
Dark Matter: Recensione della Seconda Stagione della serie di SyFy
Come avevo ipotizzato già dai primi due episodi di questa seconda stagione, Dark Matter non solo è stato in grado di portare sullo schermo una bellissima seconda stagione ma superare di gran lunga la prima. Una stagione a cui, all’alba del pilot, non avevo dato nemmeno mezza possibilità.
Vecchi personaggi, nuovi personaggi, nuove trame
Malgrado sia difficile dire quale sia stato il momento migliore di questi tredici episodi, si può iniziare con il sottolineare la nuova tipologia di storie introdotte, che di sicuro hanno fatto la differenza. Se prima eravamo focalizzati sullo scoprire chi fossero i membri del team Raza e quale fosse il loro passato, in questa stagione non c’è più la fiducia in gioco e neppure il passato bensì il futuro.
I vari personaggi, malgrado l’inevitabile confronto con il proprio passato, guardano principalmente al futuro (quasi tutti, almeno) e a come il loro ruolo possa, in ultima analisi, condizionare per il meglio gli eventi che stanno per accadere. Non c’è più la fiducia in gioco, ormai solo Six è escluso dalla lista di quelli di cui potersi ciecamente fidare, ma il modo in cui i vari membri del team riescono a comunicare gli uni con gli altri.
La parte migliore della stagione e di certo gli episodi più memorabili sono proprio quelli in cui le emozioni prendono il sopravvento. E’ il caso di Going Out Fighting, incentrato su Two e sulla lotta per la sua vita, condizionata dai micro-organismi che fanno funzionare la metà del suo organismo che non è completamente umana.
Si aggiungono alla crew di Raza anche Nyx (Melanie Liburd) e Devon (Shaun Sipos), il cui destino tuttavia non pare superare questa seconda stagione, dal momento che entrambi sembrano deceduti.
Dark Matter tra universi paralleli e colpi di scena degni di questo nome
Se c’è una cosa che una serie come Dark Matter rischia, con l’incedere degli episodi, è l’originalità. Quello dell’universo parallelo è un espediente forse troppo usato per poter essere davvero definito “originale” ma non di meno svolge bene il suo compito. L’episodio otto – Stuff to Steal, People to Kill – mette davanti ai protagonisti uno specchio distorto e mostra loro come avrebbero potuto essere se la loro memoria non fosse stata cancellata.
La scelta di uccidere la sua famiglia, di prendere possesso del dispositivo che permette di viaggiare in un attimo ai limiti opposti della galassia, o perfino in universi paralleli, sono tutte azioni che dimostrano che non potrà più tornare indietro. Come successo con One ad inizio stagione, anche Four è ormai un estraneo.
A differenza dell’Android, che in questa stagione ha avuto forse anche troppo spazio a lei dedicato. L’intera storyline delle emozioni e dei sentimenti non è stata mal sviluppata ma lasciata, non di meno, senza una degna conclusione o un’influenza specifica ai fini della trama. È stato interessante scoprire che c’è un intero mondo la fuori in grado di mascherare i comportamenti da robot – come accaduto anche nel finale – ma a parte questo? Il nulla.
Il cliffanger finale e le domande irrisolte per la terza stagione
Ancor più della prima stagione, questa volta lo spettatore resta sospeso nell’incertezza. Mentre la stagione spaziale su cui si trovano sta esplodendo, i membri di Raza sono tutti separati e nelle condizioni meno favorevoli per potersi salvare. Two viene buttata all’aria da un esplosione (viva o morta?), Three rinviene mentre un uomo lo fissa (amico o nemico?), Six scappa ma ancora non sappiamo se ce la farà ad arrivare al Marauder e tornare sulla nave (ce la farà o no?) mentre Five è dispersa in compagnia di Truffault, ed anche la sua di sopravvivenza è in dubbio.
A discapito delle aspettative ancora non sappiamo chi sia tornato dall’universo parallelo con i membri del team Raza e, chiunque sia, è ancora là fuori e non sappiamo né la sua identità (probabilmente si tratta di One o di Five, assenti entrambi dal finale dell’episodio nell’altro universo) né le sue intenzioni.
Si conclude così, con un grandissimo cliffanger la serie (già rinnovata) che rivedremo la prossima estate. Dark Matter si conferma un prodotto interessante, avvincente e pieno di aspettative che regala al pubblico un buon mix di spazio, emozioni e trama, lasciandolo soddisfatto ma smanioso di sapere “di più”. Ci vediamo l’anno prossimo con una nuova stagione.
Nel frattempo è aperto il Toto-Dark Matter: chi sarà sopravvissuto e chi no?
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