Duro a morire: quando una Burn Notice ti cambia la vita.
Michael Western è un agente dei servizi segreti della CIA che, durante una missione in Nigeria, riceve la burn notice del titolo: una notifica in cui si viene sollevati da un incarico o, addirittura, licenziati. Essere licenziato è proprio quello che è successo a Michael che si ritrova in Nigeria a trattare con dei malviventi senza l’appoggio della sua agenzia. Il protagonista di questa serie, però, è un tipo sveglio così riesce a tornare miracolosamente a Miami, città in cui risiede, ed iniziare una nuova vita con i pochi mezzi che la CIA gli ha lasciato; il tutto, mentre cerca di scoprire chi sia la persona responsabile della sua “bruciatura”.
Michael ha perso tutto, ma il detto risulta essere vero: viene aiutato da due dei suoi ex colleghi. La prima persona che incontra è Fiona Glenanne (Gabrielle Anwar) che, oltre ad essere esperta di esplosivi, armi da fuoco ed inseguimenti, è anche la ex ragazza del protagonista: neanche a dirlo, tra i due c’è ancora una forte attrazione sessuale e, forse, qualcosa di più. Oltre a Fiona, troviamo Sam Axe (Bruce Cambell), è un ex agente segreto ora in pensione ma ancora informatore per la CIA: ora che aiuta Michael, però, ha assunto il ruolo di doppiogiochista. Tutta la storia è raccontata in modo simpatico e divertente per non rendere il tutto troppo serioso. Ad aumentare questo aspetto della serie, compare un altro personaggio fisso: Madeline Western (Sharon Gless), madre del protagonista, che, con le sue fisse ipocondriache e la voglia di riallacciare i rapporti con il figlio sempre in giro per lavoro, appare comica in ogni sua apparizione.
Questa serie del 2007 (attualmente in onda in America con la terza stagione) è un giusto miscuglio di azione e spionaggio condito da una nota da commedia che rende il tutto interessante da seguire e c’è anche da divertirsi. In ogni episodio, Michael accetta di aiutare chiunque ha bisogno di lui per risolvere problemi che, con altri mezzi, sarebbero difficili da risolvere. Il nostro eroe acconsente di seguire queste persone semplicemente perché necessita di soldi dopo che la sua agenzia l’ha lasciato sul lastrico. Il protagonista, così, ci racconta (attraverso una voce fuori campo) tutti i segreti usati dagli agenti della CIA portandoci attraverso “trucchetti” facilmente realizzabili da chiunque ma di grande effetto: a volte ricorda il mitico McGiver ma senza quel senso di improbabile che a volte permeava quella serie. Qui, al contrario, sembra tutto realistico: tanto che ogni soluzione che Michael descrive all’interno del telefilm viene provato personalmente da addetti ai lavori prima di essere impressa su pellicola.
Michael, pian piano, raccoglie indizi sul motivo che ha condotto i suoi superiori a “bruciarlo” ed è sempre più vicino alla realtà. Noi, con lui, aspettiamo che la soluzione arrivi.
Questa serie rappresenta un valido modo per trascorrere un’oretta di spensieratezza. In America, pur andando in onda su un canale minore (USA Network) riesce a raggiungere un ascolto medio di oltre cinque milioni di telespettatori (superando anche i sei con questa terza stagione), segno che ci troviamo di fronte ad una serie ben fatto. Ora non ci resta altro che aspettare la programmazione in chiaro per rendere possibile la visione ad un maggior numero di persone. Una cosa è certa: il titolo italiano Duro a morire non rende a pieno il fascino di questo telefilm!