
Daredevil: Recensione dell’ episodio 1.09 – Speak of the devil
Pare quasi che lo facciano apposta. Seconda recensione di “Daredevil” che mi tocca e seconda frase fatta che mi tocca usare. Stavolta, i miei venticinque lettori di manzoniana memoria potranno però perdonarmi perché è il titolo stesso di questo episodio a citare un ben noto proverbio. “Speak of the devil” si traduce banalmente in “parli del diavolo” ed inevitabilmente chi legge completa la frase con il classico “e spuntano le corna”. Solo che qui non siamo in una gara di proverbi soprattutto perché Netflix è piuttosto generosa ed offre un premio gratuito per chiunque si accosti a questa serie. Ed il premio è la serie stessa che, episodio dopo episodio, si conferma il miglior prodotto del genere super eroe apparso finora.
“Speak of the devil” è un episodio a tratti shakespeariano. Potrebbe sembrare un paragone azzardato, ma per certi versi i dubbi di Matt sul proprio ruolo echeggiano lontanamente quelli dell’Amleto creato dal Grande Bardo. Il tormentato principe di Danimarca era convinto della necessità di vendicare l’omicidio del padre punendo inesorabilmente la madre traditrice e lo zio usurpatore per cancellare il marcio che regnava sovrano nella corte danese. Matt sa che l’unica salvezza possibile per la sua amata Hell’s Kitchen è cancellare quel crimine organizzato che la corrode impedendone la rinascita e affogandola in un mare di violenza e terrore. Sia Matt che Amleto sono però frenati dalla propria profonda moralità che fa sentire loro il peso enorme di ciò che questa missione significa. Vendicare la morte del padre è possibile solo uccidendo madre e zio; cancellare il crimine da Hell’s Kitchen si può fare solo ammazzando i criminali che la schiavizzano. Ma portare a termine questi gravosi eppure irrimandabili compiti significa anche accettare di diventare tutto ciò che si è sempre odiato. Cosa differenzierebbe infatti Amleto dallo zio se entrambi hanno ucciso con l’inganno per salire al trono? In cosa Matt sarebbe diverso da Wilson Fisk se entrambi hanno usato la morte come loro alleata per realizzare il proprio sogno per Hell’s Kitchen? Se Amleto si rifugia in una finta pazzia tra monologhi profondissimi e dialoghi surreali e sinceri con l’amico Orazio, per Matt la situazione è ancora più difficile. Perché Matt deve continuamente indossare due maschere diverse. Quella del Diavolo Custode che di notte si aggira impavido per proteggere la sua città. E quella dell’avvocato prudente che sceglie le strade più lunghe ma meno pericolose frenando l’irruenza passionale di Karen e la spavalderia incosciente di Foggy. Anche Matt, come Amleto, più di Amleto ha bisogno di un Orazio con cui confidarsi pur nella necessità di mantenere il segreto sulla sua doppia identità. Padre Lantom è allora qualcosa di diverso dal silenzioso Orazio. Non un muto ascoltatore a cui raccontare i propri dubbi, ma una voce tranquilla che non ha la pretesa di sciogliere i nodi che avviluppano l’anima tormentata di Matt, ma una mano amica che prova ad allentare quegli opprimenti lacci proponendo non soluzioni indiscutibili ma punti di vista alternativi.
“Esiste il Diavolo?” domanda Matt. “Dipende” potrebbe essere la sintesi approssimata della lunga risposta di Padre Lantom. Dipende da cosa si intende per diavolo. Non è un caso che a questa risposta non definitiva il prete giunga portando esempi concreti e personali. Perché il diavolo può essere una elegante metafora per simboleggiare il male nascosto tra le pieghe oscure di una anima deviata. E a questo diavolo si può anche non credere bollandolo come un vuoto sofisma per teologi preoccupati più di apparire sofisticati filosofi che sacerdoti dediti al contatto quotidiano con fedeli bisognosi di sostegno. Ma il diavolo può essere anche un uomo malvagio incapace di vedere il bene scintillante che emana da un suo simile rispettato da amici adoranti e nemici spietati (come il saggio Tutsi barbaramente trucidato dal comandante Hutu nell’aneddoto raccontato a Matt). Quel diavolo è concreto e può esistere quando il male prevale sul bene. Ma se è il bene a dover uccidere il male? Se è il bene a dover scegliere le armi del male per estirparlo come una radice cattiva che guasta un raccolto dorato? Può ancora esistere il diavolo? O quel diavolo è piuttosto un angelo mascherato? Domande che si affollano nella coscienza inquieta di Matt e a cui padre Lantom non ha volutamente dare risposte perché troppo difficile è la scelta per poterla giudicare a priori.
Pestato da un Fisk che si dimostra anche valente picchiatore, il vendicatore mascherato non può che trascinarsi malconcio a casa giusto in tempo per venire scoperto da quel Foggy che voleva tenere lontano dalla sua nemesi e che facilmente aveva dato fede alle menzognere voci contro il Diavolo Custode. Un finale che rappresenta un’ennesima sconfitta per Matt che dovrà giustificare le sue bugie con l’amico di una vita. Perché quando parli del diavolo è la verità la prima a rischiare di essere battuta.
1.09 – Speak of the devil
Diavolo?
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