fbpx
Recensioni Serie TvSerie Tv

Dexter – 7.01 Are you…?

Oh Dexter Morgan. Con il tuo sguardo gelido, la tua voce narrante e la tua oscura presenza, mancavi dai nostri schermi. Per colpa del cliffhanger di fine sesta stagione ho speso milioni per farmi sistemare la mandibola che mi era rimasta dislocata per lo stupore. Appena inizia l’episodio sei già lì con Dexter e Debra.

Devo dire che la prima scena è magistrale. Lunga. Non accorcia niente. E la recitazione è assolutamente ottima. Posso immaginare la mente degli autori che pensava agli attori mentre scrivevano. Tutto il non detto, le pause, questo è lavoro attoriale mica da ridere. La tensione prolungata, i cambiamenti repentini di Dexter ci fanno quasi vedere cosa gli passa nella testa. Eh diamine, quando Debra dice “I have to call it in” Dexter si gira con uno sguardo che in confronto Voldemort era un Teletubbie.

Dopo sei stagioni ci sono solo due possibilità per le grandi serie. O cali o sali. Buffy ad esempio è una serie andata in crescendo. X-Files è andata in calando. Per quanto siano entrambi serie storiche e che ho adorato fino all’ultimo secondo. Ma è una questione di tensione. E forse di fortuna. “Buffy” è finita nel momento migliore. All’apice. Realizzare l’ottava stagione, quella che è stata creata in fumetto, non sarebbe stato possibile se non con spese impossibili. “X-Files” aveva talmente successo che ha potuto dilungarsi, risultando a volte diluito (complici anche i capricci di David Duchovny che hanno allungato tutto di una stagione).

Dexter è una serie che inspiegabilmente rimane più o meno su uno stesso livello. Sarà una conseguenza diretta del personaggio principale? Così oscuro intimamente ma verso il mondo una maschera di equilibrio? Forse per questo i sentimenti dello spettatore verso il personaggio sono così costanti? Certo, ci sono state fluttuazioni nel gradimento. C’è a chi la sesta stagione non è piaciuta affatto. A me è piaciuta moltissimo, sarà perché le storie sulle deviazione della mitologia cristiana mi sono sempre risultate interessanti.

Sarà come non sarà, sta di fatto che il fatto che Debra abbia scoperto Dexter e che buona parte dell’episodio sia incentrato su questo ne fa un concentrato di attenzione. Un crescendo interno che porta all’ottima scena finale. Dexter abbandona ogni resistenza, nonostante l’apertura di episodio ci avesse tratto in inganno con il meccanismo del parziale flash-forward. Quando Dexter apre la porta e trova tutto ribaltato, Debra sconvolta sul divano, i vetrini, i coltelli, la mano inviata da quel carciofo di Luis… Una scena memorabile.

Ci sono cose che mi infastidiscono però. Sono i meccanismi che sono stati messi in gioco in ogni singola stagione per far dire allo spettatore “oddio, adesso lo scoprono”. Perché quel maledetto vetrino che viene scoperto dalla simpaticissima LaGuerta? Perché il poliziotto (che poi viene ucciso dando il via alla nuova trama del “caso” di questa stagione per la Miami Metro) aveva intuito che qualcosa non andava nel suicidio? E perché c’è Luis, l’ex intern di Masuka, che ancora ce l’ha su con Dexter? È già lui il “villain” della stagione? Di certo c’è che mi sta già pesantemente sui vetrini.

Sì, Dexter è ritornato, con un episodio decisamente ben scritto. I personaggi sono tutti lì, li abbiamo ritrovati esattamente dove li avevamo lasciati. C’è la scoperta di Debra, i suoi ragionamenti e la sua scoperta, il terrore di Dexter e la sua resa, LaGuerta che si impiccia, Batista e Quinn che bisticciano come due amorevoli poliziotti, un amico che viene assassinato (povero Billy Brown, è passato nella serie praticamente inosservato), un nuovo caso di intrighi internazionali (hello mother Russia) e un cattivo (penoso e insopportabile) pronto a rompere le uova nel paniere.

Una premiere ottima, che getta le basi per la stagione e non cincischia stando sul pezzo, ovvero Debra e Dexter, che è quello che volevamo dalla chiusura della scorsa stagione. Bene bene… sarà un autunno decisamente piacevole.

Alessandro

Pianoforte a 9 anni, canto a 14, danza a 16 anni. Poi recitazione. Poi la scuola professionale di Regia Cinematografica. Poi l'Accademia di teatro di prosa. Anche grafica, comunicazione, eventi di spettacolo. Ma qui soprattutto un amore sconfinato per le serie tv americane e inglesi, con la loro capacità di essere le vere depositarie moderne della scrittura teatrale antica anglosassone.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio