
El Chapo: la recensione della seconda stagione
Dopo esser rimasta letteralmente affascinata dal primo capitolo di El Chapo, non potevo non dedicarmi anche alla seconda stagione attualmente disponibile su Netflix e venire qui su Telefilm-Central.org a commentarla.
Ho atteso un po’ di settimane per scrivere questo approfondimento perché il mio obiettivo iniziale era quello di elencare cinque buone ragioni per recuperare la seconda stagione di questo narcotic drama, sulla scia di quanto fatto in passato con il primo capitolo della saga. Mi sono “scervellata” per settimane alla ricerca di cinque motivi per recuperare questi dodici episodi che compongono la seconda stagione, ma in fin dei conti sono state soprattutto due le ragioni che mi hanno spinta a continuare El Chapo e ora ad attendere con trepidazione il terzo e ultimo capitolo della storia. Proprio per questo ho deciso di abbandonare l’iniziale desiderio di realizzare una top 5 per recensire in generale il secondo capitolo e raccontarvi un po’ cosa è accaduto in questi nuovi episodi, per poi soffermarmi sui due motivi principali che hanno reso, a mio avviso, questo nuovo capitolo interessante ed entusiasmante.
Creato da Silvana Aguirre Zegarra e prodotto da Daniel Posada, questo secondo capitolo di El Chapo inizia qualche anno dopo l’arresto di Joaquin ‘El Chapo’ Guzmán (interpretato da Marco de la O), il signore della droga leader del Cartello di Sinaloa. L’uomo è stato trasferito nel Centro Federale di Reintegrazione Sociale chiamato “La Palma” o “Altiplano”, una prigione di massima sicurezza in Almoloya de Juárez dove, da dietro le sbarre, promette a Conrado Higuera Sol detto Don Sol (interpretato ad Humberto Busto) di sbarazzarsi degli Avendaños in cambio della libertà.
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E’ così che dopo poco avviene la sua fuga. E’ il 19 gennaio del 2001 e Francisco “El Chito” Camberos Rivera, una guardia della prigione spalanca la porta della sua cella per poi permettere a Joaquin Guzmán di nascondersi in un carrello della lavanderia che l’impiegato Javier Camberos spinge fuori dalla prigione, per poi infilarlo nel bagagliaio della vettura guidata da Camberos Rivera e diretta fuori dalla città. Una fuga all’apparenza davvero semplice che, secondo alcune fonti, sarebbe invece costata circa 2,5 milioni di dollari a El Chapo in quanto avrebbe coinvolto non solo Francisco “El Chito” Camberos Rivera e Javier Camberos, ma circa una settantina di altre persone.
L’addio al carcere porta Joaquín Guzmán a focalizzarsi sul business della droga per diventare il re incontrastato del paese, ma parallelamente a vendicarsi di tutti coloro che lo hanno tradito e gli hanno messo i bastoni fra le ruote. La vendetta è tremenda e la sete di potere immensa ed è proprio su questi due aspetti che si focalizza questa seconda stagione. In ogni episodio viene mostrato come nulla può spaventare o formare El Chapo che, attorniato da amici, familiari e politici corrotti, si muove indisturbato per il paese proseguendo verso l’obiettivo finale: regnare ovunque indisturbato facendo soldi a palate.
La trama dell’intera stagione si svolge nel mezzo della transizione politica vissuta dal Messico a fine anni ’90: dal cambio al potere nel 2000 sino alla decisione dei politici al potere di non porre fine al traffico di droga, ma di scendere a patti con i boss, ottenendo così benefici immensi proprio da coloro che in principio erano i nemici giurati del governo.
Tradimenti, vendette e inganni sono gli ingredienti principali di questo nuovo capitolo che mostra ancora una volta come il traffico della droga sia potuto proliferare anche a causa di problemi interni al governo dati da un’enorme corruzione e una generale debolezza dei politici stessi.
Ma quali sono i veri motivi che mi hanno spinto a adorare la seconda stagione di El Chapo?
Le due ragioni che mi hanno spinto ad amare anche questo secondo capitolo della saga telefilmica sono proprio Marco de la O e Humberto Busto, i due attori che hanno vestito i panni di El Chapo e Conrado Higuera Sol detto Don Sol. Entrambi sono assolutamente perfetti nei panni dei due personaggi principali, tanto da avermi spinto, di episodio in episodio, ad immedesimarmi facilmente con entrambi.
Mentre il nuovo Presidente messicano fornisce a El Chapo le armi e i soldati per conquistare il cartello del Golfo, il boss di Sinaloa decide di focalizzarsi sul business spostando la sua attenzione dalla famiglia al lavoro e al successo. E’ proprio in questo momento che a pagarne le conseguenze è il figlio Moreno; desideroso di mostrare il proprio valore al padre, il ragazzo non tiene conto degli ordini impartiti da El Chapo e va incontro a un triste destino. La morte di Moreno getta nello sconforto Joaquín, e in queste scene Marco de la O dà il meglio di sé mostrando il lato umano di questo boss, ma soprattutto la massima disperazione che un uomo può affrontare nella vita ovvero assistere impotente alla morte di un figlio. Dopo un primo momento di smarrimento, l’uomo ovviamente torna a Culiacán con l’obiettivo di eliminare i nemici e vendicare il figlio, ma questo evento drammatico ha mostrato come anche un signore della droga freddo e spietato come Joaquín Guzmán possa avere un cuore.
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Da non sottovalutare poi l’enorme somiglianza di Marco de la O con il vero El Chapo che ha aiutato l’attore a rappresentare al meglio il suo personaggio. In fondo Marco de la O era stato persino fermato in aeroporto proprio per la sua somiglianza con Joaquin come raccontato qualche mese fa anche qui sul sito.
Su Conrado Sol, personaggio alquanto sinistro agganciato al governo messicano, ci siamo soffermati qualche settimana fa con uno speciale dedicato alle origini di questo personaggio. La crew ha sempre dichiarato che Don Sol è un personaggio di pura fantasia, ma i dettagli sulla sua vita, sui suoi agganci con i politici e i boss della droga hanno creato davvero molta confusione tra i fan e i critici televisivi, tanto da spingere questi ultimi ad ipotizzare che in fondo Conrado rappresenti in realtà un vero politico andato al governo in quegli anni.
Che sia o non sia un personaggio di finzione, Humberto Busto lo ha rappresentato superbamente in tutte le sue sfaccettature, mostrando il suo enorme desiderio di potere e visibilità ma anche le sue immense debolezze.
Essendo incentrato su una storia vera, come si suol dire in questi casi “si sa già come andrà a finire” ma questo non vuol dire che El Chapo non possa appassionare. In attesa del terzo e ultimo capitolo di questa serie tv, a me non resta che “ammazzare il tempo” con altri narcotic drama disponibili in TV o sui servizi di streaming online come When I Met El Chapo della star messicana Kate del Castillo o Drug Lords, il nuovo cartel show di Netflix. Voi li avete già visti?