
Doctor Who e il problema della fiducia. Recensione dell’episodio 10.05
Gli episodi passano veloci e così siamo già arrivati alla quinta puntata della decima stagione di Doctor Who. Quasi al giro di boa quindi per quella che è a tutti gli effetti l’ultima stagione per Peter Capaldi e Steven Moffat. Proprio in quanto ultima, si è portati a pensare che il creatore voglia chiudere in grande e nel migliore dei modi la sua esperienza alla guida di questa longeva serie tv. E lo speriamo tutti vivamente.
Ciò che Moffat ha ideato fino ad ora ha avuto alti e bassi: si va dal magnifico arco narrativo dell’undicesimo dottore e dei Pond, alle deludenti ottava e nona stagione che hanno avuto pochi momenti degni di nota. Di conseguenza alcuni temono che le vicende non proseguano in modo entusiasmante, mentre altri fan continuano a dare fiducia a Moffat sperando che, una volta che Doctor Who si è liberato dell’ingombrante Clara e con l’ingresso in scena della nuova companion Bill (e se vogliamo anche di Nardole che è diventato characters fisso della serie), le cose possano andare meglio rispetto alle due stagioni precedenti.
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Cosa ci hanno dato questi primi cinque episodi?
Certamente al quinto episodio non si può ancora giudicare una stagione intera o il lavoro compiuto dallo showrunner, ma possiamo dare le nostre sensazioni su ciò che abbiamo visto fin qui. Tenendo in considerazione la nuova ambientazione e i nuovi personaggi era normale che i primi episodi si sarebbero concentrati proprio sulla presentazione degli stessi, con annessi casi della settimana utili ad approfondire i vari aspetti della situazione e della personalità dei personaggi.
Ma per questo lavoro sono utili le primi tre/quattro puntate di una stagione composta da dodici episodi, dopo bisognerebbe cominciare ad arrivare al dunque, iniziando a mostrare eventi più pregnanti ed importanti per la mitologia della serie. Invece qui siamo già al quinto episodio, quasi a metà stagione, e si sta ancora perdendo tempo girando intorno al nulla. Doctor Who ci mette davanti ad una trama auto conclusiva e se vogliamo anche abbastanza banalotta.
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Il problema della fiducia nell’episodio…
Siamo nello spazio, c’è gente apparentemente morta, un equipaggio in pericolo che i grandi capi vogliono brutalmente sostituire perchè non sufficientemente efficiente e delle tute spaziali che prendono il comando. Pochi gli spunti interessanti questa settimana in Doctor Who. Vediamo il capitalismo prendere talmente tanto sopravvento che la vita non ha più valore (i datori di lavoro dell’equipaggio pensano solo al loro tornaconto, come risparmiare ossigeno, uccidendo tutti i componenti senza alcun rimorso).
Assistiamo al razzismo futuristico con il personaggio dalla pelle blu che pensa di esserne vittima. D’altronde sappiamo che con una companion di colore volevano introdurre questa tematica e a quanto pare la trattano in tutte le salse. Alla fine vediamo un Dottore cieco (come conseguenza di ciò che è successo nello spazio) che speriamo serva da apripista per cominciare ad andare più al sodo della stagione. Inoltre, Nardole viene finalmente coinvolto attivamente nel viaggio della settimana. Questo suo essere attivo nell’azione è derivato dal fatto che non si è fidato del Dottore che aveva promesso di non lasciare l’università. Al contrario, Bill si è fidata di lui quando andava incontro ad una possibile morte. Due modi di essere opposti che potrebbero fare da specchio ai fan.
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…e la fiducia dei fan
Nulla la trama orizzontale quindi in questa puntata, in favore della non certamente brillante trama verticale. Cosa ne pensano gli spettatori? E qui torno al mio discorso d’apertura. C’è chi è più portato a pensarla come Nardole e quindi in loro la fiducia verso Doctor Who e verso Steven Moffat sta piano piano esaurendo, e chi invece la pensa più come Bill e ripone ancora fiducia in un prodotto che tante cose belle ci ha regalato nel corso degli anni.
Perchè in fin dei conti è vero che questa quinta puntata ancora a trama verticale è un colpo basso, ma mancano ancora sette episodi al termine della decima stagione e quindi c’è ancora tempo di fare bene. Ma una cosa è certa: bisogna iniziare a cambiare passo già dalla prossima puntata. Complici la cecità del Dottore, il maestro o il caveau. Tutto fa brodo pur di iniziare a quagliare.
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