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Da Vinci’s Demons – Recensione della terza stagione

1Giunge così al termine, dopo tre spettacolari anni, Da Vinci’s Demons, la serie che ha dato i natali – e anche magnificamente, aggiungerei – alla mente più geniale che sia mai esistita, Leonardo da Vinci. Ancora una volta, e forse non sarà nemmeno l’ultima, lasciamo che siano i nostri cugini alla lontana, gli americani, ad esaltare le personalità di spessore che l’Italia ha partorito, in questo caso il genio di un artista fiorentino, con un immaginifico viaggio temporale e spaziale che ci porta nella Firenze del XV secolo. Una serie in costume che rimane, sino all’ultima inquadratura, fedelissima a questo stile che, negli ultimi tempi specialmente, sta prendendo largamente il sopravvento: non una pecca nelle scenografie, non una pecca nei costumi, né nell’organizzazione delle scene, persino in quelle più toste, realizzate con il tocco magico del digitale. Insomma, sembra di essere proprio lì, con Leonardo, nella stregata Firenze guidata dalla famiglia dei Medici.

Ciò che ci arreca un po’ d’amaro dispiacere, invece, è la trama. Una trama che parte alta e promettente nella prima serie e che, per motivi ancora oscuri, si perde nell’ultima, convergendo in un finale scontatamente banale, (sin dal momento in cui Lucrezia Donati coraggiosamente sale sul tetto per lanciare in aria la creazione di Leo sappiamo già come andrà a finire) che quasi riesce a sabotare il duro lavoro triennale della Starz.

Innanzitutto, sembra non esserci pace per Leonardo. I nemici si sono, in pratica, duplicati: è costretto a combattere non solo i figli di Mitra, ai quali, per un errore di valutazione, si era unito precedentemente, ma anche i Turchi, decisi fermamente ad imporre il proprio dominio sulla costa italiana, il Labirinto, un’altra setta satanica guidata da un uomo misterioso, The Architect, ed infine si confronterà persino con Girolamo Riario, sua nemesi da sempre, convertitosi al credo del Labirinto, spinto da esso a commettere abominevoli peccati, salvato dallo stesso Leonardo ed infine riconvertitosi nuovamente al male, come vedremo poi nel season finale, quando senza esitazione alcuna toglierà la vita a papa Sisto IV, il padre che anni ed anni prima aveva privato lui della sua2 anima.

A ciò si unisce il conflitto interiore di Leonardo stesso, il leitmotiv che ci ha un po’ cullato per l’intera durata della serie televisiva, ma che diventa tematica imponente e massiccia soprattutto in questi ultimi dieci episodi, durante i quali Leonardo è costretto a convivere con il senso di colpa di aver, seppur non di sua volontà, donato ai Turchi le sue armi da guerra, quelle che lui aveva progettato perché la sua Firenze potesse difendersi e non attaccare. Leonardo sente di aver scelto il male, pur non avendolo fatto consapevolmente, e cade in un vortiginoso stato di disperazione che non gli permette di perdonarsi.

Dinanzi alla forte ostilità che prova nei suoi confronti, Leo, dopo una lunga crescita interiore in cui capisce di essere stato solo una pedina di Al-Rahim e quindi di non essere il responsabile della distruzione operata dai Turchi con le sue macchine da guerra, decide comunque di meritare una redenzione, e di tornare ad essere quello che è sempre stato, un piccolo pittore di bottega, ma non prima di aver messo la parola fine alla situazione bellica contro i Turchi: il pittore egomaniaco della prima serie diviene, così, maestro di guerra che scende sul campo di battaglia, in prima persona, e che ancora una volta riesce a salvare l’Italia.

Che Leonardo da Vinci abbia “schizzato” qualche prototipo di macchina da guerra non è di certo una novità: i numerosi scritti cifrati che ci sono pervenuti mostrano lo studio di alcuni congegni molto innovativi per l’epoca, ma non sappiamo mai quanto effettivamente sia stato poi realizzato, né tanto meno quanto davvero Leonardo sia potuto scendere in campo a combattere, faccia a faccia, l’orda dei Turchi. E’ qui che la Starz decide di puntare senza pensarci troppo: la terza serie diventa così quasi un illusionistico trip di come le cose sarebbero potute andare, dove questi dieci episodi scrivono le pagine di un’anti-storia, in cui il fantastico si mescola con il reale, prendendo spesso il sopravvento.

Così Clarice Orsini viene assassinata da Girolamo Riario, Carlo de Medici dallo 3stesso Leonardo, Lorenzo de Medici viene tenuto in prigionia per un periodo dai Turchi, per poi rientrare a Firenze ed intessere una relazione amorosa con Vanessa, quella che è stata la compagna di suo fratello Giuliano, il conte Dracula partecipa alla crociata contro gli ottomani e ancora una volta, Girolamo di Riario uccide, in questo caso papa Sisto IV, il tutto su uno sfondo impregnato sino alle ossa di occultismo, quello dei rituali sacrificali del Labirinto e di esoterica magia, quella di Al-Rahim, della mamma di Leonardo, di quella unica pagina del Libro delle Lamine che fornisce a Leonardo la conoscenza per poter realizzare il suo congegno militare.

I personaggi pensano, agiscono, crescono, cambiano e mutano le proprie idee, le proprie salde convinzioni dinanzi ad un mondo anch’esso inaspettatamente mutevole, a volte duro, a volte sin troppo goliardico, che non fa altro che prendersi gioco di noi e delle nostre menti, un mondo dal quale non sappiamo mai cosa poterci aspettare. Così ciascun personaggio vive un personale viaggio emotivo segnato dai tortuosi eventi cui è stato soggetto, un viaggio che smuove le coscienze e le fa vacillare, incarnando perfettamente così l’eterna indecisione del genere umano nella scelta tra il bene il male.

Ma quasi come se questa ascesa nulla avesse significato, gli sceneggiatori ci rifilano per il finale la pagnotta già pronta, la donna amata (Lucrezia) che muore eroicamente, il cattivo (Girolamo) che, anche se per un periodo ha scelto il bene, ritorna scontatamente tra le file del male, perché è la sua indomabile natura, che non può essere convertita, non può essere cambiata, non può essere nemmeno salvata da una fede e da un credo dietro i quali spesso ci nascondiamo, senza mai fare nulla di concreto, l’altro cattivo (Sisto IV) che finalmente ha ciò che merita, la morte appunto, ed il nostro eroe, Leonardo, che torna alla sua tranquilla vita di bottega a Firenze. Cosa avrà voluto significare questo finale? Od anche, in antitesi ad esso, cosa avrà voluto significare l’intera serie? Sigla e titoli di coda, e numerosi interrogativi cui non avremo la possibilità di dare risposte.

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mmorìn92

Amo i libri, il cinema, la fotografia, l'arte, l'architettura e soprattutto...i telefilm! Amo, insomma, la vita. Ma una "biographical info" sarebbe davvero troppo riduttivo per descrivermi. Lascio quindi a voi l'ardua sentenza! https://www.facebook.com/MorinPhotographer?fref=ts

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