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Doctor Who: recensione dell’episodio 9.10 – Face The Raven

Sicuramente un episodio come questo non passerà inosservato, sotto nessun punto di vista. Per la prima volta credo che sia doveroso dover spaccare in due la recensione parlando tanto dal punto di vista di una fan quanto da quello di un osservatore che va al di là della passione per parlare dei meccanismi che muovono una serie; un lavoro abituale scrivendo recensioni di questo tipo, ma in cui di solito si mescolano questi fattori fino a perdere la linea di confine. Questa volta invece forse è il caso di procedere più in parallelo. Perché Face The Raven è un episodio che pretende e promette molto. Non per la trama in sé dell’episodio, che in un certo senso è classica, ma proprio per gli ultimi minuti, che meritano un approfondimento più sfaccettato del solito.

Doctor whoIn questo episodio fa capolino di nuovo Ashildr, nei panni della protettrice della Terra, come aveva promesso al Dottore. La ragazza, proclamata sindaco di una strada fantasma di Londra in cui si sono rifugiati alieni non ostili, è legata in qualche modo a Rigsy (il ragazzo writer che avevamo conosciuto in ‘Flatline’) e sembra nascondere un pesante segreto. L’aver condannato a morte il ragazzo è solo un escamotage per attirare il Dottore per conto di nemici che fino alla fine dell’episodio non vengono dichiarati, i quali a loro volta vorrebbero teletrasportare il Dottore chissà dove ed estorcergli un disco di confessione. Qualcosa ovviamente va storto e a rimetterci la vita è proprio Clara. Ed è qui che Capaldi ci regala un momento ancora più intenso del suo monologo sulla guerra di pochi episodi fa. Ed è qui però che abbiamo la necessità di soffermarci.

Come accennato, non è la trama dell’episodio a colpire, ma il suo triste e rabbioso epilogo. Da fan siamo divisi: Clara ormai era diventato un sassolino nello stivale della serie, un personaggio che con la sua pesantezza rischiava ad ogni episodio di schiacciare tanto il Dottore quanto sé stessa; dall’altra però non meritava certo di morire e senza dubbio non lo meritava il Dottore. Il suo canto del cigno è stato quanto di più straziante si sia mai visto in Doctor Who, più doloroso dell’addio ai Pond o a Rose stessa, che tanto aveva significato per il Dottore.

Doctor whoE tuttavia anche come spettatori critici e distaccati, l’episodio si lascia a due interpretazioni contrastanti. Se è vero che l’episodio è servito come trampolino di lancio per l’avvento di un Dottore cupo e rabbioso (come molti se lo aspettavano dopo Tennant) e pur ammettendo che la morte di Clara ci abbia regalato, come accennato, uno dei dialoghi più belli mai scritti da questo nuovo team (successivo cioè a quello di Davies), dall’altra dobbiamo anche prendere in considerazione che l’episodio è in un certo senso frutto dell’egocentrismo degli autori.

Sì, perché molte volte si è detto quanto questi autori, ed in primis lo stesso Moffat, sembrino mossi dalla volontà di lasciare un segno profondo nella serie. Mentre altri autori, ante Moffat, avevano sì portato una ventata d’aria fresca alla serie ma cercando comunque di mantenersi più fedeli possibile alle idee iniziali che le avevano dato vita, questa nuova squadra sembra essere più insofferente ai vincoli che hanno sempre regolato la serie fino a cambiare radicalmente qualche legge se non addirittura scontrandosi con qualche inesattezza o qualche falla nella trama. Molte di queste sbavature sono state poi corrette in corso d’opera, ma con questo episodio non si può non aprire una nuova riflessione sul lavoro di Moffat (che funziona a tutti gli effetti come capro espiatorio, per evitare continuamente la formula ‘il team attuale di autori’ o una sfilza di nomi che non associamo alla serie).

Questo piccolo cappello trova la perfetta conferma proprio in questo caso: mai nella serie una companion era morta e di conseguenza questi stracitati autori verranno sempre ricordati per aver azzardato qualcosa che non si era nemmeno mai pensato nella serie, come se ci avessero lasciato il famoso segno di cui parlavo prima. Scacco matto signor Moffat, questa volta l’ha combinata talmente grossa da non essere mai più dimenticato; se è quello che voleva… non posso non farle i miei più sentiti complimenti! Adottando questo punto di vista però non si riesce a dare davvero valore alla morte di Clara, che sembra più che altro uno strumento e non un vero plot twist.

D’altra parte però sulle prime è sempre il sentimento a vincere su tutta questa fila di ragionamenti logici e siamo trascinati nel buco nero di sentimenti del Dottore.

È proprio qui infatti che Capaldi dà il meglio di sé, mostrando un Dottore ferito, pieno di rabbia, seppur deciso a rispettare la volontà di Clara:

Doctor whoNon essere un guerriero. Promettimelo. Sii un Dottore. […] Non ci sarà alcuna vendetta. Io morirò, e nessun altro, qui o altrove, soffrirà’.

Sono parole che peseranno sul futuro del Dottore e sullo stesso finale di stagione. A tal proposito, nessuno si aspettava la sua uscita di scena proprio in quest’episodio; bombardati come siamo da notizie e da foto, aspettavamo di vedere Clara nei panni di una cameriera da drive in, motivo per cui immagino un finale ancora più complesso ed intricato con una Clara del passato o con qualcosa di nuovo legato all’impossible girl, tema che aveva dominato la settima stagione.

Senza contare che tante sono anche le domande collegate ai nemici invisibili che hanno gravato su questo episodio: chi sono? Siamo di nuovo di fronte ad un piano elaborato da Missy? Cosa contiene il disco e perché lo vogliono a tutti i costi? Ma, soprattutto, dov’è stato portato il Dottore e perché teletrasportarlo?

Un ultimo appunto, fra l’altro, dovrebbe essere fatto al nuovo tipo di continuità che regola gli episodi del Dottore: il continuo collegamento tra passato e presente è sempre stato una prerogativa della serie, se non altro per il soggetto stesso, ma ora più che mai elementi anche secondari di episodi precedenti tornano in maniera più prepotente e diventano centrali. Basti pensare al disco di confessione, che durante la premiere avevamo solo intravisto e che sembrava un unico pezzo finito nelle mani di Missy. Sembra, insomma, che ogni elemento stia tornando al proprio posto per descrivere un mosaico complessivo di cui però ancora non riusciamo a scorgere il tema, il disegno principale. Chissà se sarà questo finale di stagione a chiudere il cerchio e a creare quindi un nuovo spartiacque, un nuovo inizio per il Dottore, com’era successo per il Timelord incarnato da Matt Smith.

Al momento possiamo solo ipotizzare attendendo con impazienza il prossimo episodio, che tuttavia rappresenta solo la prima parte del finale di stagione.

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6 Commenti

  1. Bella recensione, concordo su quasi tutto, solo un appunto: Clara non è la prima companion a morire:a prima
    è stata Katarina (companion del secondo dottore in soli due episodi) e
    anche non volendo considerare lei, in quanto companion solo per pochissimo tempo, sicuramente va considerato Adric (quarto e quinto dottore)

  2. Povera Clara T.T erano così tanti episodi che stava lì per lì per morire, che ormai aspettavamo se ne andasse “col botto”, in qualcosa di spettacolare…e invece perde la vita anche con un po’ di stupidità. Voleva andare troppo oltre, voleva sentirsi il Dottore, e si è spinta ogni volta al limite perchè tanto non aveva più nulla da perdere. A me mancherà il suo personaggio, anche se era ora che si facesse da parte: Moffat l’ha resa odiosa perchè è stata il suo strumento principale per manipolare tutto quello che ha potuto manipolare della vita del Dottore…concordo su te sul fatto che ha snaturato un po’ troppo la serie, come se volesse a tutti i costi lasciare la propria impronta su di esso.

  3. Ciao! Avevo il terrore di scriverlo in effetti. Essendo ignorante sulla serie classica avevo il timore di scrivere qualche inesattezza.
    Sai, però credo che punto di vista possa rimenere invariato perché con la serie nuova c’è stato uno spartiacque, tematicamente parlando, e per quanto siano stati fedeli suo fondamentali, avevano comunque addolcito la pillola. Moffat risulta comunque un caterpillar in quest’ottica.
    Ti ringrazio comunque per l’informazione

  4. Fino alla fine non ho voluto crederci alla sua possibile morte! È stata eccessiva! Sul resto invece concordo, fino alla fine ha agito con troppa arroganza da una parte (troppo presa ad essere una brutta copia del Dottore) e con troppa leggetezza dall’altra. Ho trovato iper fastidioso il momebto in cui è quasi caduta dal Tardis e continuava a ridere

  5. Non direi, onestamente. Ok, spartiacque e tutto quello che vuoi, ma allora il passo “nessuno mai si era azzardato” va riscritto o editato 🙂 pensa anche ad Astrid: companion solo in Voyage of the damned, ma morta. Inequivocabilmente e inesorabilmente morta.

  6. Ma Astrid, correggimi se sbaglio, non sale neppure a bordo nel Tardis, anzi non lo vede manco col binocolo: puoi definirla companion solo perchè il Dottore l’ha invitata a bordo? Secondo me no, senza contare che una attrice/personaggio famoso come Kylie Minogue può avere solo personaggi destinati a una comparsata e niente più. I veri companion solo altri, quelli che durano e che sono amici del Dottore. In questa ottica il discorso di Claudia ha senso, secondo me, sia tenendo conto della nuova serie, sia tenendo conto della vecchia, perchè se l’ultima volta è stato Adric a morire, stiamo parlando comunque del 1982.

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