
Downton Abbey: Recensione episodio 6.07- Episode seven
Secondo un recente sondaggio de “La Stampa” chi guarda molta televisione considera la città doveve vive meno sicura rispetto a chi si dichiara non teledipendente. Innegabile è, che viviamo in anni in cui il mezzo televisivo fagocita la realtà circostante e ne amplifica gli aspetti più crudi e assurdi per il solo bisogno di ascolti e di conseguenza di guadagni. Che sia italiana o a stelle e strisce la tv diviene assimilabile ad uno di quei videogiochi di realtà aumentata in cui, grazie a dispositivi tridimensionali, puoi vivevre a pieno una indimenticabile “esperienza di gioco” che sempre attività ludica però rimane. Di consueguenza è facile accendere lo schermo nero in salotto ed essere sommersi da immagini, suoni e sensazioni disturbanti, anche guardando una serie.
Nella serialità televisiva recente possiamo notare una strenua ricerca dell’eccesso, del trash facile, dello stravolgimento narrativo a favore di una trama più semplicistica: abbondano le scene di sesso, di sangue e di violenza. Viene da chiedersi dunque se sia necessario tutto questo. Viene da chiedersi se la rappresentazione amplificata di quello che sta al di fuori delle mura di casa nostra debba essere l’unico modo di raccontare la vita dell’uomo nel campo dell’intattenimento televisivo.
Per la ITV e Fellowes la risposta è no. Per Downton Abbey la via della delicatezza e della grazia è ancora possibile, perché d’altronde ha ragione la signora Huges “questa è la vita“: una risata nascosta alle spalle dell’amato.
Non è necessario raccontare un presente sanguinoso, un futuro apocalittico o un horror esagerato per far emozionare, impaurire, soffrire, divertire
Se la propensione per il futuro, per il progresso è da sempre il filo rosso che lega gli episodi di queste sei stagioni, mai come in quest’ultimo appena andato in onda è possibile notare una voglia di comunicare un messaggio forte alla televisione e al pubblico: “Downton fa piangere e sorridere, racconta tutte le sfaccettature umane e lo fa nel modo più veritiero e gentile del mondo”.
E così Mary è madre prima di poter essere moglie o fidanzata, Edith indipendente e fiera, finalmente ha qualcuno che la ama follemente, Tom ex-autista adesso è il confidente di Lady Violet, Robert accetta il progresso e il ruolo delle donne che mano a mano cresce, i Bates potrebbero avere una gioia, Thomas continua a non sentirsi al suo posto neanche in quella che forse sta cominciando a considerare casa e Lady Violet resta la vera guardiana non del passato ma di un modo saggio di vedere il mondo.
In tutta questa sinfonia stonano però delle ripetizioni di schemi che non mi convincono tantissimo ma che in qualche modo funzionano al proseguire della trama: ad esempio Mary che nuovamente affronta un pretendente non nobile, che svolge un lavoro “normale” e che vuole cambiarla, oppure Thomas che non riesce a districarsi tra le pieghe contorte che ha preso la sua vita, ma che dipendono dalla scarsa attenzione dedicata a questo personaggio nella scorsa stagione e infine il cameriere che deve impare a leggere, cosa già vista con Daisy.
Ma nonostante questo, Downton procede e si avvia alla caduta del sipario definitiva, ma continua a farlo con grazia e senza fretta restando fedele al suo modo originale e unico di raccontarsi e raccontarci:
Top:
Carson e Huges rivedono la parola convivenza e matrimonio con una delle scene più divertenti della serie: Carson addormentato sulla torta di mele che deve fare i piatti. L’idea di mostrare la loro vita insieme e la parentesi divertente e sociale che ha preso la loro storia è meravigliosa e da linfa e brio ad ogni episodio.
Anche no:
Daisy, per l’amor di Dio basta piagnucolare in giro…
Good Luck!
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Le reticenze di Mary e Edith verso la “ragione plebea” dei loro pretendenti è davvero una nota stonata, non se ne capisce il motivo. Si sono trasformate in donne indipendenti, osiamo addirittura dire all’avanguardia… E poi non siamo più nel 1915 (ah! i bei tempi prima della guerra!).
Daisy, ci hai stracciato gli zebedei, su! E’ diventata il personaggio più fastidioso della serie., per favore terminatela (mi sa che si sposa il cameriere analfabeta).
Invece, urrà per Moseley, ma strazio per Thomas, mi si stringe il cuore, speriamo che torni la O’brian a fine serie e che se lo porti in India al servizio di un riccone.
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