito con un significativo “ci sono voluti molti anni prima che io riuscissi a vomitare tutta la sporcizia che mi era stata insegnata sul mio conto”.
Porter ha po continuato ricordando le “moltissime persone che mi hanno aiutato affinché io fossi qui” e ringraziando, quindi, il cast di Pose e il suo autore Ryan Murphy per averlo scelto per il ruolo di Pray Tell. Ha, quindi, chiuso con un appello ai suoi colleghi: “come artisti, siamo quelle persone che possono contribuire a cambiare la struttura molecolare dei cuori e delle menti delle persone che vivono su questo pianeta. Per favore, non smettiamo di farlo, non smettiamo mai di dire la verità“.
Altrettanto sentito il discorso di ringraziamento di Jahrrel Jerome che a 22 anni diventa il primo afrolatino a vincere un Emmy. Va a lui, infatti, il premio come migliore attore protagonista in una miniserie tv per il ruolo di Korey Wise nella serie Netflix When They See Us sul caso dei Central Park Five. Fattosi conoscere in Mr. Mercedes,Jerome ha, infatti, dedicato la vittoria proprio a Korey Wise, Antron McCray, Raymond Santana, Kevin Richardson e Yusef Salaam. I cinque adolescenti furono ingiustamente accusati e condannati per uno stupro con cui non avevano nulla a che fare. Riconosciuti innocenti dopo anni di carcere, erano stasera in sala per ricevere il meritato applauso quando si sono alzati per salutare e ringraziare a loro volta Jharrel Jerome.


Le sorprese e l’impegno sociale
Inevitabili in ogni edizione sono anche le sorprese e i discorsi all’insegna dell’impegno sociale. Curiosamente quest’anno le due cose si sono coniugate in modo inatteso, ma fortemente motivato. Uno dei discorsi di ringraziamento più sentito è stato, infatti, quello di Patricia Arquette che ha vinto il premio per migliore attrice non protagonista in una miniserie (la poco famosa The Act su Hulu, ma nominata anche per la più nota Escape at Dannemora). La veterana attrice americana ha bissato il discorso impegnato che già aveva dato nel 2015 ricevendo l’Oscar. Stavolta ha approfittato del premio per ricordare la sorella transgender Alexis morta due anni fa e per invitare tutti a combattere “finché non cambieremo il mondo per fare in modo che le persone transgender non siano mai più perseguitate. Date loro un lavoro. Sono esseri umani. Fateli lavorare. Liberiamoci di questi pregiudizi che sono presenti ovunque”.
Diverso argomento, ma uguale passione anche nel discorso di una raggiante Michelle Williams, vincitrice del premio per migliore attrice protagonista in una miniserie per Fosse/Verdon. Categoria in cui aveva ben più quotate avversarie come Amy Adams in Sharp Objects e la stessa Arquette. La Williams ha ringraziato i produttori della serie evidenziando di essere stata pagata in maniera uguale al suo coprotagonista maschile Sam Rockwell. Punto di partenza ideale per un discorso dedicato all’importanza di colmare il gender pay gap a Hollywood e non solo.
Perfette le sue parole finali: “quindi la prossima volta che una donna, soprattutto una donna di colore – che guadagna 52 centesimi rispetto a ogni dollaro guadagnato dalla controparte maschile – vi dice ciò di cui ha bisogno per fare il proprio lavoro, ascoltatela. Credetele. Perché un giorno potrà ritrovarsi di fronte a voi e vi dirà: ‘Grazie’, per averle permesso di avere successo grazie all’ambiente di lavoro, e non ‘nonostante’ esso”.
Complice, forse, l’emozione per una vittoria inattesa, sfugge alla regola del discorso impegnato solo Julia Garner a cui va il premio per migliore attrice non protagonista in una serie drammatica. Il ruolo di Ruth Langmore in Ozark consente alla giovane attrice di scrivere per la prima volta il suo nome nella lista dei vincitori. Un riconoscimento incoraggiante per una una carriera breve, ma che già annovera partecipazioni in serie di qualità come The Americans, Waco e Maniac. Da notare che Ozark sorprende anche con Jason Bateman che vince il premio per migliore regia di un episodio di una serie drammatica. Nessun discorso neanche per Ben Whishaw, migliore attore non protagonista in una miniserie per A very English scandal. Anche perché, come confessato da lui stesso prima di ringraziare il marito Mark, era un po’ sbronzo.

Le previsioni rispettate
Contraltare alle sorprese, sono i premi assegnati a quelli che sembravano essere i vincitori già scritti. Su tutti Chernobyl, il dramma scritto della HBO dedicato al disastro nucleare della centrale atomica ucraina. Restano a bocca asciutta i suoi tre protagonisti Jared Harris, Stellan Skarsgard e Emily Watson sconfitti nelle categorie attoriali per le quali erano candidati. Ma la serie scritta da Craig Mazin (nella foto) vince comunque tre premi: miglior miniserie drammatica, migliore sceneggiatura per una miniserie, migliore regia per un episodio di miniserie. Quanto basta per dare il giusto riconoscimento ad una serie che ha portato l’asticella della qualità ad un livello difficilmente raggiungibile.
Abbastanza prevedibile anche il premio di migliore attrice protagonista in una serie drammatica a Jodie Comer per Killing Eve. L’attrice è stata prontamente festeggiata sul palco dalla collega Sandra Oh che era stata nominata con lei nella stessa categoria e che l’anno scorso aveva vinto un Golden Globe per la stessa serie. Completa la categoria drama il premio a Jesse Armstrong per la sceneggiatura di Succession della HBO. Prevedibile, infine, il premio a Black Mirror: Bandersnatch come miglior film per la TV data la poca concorrenza e l’innovazione tecnica dell’interattività.
Ecco l’elenco dei vincitori degli Emmy Awards 2019:
Miglior drama
Game of Thrones
Miglior comedy
Fleabag
Miglior miniserie
Chernobyl
Miglior film-tv
Black Mirror: Bandersnatch
Miglior attore di una serie drama
Billy Porter, Pose
Miglior attrice di una serie drama
Jodie Comer, Killing Eve
Miglior attore di una serie comedy
Bill Hader, Barry
Miglior attrice di una serie comedy
Phoebe Waller-Bridge, Fleabag
Miglior attore non protagonista di una serie drama
Peter Dinklage, Game of Thrones
Miglior attrice non protagonista di una serie drama
Julia Garner, Ozark
Migliore attore non protagonista di una serie comedy
Tony Shalhoub, The Marvelous Mrs. Maisel
Miglior attrice non protagonista di una serie comedy
Alex Borstein, The Marvelous Mrs. Maisel
Miglior attore in una miniserie o film-tv
Jharrel Jerome, When They See Us
Miglior attrice in una miniserie o film-tv
Michelle Williams, Fosse/Verdon
Miglior attore non protagonista in una miniserie o film-tv
Ben Whishaw, A Very English Scandal
Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film-tv
Patricia Arquette, The Act
Miglior regia per una serie drama
Jason Bateman, Ozark (Reparations)
Miglior regia per una serie comedy
Harry Bradbeer, Fleabag (Episode 1)
Miglior regia per una miniserie o film-tv
Johan Renck, Chernobyl
Miglior sceneggiatura per una serie drama
Jesse Armstrong, Succession (Nobody is ever missing)
Miglior sceneggiatura per una serie comedy
Phoebe Waller-Bridge, Fleabag (Episode 1)
Miglior sceneggiatura per una miniserie o film-tv
Craig Mazin, Chernobyl
Miglior guest star femminile di una serie drama
Cherry Jones, The Handmaid’s Tale
Miglior guest star maschile di una serie drama
Bradley Whitford, The Handmaid’s Tale
Miglior guest star femminile di una serie comedy
Jane Lynch, The Marvelous Mrs. Maisel
Miglior guest star maschile di una serie comedy
Luke Kirby, The Marvelous Mrs. Maisel