
Doctor Who: Il gioco si fa interessante. Recensione episodi 10.06 e 10.07
“The game is on” direbbe Sherlock al Dottore, se ne fosse il companion.
Gli episodi Extremis e The Pyramid at the End of the World sono pregni di avvenimenti, e fanno decollare la decima stagione. La sensazione generale, subito dopo il pilot rinfrescante, era di un adagiamento con puntate standard e introduttive per il nuovo personaggio di Bill. Una volta inquadrata la nuova companion, ecco che Moffatt e gli altri sceneggiatori si sono avventurati in una trittico di episodi narrativamente legati, con tanto di villains nuovi di zecca.
Extremis e The Pyramid at the End of the World si concentrano sull’arrivo dei Monaci, entità aliene più simili però a esseri divini discesi sulla terra per conquistarla o controllarla, ancora non è molto chiaro. Se nella prima delle due puntate, questi esseri avevano preso in trappola il Dottore in una simulazione della realtà, nella seconda sfidano apertamente gli esseri umani in modo molto particolare. Sottomettersi a loro per essere salvati dall’arrivo di una minaccia incombente capace di spazzare via il pianeta.
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Questi Monaci hanno la possibilità di entrare nel canone dei cattivi di Doctor Who. Hanno un potenziale immenso, essendo esseri capaci di alterare la realtà in modo sovrannaturale. Capaci persino di avviare una simulazione dell’intera esistenza solo per trovare punti deboli nell’umanità. Non sembrano quel tipo di nemici da sconfiggere una volta sola e per sempre, anzi. Il consenso generato dall’amore di Bill (parliamo della scena nella quale la ragazza pur di salvare il Dottore innesca la sottomissione ai Monaci) porterà nel prossimo episodio ad una situazione distopica e forse post-apocalittica, temi affrontati poche volte da Doctor Who.
Quella che invece è spesso esplorata, soprattutto in The Pyramid at the End of the World, è la visione negativa della guerra. Anche nell’ottava e nella nona stagione il Dottore si trova spesso a fare da paciere in scenari di guerra. È stata ripescata la sua posizione da Presidente del Mondo, come alla fine dell’ottava, un po’ a sorpresa dato che quello non si classifica tra i finali di stagioni migliori della serie. L’inneggiare alla pace sempre e comunque sta diventando un tema molto ricorrente per Moffat, che in Extremis ha anche introdotto per la prima volta (almeno nel reboot) la presenza della religione cristiana, con tanto di Papa e un Cardinale. La non-violenza contrapposta alla bruta forza dei militari permea lo spirito della serie da sempre: ricordiamo infatti che la UNIT è in giro a difendere il mondo con i mitra sin dai tempi del Terzo Dottore.
Questi due episodi sono godibili e piacevoli anche perchè si avverte nell’aria che il Dottore, Bill e la terra sono effettivamente in pericolo. Saranno i continui riferimenti ad una fine imminente (la sceneggiatura ne è piena), oppure quella dannatissima immagine di un Capaldi in fase di rigenerazione che sembra essere presa proprio dal prossimo episodio. In ogni caso lo spettatore non si è trovato più in quella zona di confort pensando: ecco, ora il Dottore avrà la sua brillante idea e salverà tutti, incluso sé stesso. Non è più così: stanno diventando troppi i presagi della fine. La stessa vista del Dottore può essere un esempio: adesso è stata magicamente, anzi divinamente guarita ma il prezzo di questa guarigione è ancora da pagare. Senza contare che proprio la cecità (nata ancora da un atto d’amore) ha decretato la sconfitta del Dottore e del mondo.
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Nella valutazione positiva rientrano anche il mistero della scatola-prigione, che contiene una Missy da non sottovalutare, e quel riferimento nostalgico a River Song che scalda sempre il cuore. Arriverà il Maestro e Missy sarà libera, ad un certo punto, ma l’interrogativo è come arriveranno vivi il Dottore e Bill fino a quel punto, ancora impreciso nel tempo. Prima dovranno sconfiggere i Monaci, che per ora stanno stravincendo la partita.
La stagione finale di Peter Capaldi e Steven Moffat sta guadagnando punti preziosi: se riuscirà ad essere la migliore della saga del Dodicesimo Dottore lo sapremo soltanto quando tutto arriverà alla fine. Peter Capaldi come sempre straordinario, ha ormai superato da tanto tempo il fattore “Dottore scontroso e brontolone” per calarsi nei panni di un personaggio con la risposta sempre pronta – breve ed incisiva – che non ha perso il suo altruismo e la sua bontà d’animo. Che sia proprio questo a portarlo alla sua inevitabile rigenerazione?
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