
Daredevil: Recensione dell’Episodio 1.10 – Nelson v. Murdock
Molte serie non riescono a definire, neppure nel corso di venti episodi o poco più, i personaggi principali. Daredevil non fa questo errore e, nel giro di pochissimi episodi, riusciamo a inquadrare chiaramente e a delineare i tratti salienti non solo di Wilson Fisk, volutamente rimasto ai margini della vicenda, prima di emergere e imporsi con tanta forza, ma anche dell’amicizia di Foggy e Matt.
Considerato tutto è quasi un miracolo che Foggy sia rimasto per così tanto tempo all’oscuro della doppia identità del suo migliore amico e collega. Avevamo dedotto che la loro fosse un’amicizia di lunga data e i flashback che il decimo episodio ci regala ne sono una prova. Non è solo piacevole ma è necessario questo excursus nel passato, nel mondo che era e che non è più, che ci racconta di due amici, poco più che adolescenti, le cui uniche preoccupazioni non erano altro che ragazze e corsi da seguire – sempre per trovare delle ragazze. L’amicizia dei due è istantanea, quasi come se fosse meant to be fin dall’inizio. In netto contrasto con quella fiducia e quell’affetto reciproco, invece, è il presente, in cui Foggy non riesce a comprendere le ragioni di Matt. La prima domanda, praticamente scontata, è proprio riguardo alla sua cecità, la cui spiegazione non soddisfa a pieno Foggy, proprio come la scoperta del super udito di Matt, che quindi costringe l’amico a ripensare a tutte le volte in cui poteva avergli mentito e in cui Matt, per non urtare i suoi sentimenti, l’aveva assecondato. E’ un colpo, un duro colpo quello che viene inflitto alla loro amicizia, che malgrado tutto, anche se fragile, resta comunque in piedi.
Foggy potrebbe dire la verità a Karen ma si trattiene perché, da qualche parte, dentro di se, sa che Matt, malgrado tutto, malgrado le bugie e le passeggiate notturne in maschera, è sempre il suo amico di un tempo. Non so ancora dire quando potrà perdonarlo e in che circostanza ma sono assolutamente certa del fatto che si, potrà perdonarlo. Del resto non è che la sua santa Karen sia tanto diversa. Anche lei, proprio come Matt, anche se con modalità e motivazioni diverse, sta mentendo spudoratamente a Foggy per portare avanti la sua crociata con il reporter Ben Urich. Molto delicata e commovente la scena dedicata a lui e sua moglie, che in parte ci porta a comprendere il suo desiderio di giustizia ma anche la sua natura schiva e solitaria. Quando intraprende il viaggio verso la casa di cura penso sia realmente convinto delle buone intenzioni di Karen, che in realtà continua la propria personale indagine, che la porta a scovare la madre di Fisk. Una madre ormai anziana ma che sa troppo, una madre che ha visto ciò che Fisk ha fatto e quello che l’ha reso ciò che è.
Un episodio, per concludere, molto denso di eventi, che prosegue con i tre sipari separati di Karen e Ben, Fisk e infine Matt e Foggy. Il ritmo, come ormai la serie ci ha insegnato, non è lento ma scorrevole, che si perde in scene apparentemente statiche ma che arricchiscono in maniera indispensabile i personaggi ed il loro background. Pochi episodi alla fine e io già non vedo l’ora che arrivi la seconda stagione. Ah Netflix, perché sei così bello?!
1.10 - Nelson v. Murdock
Emozionante
Valutazione Globale