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Doctor Who: Recensione dell’episodio 9.06 – The Woman Who Lived

Il caso non esiste; questo è il più grande insegnamento di Doctor Who. Così, quando il Dottore incontra di nuovo Ashlidr (Maisie Williams) e parla di coincidenza, sorrido per le sue parole.

Moffat tiene quasi sempre fede a questo grande assioma creando trame che generalmente riescono ad incastrarsi perfettamente tra loro senza lasciare vuoti o dubbi.

A volte la spiegazione arriva molto in ritardo, a volte addirittura dopo una stagione o due, ma ho imparato che lo Showrunner alla fine dimostra di avere una spiegazione per tutto… Nonostante la sua tendenza a stravolgere e manipolare a suo vantaggio regole secolari della serie, dettaglio per cui ‘o lo si ama o lo si odia’ senza nessuna via di mezzo.

In questo caso, ed è forse l’eventualità che i fan amano di più, non si ha davvero bisogno di esprimere direttamente la spiegazione, ma la si ottiene attraverso tutto lo svolgimento dell’episodio e di toccanti dialoghi tra il Dottore e la sua temporanea compagna.

Leandro-Lady-Me-Doctor-Who-9x06Di nuovo lo svolgimento dell’episodio non è particolarmente innovativo: Il Dottore atterra con il suo Tardis alla ricerca di un manufatto (in questo caso l’occhio di Ade) che l’intreccio dell’episodio vedrà più o meno al centro di ogni dialogo e di ogni azione e che in un primo momento nelle mani del ‘cattivo di turno’, per poi essere distrutto dal Dottore e dalla sua ravveduta partner solo quando ormai tutto sembrava perduto.

Non è infatti per la particolarità delle trame dei singoli episodi che Doctor Who si distingue, ma per la capacità di ogni singolo Dottore di stare sulla scena, regalando perle ad ogni parentesi comica o ad ogni dialogo e riflessione drammatica.

Quel che colpisce più dell’episodio è soprattutto la storia di Ashlidr, che secoli dopo la sua scampata morte sembra aver perso tutto della ragazzina che il Dottore aveva conosciuto, fino a lasciarsi dietro anche il nome. L’eterna ragazza si allea con il cattivo solo ed esclusivamente perché si è sentita abbandonata da colui che l’ha salvata condannandola ad un dolorosa solitudine, dolore che per lei solo il Dottore poteva comprendere e dal quale solo lui avrebbe potuto salvarla. Crede di meritare di più di quell’esistenza fatta di perdite che si trascina nei secoli attraverso vuoti personaggi che di volta in volta interpreta.

Solo quando il Dottore avrà finalmente la possibilità di spiegarsi Ashlidr capirà che due persone così simili non potrebbero trarre beneficio dalla reciproca compagnia ma che, al contrario, gli umani mortali tendono a ricordargli quanto la vita possa essere bella, nonostante tutto. La ragazza non smetterà di provare rancore nei confronti del Dottore, ma tramuterà questo sentimento iniziandolo a considerare come un amico dal quale deve guardarsi bene e dal quale dovrà proteggere tutti gli umani che il Dottore toccherà con i suoi viaggi.

Doctor WhoTutto questo blocco finale dell’episodio, di gran lunga più interessante della trama principale, non è solo emozionale ma è utile anche per analizzare la coincidenza di cui parlava il Dottore all’inizio dell’episodio. Stando alle parole del Signore del Tempo, il manufatto si trovata sulla Terra dall’antica Grecia, per cui avrebbe potuto rintracciarlo in qualsiasi momento della linea temporale terrestre. Perché, allora, il Tardis lo porta proprio ad incrociarsi di nuovo con Ashlidr? Senza bisogno di dircelo espressamente, l’episodio ci dimostra per l’ennesima volta che non solo il Tardis porta il Dottore dove c’è più bisogno di lui, e lo svolgimento dell’episodio lo dimostra, ma soprattutto dove il Dottore ha più bisogno di trovarsi. Il dialogo finale infatti, così come lo svolgimento stesso, lasciano nel Dottore una traccia molto forte riguardo alla sua stessa solitudine e al suo modo di accostarsi agli umani. Vede per la prima volta la sua stessa condanna abbattersi in un altro umano e questo non può lasciarlo indifferente. Motivo per cui tornerà a prendere Clara ammettendo d’aver sentito la sua mancanza, nonostante i suoi occhi continuino a guardarla come se ritenessero sbagliato continuare a portarla con sé (dettaglio che torna a rimarcare il tema centrale di questa stagione).

Capaldi dimostra ancora di essere perfettamente a suo agio nei panni del Dottore e di riuscire a dargli un’intensità pari a quella dei suoi predecessori (con un piccolo occhio di riguardo per il Dottore di Tennant, al quale quello di Capaldi sembra quasi accostarsi).

doctor whoUna nota particolarmente positiva di quest’episodio è anche la totale assenza di Clara, che fa capolino solo negli ultimi minuti dell’episodio; nulla togliendo alla bravissima Jenna Coleman, il personaggio ha iniziato a perdere fascino già dall’ottava stagione e in questa sembra più che altro trascinarsi fino al suo personale epilogo, ormai ufficialmente stabilito entro la fine di questa annata; in quest’ottica, è stato quasi liberatorio vedere il Dottore agire con una nuova spalla, assistere alla messa in scena di dinamiche che con Clara ormai sembrano essere passate.

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2 Commenti

  1. Io credo che sia necessario essere un pizzico distaccati sempre, perché va bene che DW è la serie più longeva della storia, e che più che una serie abbiamo davanti una migliore amica, un parente stretto ma quando sbaglia sarebbe necessario sottolinearlo. Quest’anno la serie non va, non macina, non c’è mordente, non c’è trama orizzontale, gli episodi sono scritti in maniera confusionaria e sembrano voler ripetere all’infinito gli stessi concetti. Se Capaldi aveva avuto il pregio di portare sullo schermo un dottore distaccato, cinico e freddo, questa sua versione caramellosa e interessata agli esseri umani a me non piace, finalmente c’era una parte del dottore che lo distingueva dai terrestri e invece va alle ortiche.
    La Williams è brava, lo sapevamo, con Capaldi si trova bene e i tempi dei dialoghi sono perfetti, ma come al solito Moffat è incapace di gestire trame lunghe e si “sbraca” arrivando a giustificare la faccia di Capaldi solo nello scorso e episodio e creando un personaggione importante come quello di Ashildir completamente a caso, per dare una speranza ai fan di rivedere miss Arya Stark. Stiamo parlando di una custode dei companion abbandonati, è una cosa grossa, eppure Moffat la crea così dal nulla, come dal nulla nella premiere fa dire a Capaldi di essersi ricordato che Gallifry non è caduta.
    Tutta questa confusione generale disperde i dialoghi importanti e le scene intense che potrebbero essere memorabili e non lo sono. Io ogni tanto penso alle scene della Pandorica, di Doomsday, del primo episodio del Reboot, e non riesco a ricordare nulla di questo ultimo dottore…e tutto questo perché probabilmente è stato assemblato male, caricando di troppe responsabilità capaldi e senza una visione d’insieme da parte degli showrunner.

  2. Sono d’accordo sul fatto che non siamo più ai fasti delle prime stagioni con Moffat showrunner (insomma, quelle con Smith). A me però questo dottore così diverso continua a piacere, e se la fase di stanca di Moffat finisse o ci fosse un cambio di showrunner totale credo avremmo una ventata di freschezza per la serie. Ora come ora le cose sembra resteranno così però. La cosa positiva, per cui guardo al futuro della serie con positività, è l’addio di Jenna Coleman: la ragazza non mi ha mai fatto impazzire sin dall’inizio, ma da quando è diventata praticamente la protagonista la scorsa stagione, non la sopporto più. Odiosa, antipatica, stupida (i companion un po’ lo sono sempre però con lei lo noto più spesso XD). Insomma, la voglio fuori da questo universo, al più presto. Le puntate a me sono piaciute, specialmente questa seconda che vedeva finalmente il dottore sbrigarsela da solo. Il tema dell’addio al companion, della responsabilità di portarsi dietro persone mortali e confrontarlo con la condivisione dell’immortalità di Ashildr mi è piaciuto molto. In generale questa stagione è avanti anni luce alla scorsa, che fu una gigantesca delusione!

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