
Dexter: Recensione dell’episodio 8.06 – A little reflection
Sembra proprio che gli autori di Dexter vogliano farci soffrire nell’ultima stagione del nostro amato serial killer, ma proprio in senso fisico, ci fanno soffrire ogni singolo episodio con trame rabberciate, dialoghi inconsistenti, personaggi assolutamente out of character, memorie azzerate ed attori che ormai non sanno più come interpretare il proprio personaggio per l’assoluta schizofrenia del momento che vive.
Diventa realmente difficile commentare questa stagione, perché ti ritrovi a dire sempre le stesse cose e le stesse cose le ripetono episodio dopo episodio anche i tuoi colleghi. Difficile trovare nuovi spunti se gli errori e le lacune sono sempre gli stessi. Quella stessa staticità nell’errore diventa ben presto noia, ma molto prima che a scriverne, diventa noia a guardarlo.
Il dialogo iniziale tra Dexter e la Dottoressa Vogel è emblematico. La sequela di frasi assurde che escono dalla bocca dei due attori è talmente incoerente che non riescono nemmeno a fare battute e contro osservazioni sensate e che stiano insieme uno con l’altra. Ad ogni frase il mio pensiero era “ma questo è lo stesso personaggio dell’episodio scorso?” o “ma questa idiozia la sta dicendo proprio lui/lei?”. Chiariamoci, non che i personaggi fino alla scorsa puntata fossero coerenti o ben descritti, ma la schizofrenia nel fargli cambiare atteggiamento costantemente rende la visione assolutamente impossibile.
Restando sempre su Debra, tutta la storyline interessantissima (!) della missione per scoprire un marito fedifrago, giusto per mostrarci un nuovo flirt di Debra a sei episodi dalla fine della serie, che interesse mai potrà avere, a parte sentirli ripetere estenuantemente da almeno tre episodi che la famiglia porta solo casini? E che immischiarsi con le cose dei fratelli porta solo casini?
Nel frattempo il buon Dexter, cuore nevralgico dello show, decide di ammazzare un serial killer probabilmente minorenne perché s’annoia, ma, un po’ spinto dalle parole ipnotiche della matrigna Vogel, un po’ convinto dalle parole spiccie del giovane killer in erba che gli ricorda tanto il piccolo Dexterino, e un po’ pure perché col suo figlio vero può condividere solo pupazzi insanguinati e non la verità (con la V e pure un paio di altre lettere maiuscole) decide di adottare Norman Bates come figlioccio spirituale, al grido di “io ammazzo i serial killer, tu zoccole e fedifraghi”.
Colpo di teatro finale, rispunta Hannah, annunciata in ogni salsa ad ogni convention, fa la sua entrata in scena drogando la gente, giusto così per benvenuto.
Un solo consiglio, se vivete a Miami, non fate come il 98% della popolazione che lascia la porta aperta sempre e comunque, anche quando non è in casa, gira brutta gente e non parlo dei barconi di profughi.
8.06 - A little reflection
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