
Dark Matter: Recensione degli episodi 2.01 – Welcome to your New Home e 2.02 – Kill Them All
Il pilot di questa serie non mi aveva particolarmente entusiasmata. Anzi, mi aveva deluso davvero profondamente. Con l’andare avanti delle puntate, tuttavia, la mia opinione non ha potuto fare a meno di mutare, facendomi rivalutare quella serie che forse, come spesso accade anche per gli addetti ai lavori, ero stata troppo frettolosa a giudicare. La seconda stagione di Dark Matter si apre con due episodi che, benchè divisi, costituiscono un unico lungo ciclo narrativo, che ci fa ripartire esattamente da dove eravamo rimasti nel finale della precedente stagione.
Due, Tre e Quattro, risvegliatisi in un ascensore con altri sconosciuti, scoprono ben presto di essere in una prigione a dir poco a prova di fuga. Se dei normali criminali potrebbero lasciarsi scoraggiare da un tipo di sicurezza sopra la media, da gruppetti mafiosi che nemmeno i Savastano e delle gerarchie a dir poco ridicole, non si può dire altrettanto per l’equipaggio di Raza, che in poco tempo riesce ad organizzare una serie di interventi per sondare la sicurezza e mettere su un piano di fuga. Benchè alla fine sia una fortunata serie di fattori a permettere ai tre di fuggire – non per ultimo l’intervento di Cinque e di Sei, nonché della donna che trasmette i piani della prigione a Tre – è indubbio come il team dimostri ancora una volta di essere in grado di gestire qualsiasi situazione, con una simbiosi faticosamente acquisita ma che, come si vede, produce i propri frutti. Se solo si considera come all’inizio tutti loro, tutto l’equipaggio di Raza non fosse che un gruppo disomogeneo di elementi mal assortiti, con tante bugie quanti segreti a fare da tramite in una comunicazione già di per sé difficoltosa, sono rivelatori la loro cooperazione e il lavoro di squadra.
Molti simili a quello di Cinque e di Sei. Avevamo già capito che tra i due ci fosse un legame particolare già dalla prima stagione, quando si era scoperto come Cinque avesse in realtà cancellato (accidentalmente) la memoria al team per proteggere Sei, un agente sotto copertura. Malgrado siano effettivamente ai lati opposti di un sistema giudiziario, questo non ferma Sei – o Kar Vallick – dal proteggere la ragazzina anche quando è in mano alla sua organizzazione. Se Uno viene presto liberato da un avvocato e la sua strada si divide da quella degli altri – prima di terminare bruscamente proprio per mano dell’uomo di cui ha assunto faccia ed identità – Cinque e Sei hanno modo di restare più uniti che mai, tanto che alla fine è proprio la lealtà di Sei alla ragazzina dai capelli colorati, nonché alla sua squadra, a portarlo dalla loro parte e ad aiutarli a fuggire. Una fuga che, a discapito di quanto ci si potesse aspettare, non è affrettata ma si prende il suo tempo, dando anche modo ai vari protagonisti di confrontarsi con alcune realtà del loro passato e a noi spettatori di conoscere ulteriori sottotrame.
Ad aiutare la rocambolesca fuga dalla prigione – a cui si aggiungono alti tre elementi, che fuggono su Raza proprio come gli altri – è l’Androide, con una lealtà tanto lodevole quanto impossibile. Avevamo a lungo esplorato l’umanità dell’Androide nella prima stagione ed il suo rifiuto di cedere i segreti del gruppo al nemico è probabilmente solo uno degli effetti di quell’evoluzione a cui abbiamo assistito. Si tratta di una macchina, certo, ma una macchina a costante contatto con gli umani, che ne assorbe quotidianamente usi e linguaggio. È stato un comportamento brutale quello che l’ha vista uccidere tutti i carcerieri di Cinque ma, non di meno, quando la ragazzina le ha ordinato di ucciderli l’Androide non ha minimamente esitato. Spara a tutti con una faccia stoica ed impassibile.
I primi due episodi sono stati dinamici, veloci e scattanti, belli proprio in quanto introduttivi di una serie che non è più concentrata su un gruppo di sconosciuti che cerca di ritrovare la propria identità ma una Squadra alle prese con le minacce di un mondo che non ignora più la loro situazione, che sa della loro amnesia ed è pronto a trarne vantaggio. Un esempio è la Alie (fan di The 100, spero cogliate la reference) in bianco, particolarmente interessata a Sei e alla sua squadra, che si è autoeletta in queste due puntate ‘villain della stagione’. La donna punta alla piccola del gruppo per motivi a noi ancora sconosciuti ma che di certo non tarderanno a manifestarsi. Come del resto la trama di una stagione che, per ora, sembra estremamente promettente.
In attesa delle prossime recensioni, non dimenticate di mettere un like alla nostra pagina Facebook per essere sempre aggiornati su tv e cinema.
Visitor Rating: 4 Stars