
…e fuori nevica!: la recensione
Era il 1995 quando debuttò in palcoscenico la prima di “…. e fuori nevica!”, commedia in due atti scritta, diretta e interpretata da Vincenzo Salemme. Sebbene il commediografo napoletano avesse già una discreta carriera alle spalle impreziosita dall’aver fatto parte della compagnia teatrale del grande Eduardo, è sicuramente il successo di questa frizzante commedia a dargli quella notorietà che pagherà il biglietto di ingresso nel mondo del cinema. Accompagnato dai fidi Carlo Buccirosso, Nando Paone e Maurizio Casagrande, Salemme esordirà sul grande schermo tre anni dopo con “L’amico del cuore”, campione di incassi di quella stagione. Negli anni successivi i quattro hanno tentato strade autonome sia al cinema che al teatro con esiti a volte soddisfacenti in termini di critica e pubblico, altre degne di poco più di una menzione per diritto di cronaca. Diciannove anni dopo, Salemme decide di riprendere il successo degli esordi e richiama ovviamente con sé il cast originale per portare al cinema un adattamento del suo primo successo. Una comoda operazione commerciale per ravvivare una carriera che ha visto dei passaggi a vuoto? Forse, ma un tentativo che dopotutto funziona pur se con qualche inevitabile limite.
Enzo, Stefano e Cico sono tre fratelli ormai cinquantenni costretti dalle volontà testamentarie della defunta madre ad una convivenza forzata dopo che il primo è stato lontano per trent’anni. L’egocentrismo guascone da italiano tanto spiantato quanto vanesio di Enzo, l’insoddisfazione a stento trattenuta da vittima repressa di Stefano e la sfrenata ma giocosa incontenibilità da malato schizofrenico di Cico sono gli ingredienti che rendono prevedibilmente ingestibile la quotidianità dei tre protagonisti in una divertente sarabanda di gag innescate da un Cico capace di saltare da un personaggio all’altro in un battito di ciglia. E così l’ascensore diventa una funicolare, il cortile di casa un appostamento di Cheyenne, la cucina dell’appartamento prima una stazione dei carabinieri e poi una pizzeria dove un improbabile pizzaiolo egiziano litiga con una pizza capricciosa. Stefano asseconda con la forza dell’abitudine le sceneggiate di Cico che finisce per coinvolgere anche un titubante Enzo nei suoi scherzi trascinandolo in un mondo di fantasia dove tutto è possibile, anche accorgersi della realtà amara a patto di annegarla in una rassicurante finzione. Sono proprio queste le parti del film che funzionano meglio grazie all’indubbio affiatamento di Salemme, Buccirosso e di un ispiratissimo Paone e lo spostamento dell’azione dalle anguste mura della casa di famiglia agli ariosi spazi di una Napoli luminosa ma non da cartolina (mancano, non a caso, immagini del Vesuvio o del golfo) non sminuisce la vis comica di scene che è impossibile guardare senza ridere.
Memore della lezione di Eduardo, “…. e fuori nevica” è anche un ridere per tenere indietro le lacrime. Come in “Natale in casa Cupiello” di Eduardo (il cui trentennale della morte ricade proprio nel giorno in cui è uscito in sala il film di Salemme), l’allegra irresponsabilità dei protagonisti maschera una triste realtà dove dei fratelli possono vivere insieme solo se costretti, un madre malata finisce per essere vittima di una pietosa eutanasia, un malato mentale è accettato ma comunque visto come un problema di cui scaricarsi (perché Enzo deve inseguire i suoi vanagloriosi progetti e Stefano una fidanzata dalle dubbie virtù). Ma Salemme non è Eduardo e nemmeno intende paragonarsi a cotanto maestro per cui i problemi citati restano solo sullo sfondo e affiorano per brevissimi ma significativi istanti. Quasi a voler rimarcare che è lo spirito ad essere diverso: laddove Eduardo lasciava che l’allegria si stemperasse per potersi chiudere anche in tragedia, Salemme invece ne vuole fare una cura irrinunciabile che riesce a spegnere ogni delusione in una salvifica risata. Ancora di più questo concetto appare chiaro nell’adattamento per il cinema che cambia radicalmente il finale dell’opera teatrale aggiungendo un inatteso (per chi ha visto la commedia originale, ma anche per la coerenza della trama) happy ending. Una scelta, forse, di natura puramente commerciale perché è difficile vedere un film comico chiudersi con una nota amara. Ma comunque coerente con l’approccio rassicurante su cui il film è impostato.
Con questo film, Salemme ha inteso presentare una sorta di update del suo primo successo teatrale. Un aggiornamento a quasi venti anni di distanza che non ha bisogno di discostarsi troppo dall’originale perché i temi trattati non sono cambiati. Risultato apprezzabile se non si è già vista la commedia e si sa già perchè “è finito il teatrino”. Divertente e leggero in ogni caso. Dopotutto, “non lo vedete che fuori nevica?”
…. e fuori nevica
Nevica !
Valutazione Globale