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Doctor Who: Recensione dell’episodio 9.04 – Before the Flood

Che Steven Moffat si sia perdutamente innamorato degli episodi doppi? Quando il Doctor Who è tornato con la nona stagione, le prime due puntate in realtà sono state un episodio doppio, mandato in onda in due settimane diverse, una consecutiva all’altra. Pensavo che la scelta fosse dettata dall’atteso ritorno della serie e dalla tematica importante trattata: il Dottore se l’è dovuta vedere con il creatore dei Dalek e, nel farlo, ha dovuto scandagliare il suo io interiore e riflettere sulle sue azioni passate, presenti e future. Vedendo la terza/quarta puntata, però, non ho ben capito la scelta di fare un ulteriore e immediatamente consecutivo episodio doppio visto che si è tornati su tematiche molto più easy da caso della settimana.

Doctor WhoMi viene il dubbio che scarseggiassero le idee e quindi si è deciso di allungare una storia, ma non voglio pensare troppo male perché ho ancora fiducia in Moffat e negli altri sceneggiatori che ci hanno presentato nel tempo trame anche molto avvincenti e senza troppi indugi in episodi filler, quindi dico che la doppietta di puntate doppie può essere stata una scelta dettata da quanto si potesse scrivere su questa storia del Re Pescatore e sulla trama che vede impegnato il Dottore per risolvere la situazione.
Infatti, si potrebbe dire che all’interno della puntata, collegate al mero caso della settimana, si trattano anche questioni ed interrogativi che sorgono per forza di cose quando si parla di viaggi nel tempo e che in Doctor Who sono stati importanti anche in passato. In particolare si vuole rispondere alla domanda se sia possibile cambiare il passato, oppure quel che è successo è successo e le cose non possono essere cambiate, con tanto di TARDIS che non permette al Dottore di tornare indietro. Alla fine, come spesso avviene, lui riesce a trovare il modo di aggirare questi fondamentali quesiti e a trovare una soluzione al suo problema risolvendo il caso.

La cosa ci può stare perché altrimenti il Dottore sarebbe morto già tante volte, ma certamente ho trovato che in questo episodio queste questioni non siano state tanto facili da capire. Alcune parti le ho dovute riguardare più volte e, sono sincera: sarò ritardata io, ma non sono arrivata a capire il discorso finale tra il Dottore e Clara, non tanto quando dice che nel passato ha programmato tutto in base a ciò che sapeva dal futuro, ma in particolare quando bisognerebbe saper rispondere alla domanda: “Clara, quando avrei avuto di preciso tutte queste intuizioni?” e quindi come lui Doctor Whoabbia fatto a trasformarsi nella metafore di Beethoven che raccontava all’inizio (il viaggiatore del tempo può capitare che arrivi in una realtà in cui il compositore non esiste, ma non potendo accettare l’assenza di un tale genio musicale, fa pubblicare tutte le sue opere portate nel viaggio dal futuro sotto la firma di Beethoven, così il mondo avrà comunque la sua musica, ma in realtà in questo caso il viaggiatore “diventa” Beethoven).

Non avendo avuto la piena illuminazione sulla cosa, prima di tutto mi chiedo se è un problema mio e se le cose potessero venire rese in modo più semplice, ma mi domando anche se non siano gli sceneggiatori che si sono incartati un po’ su se stessi. Già il fatto di dover fare un intro dove il Dottore, guardando in camera, spiega tutta la parte di Beethoven che scopriamo poi servire a far comprendere la parte finale mi puzza di complicatezza. Col senno del poi sappiamo essere un pre-spiegone bello grosso, che poi comunque non ci fa arrivare a capire pienamente la cosa. Spiegone per spiegone ormai tanto valeva che ci rispondessero direttamente anche a quella domanda finale anziché girarci attorno in quel modo. Sono quindi molto perplessa sulla risoluzione dell’episodio, ma ripeto: se la colpa è solo mia aspetto delucidazioni.

Doctor WhoInoltre, a mio parere, non è stato neanche un signor case of the week: certamente i fantasmi ed il Re Pescatore sono stati resi esteticamente suggestivi e spaventosi, però il caso in sé e la risoluzione di esso li ho trovati nella norma, come tanti altri visti. Quando si è tirato in ballo il non potere modificare ciò che è già successo mi aspettavo una puntata più corposa e fondamentale alla luce di tutta la serie, invece si è rivelata una come tante in cui il Dottore trova il modo di aggirare le regole ed alla fine la vince.

Mi dispiace per Capaldi che è sempre bravo ed in parte, ma fino ad ora si contano sulle dita di una mano le storie cucite addosso a lui che mi sono piaciute davvero. Attendiamo i prossimi episodi per farci un’idea più obiettiva, anche perché nutro molte speranze su questa nona stagione e spero che Doctor Who non deluda le aspettative. Piccolo appunto finale: la stanghetta degli occhiali si è infilata nella “chiave” del TARDIS come si faceva con il cacciavite. Grosso MAH.

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Jessica

Innamorata di serie tv fin da piccola quando la Vita Vera illudeva di poter continuare ever after a dedicare tutto il tempo a questa passione, il suo primo amore telefilmico è stata Buffy, che ha dato il via a lunghe ore passate davanti allo schermo, seguita a ruota da Battlestar Galactica, Lost e Fringe. Nel quotidiano invece... sì, ok, lavoro, teatro, sport... ma sempre con la testa alle serie tv!

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1 commento

  1. Non sono d’accordo, per me si è trattato di un episodio (anzi doppio episodio) brillante.
    Le storie in più episodi sono un marchio di fabbrica della serie classica, e non credo si sia trattato di mancanza di idee ma semplicemente di dare il giusto spazio a Capaldi con delle storie maggiormente approfondite nelle quali possono essere affrontate tante tematiche diverse.
    La chiave dell’episodio è in quell’abbattimento della quarta parete (per me genialata) dove il Dottore parla direttamente a noi e ci offre la chiave di interpretazione suggerendoci di cercare su google il paradosso di predestinazione. Una volta capito quello, si può arrivare a capire più o meno tutto il resto.
    Dico più o meno, perchè proprio quella domanda: “Clara, quando avrei avuto di preciso tutte queste intuizioni?” è fatta per rimanere senza risposta. Non c’è una risposta a questa domanda, è questo il punto di tutto: a quanto pare non esiste un punto nello spazio e nel tempo dove il Dottore o chicchessia
    ha avuto quelle intuizioni, che però sono nate lo stesso. Tutto quello che è accaduto nel secondo episodio doveva accadere perchè, durante il primo episodio, era tutto già accaduto.
    Ma è sempre stato così in Doctor Who, il tempo e lo spazio sono qualcosa di flessibile, e sono convinto che è proprio grazie a questo che resta una serie affascinante.

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