
Downton Abbey: Recensione episodio 4.04 – Episode Four
Non è compito facile tornare all’eleganza a cui ci ha abituato questo show dopo la brutale violenza della settimana scorsa e le infinite polemiche che ha suscitato. L’orrore dello stupro downstairs intervallato dall’estasi del canto upstairs – evento che per una volta ha coinvolto tutti, servi e padroni – è stato più di un pugno nello stomaco e forse davvero al limite del morboso, come qualcuno ha scritto. Eppure è riuscito a smuovere qualcosa negli ormai sonnacchiosi fan (se non appartenete a questa categoria, sbizzarritevi nei commenti), che sia sdegno, stupore o rinato interesse, così come ha contraddetto la prevedibilità della trama. Le critiche scandalizzate hanno accusato Fellowes di aver approfittato di questo escamotage feroce per riaccendere una scintilla là dove si era sopita e di aver sfruttato lo shock finale di un singolo episodio per dare una direzione al resto della stagione. Di tutto questo ne ha fatto le spese Anna, uno dei personaggi più amati proprio per il suo candore. I fan non lo perdoneranno mai, ma dubito che qualcuno abbia intenzionalmente abbandonato la domenica di Downton per disgusto estremo. Minacce integerrime di questo tipo le abbiamo fatte tutti al tempo della drammatica morte di lady Sybil, e poi ancora quando abbiamo assistito a quella (ridicola) di Matthew (a Natale!), ma chi, dopo i primi momenti di rabbia e dolore, non si è incuriosito pensando: “e adesso?”. Impegni lavorativi e contratti non rinnovati a parte, questo genere di eventi strazianti sono il fattore verità di Downton: la fatalità, la violenza, il destino avverso. Realtà crude che Fellowes è capace di amalgamare poi superbamente nella quotidianità del mondo che si risveglia il giorno dopo. In Gosford Park (il fellowesiano film vincitore di un Oscar) la crudeltà che si nascondeva dietro lo sfarzo nobiliare era taciuta e per questo così evidente. In Downton Abbey viene invece gridata e per questo, abituati come siamo ai dilemmi di Mrs Patmore su come usare un mixer, ci schiaffeggia a mani tese.
Il passo azzardato di Fellowes è quindi (almeno a mio parere, mea culpa, mea culpa!) un twist narrativo estremo, ma benaccetto, perché capace di ridare linfa a un feuilleton un po’ appassito, dando ai suoi eccellenti attori pane per i loro denti e ai loro personaggi ingiustizie della vita con cui venire a patti.
Il problema ora è come verrà trattata questa storyline, da cui può dipendere il successo della stagione. In questa quarta puntata è ancora difficile giudicare, dato che i nodi stentano a venire al pettine a causa di un’esasperante ingenuità generale, particolarmente inverosimile nel caso di Bates. Joanne Froggatt è superba nel recitare una sofferenza ingessata che così evidentemente contrasta con tutto quello che amiamo del suo personaggio, spontaneità e dolcezza. Ma a quanto pare il suo sguardo desolato parla solo a noi. Quell’aria tetra e dimessa non basta a far intuire a chi le sta intorno la gravità di quello che le è successo, nonostante una sera e un’accidentale caduta l’abbiano stravolta e quasi sfigurata.
Ignari del dramma, gli abitanti di Downton hanno le loro personali lotte interiori con cui confrontarsi. Branson, caduto nel tranello seduttivo di Edna, si dispera per la propria debolezza e per le conseguenze a cui potrebbe condurre, ma la solita materna e inimitabile Mrs Hughes riesce a restituire all’arpia pan per focaccia e a cacciarla con la coda tra le gambe. Per fortuna si conclude in fretta e furia l’intrusione di una villain che aveva già fatto il suo tempo nello scorso Christmas Special e che si è dimostrata non all’altezza della spietata O’Brian, rimediando un meritatissimo voltafaccia persino da Thomas.
Edith di drammi ne farebbe a meno, ma dopo una notte di passione (Edith l’audace!) con l’editore sposato filotedesco, ci pensa zia Rosamund a farle nascere ben più di uno scrupolo sulla vergogna di una relazione clandestina. La stessa zia Rosamund che era un tempo un’impertinente snob dedita al pettegolezzo e che ora si erge a statua morale in difesa della reputazione delle nipoti.
In cucina come sempre continuano i triangoli amorosi e le rivalità tra sguattere: Daisy rossa di gelosia fa in modo che Arthur sorprenda Ivy e James in atteggiamenti compromettenti, per poi pentirsene un secondo dopo.
Il vero catalizzatore della puntata è la storia (o non storia) tra Mary e l’affascinante (o il molle) Lord Gillingham, il quale si intrufola nella serata londinese dei Crawley senz’altro scopo di rivederla, per poi dichiararsi il giorno dopo, ovviamente nei salotti appropriati della Abbey. Mary rimane esterrefatta da una proposta di matrimonio così improvvisa, come noi del resto, ma ehi, carpe diem. La lusinga fa centro, anche se i tempi non sono ancora maturi per un nuovo amore. Lord Gillingham se ne va visibilmente deluso, ma non senza un bacio d’addio. Che sia un addio o un inizio, questo è tutto da vedere.
Anche Isobel non rimane insensibile al corteggiamento di Mary, ma per ovvie, opposte ragioni, e eroicamente trova la forza di superare il proprio dolore e accettare che qualcuno prenda il posto di Matthew nel cuore della vedova. Come la Froggatt, anche Penelope Wilton è una maschera incredibile della lotta impari tra vita e dolore.
È l’alba del “giorno dopo” a Downton e per quanto non manchino momenti leziosi – jazz, baci, flirt – nulla è più come prima. I tentativi di Cora di accalappiare un nuovo marito per la figlia ricevono una riposta sferzante e comica (‘Don’t be transparent, Mama. It doesn’t suit you’), mentre l’irriverente Rose (finora un personaggio dalle potenzialità sprecata) si ritrova a ballare scandalosamente con un cantante (!) di club (!) e di colore (!). Eppure l’atmosfera sfrenata dei Roaring Twenties rimane fuori dalla porta della grande casa, e il tempo che vi passiamo è pervaso da un senso di mestizia, come se l’innocenza del passato fosse ormai perduta per sempre. Il disagio che incombe sulla maggior parte dei personaggi (di cui è l’eco la vergogna segreta di una gravidanza “sbagliata” per Branson, Anna, Edith) crea il giusto tono di incertezza che si porta dietro lo shock di settimana scorsa e ci mette all’erta (e speranzosi) per una resa dei conti sufficientemente complicata da essere realistica. Fellowes, non ci deludere.
4.04 Episode Four
Introspettiva
Valutazione Globale