
Class: Recensione episodi 1.01 – For Tonight We Might Die e 1.02 – The Coach With the Dragon Tatoo
Le prime due puntate di Class aprono uno squarcio sulla vita quotidiana di quello che è l’universo televisivo di Doctor Who. Dato che infatti Class si aggiunge alla lunga lista di spin off del più longevo show della televisione britannica e non, il tema centrale è sempre lo stesso: minacce aliene.
Il pilot, soprattutto, è estremamente introduttivo: l’ambientazione è già familiare a chi frequenta il Dottore, la scuola di Coal Hill dove già abbiamo visto il Tardis atterrare un paio di volte in passato (la più recente: The Caretaker, 8.06); una scuola che ora, come sentiamo dalle parole del Dodicesimo, è un po’ più esclusiva.
La situazione è costituita da uno schema classico: una minaccia aliena che incombe sugli studenti della scuola. I personaggi, pescati dalla classe migliore della scuola, dovrebbero quindi costituire il punto di forza dello show. All’inizio sono quattro ragazzi che non si conoscono tra di loro (non tanto da considerarsi un gruppo, almeno), ma che per forza di cose vengono a contatto perché si ritrovano immischiati nella terribile esperienza di un’ invasione aliena.
Terribile e brutale: questi sono i due aggettivi attribuibili all’invasione dei Shadow Kin, una razza che dalle fattezze potrebbe tranquillamente provenire da Mordor, ma che in realtà è composta da assassini silenziosi sulle tracce di un Principe e di un suo collaboratore/nemico/schiavo. Da notare che in Doctor Who le invasioni aliene tutto sono tranne che portatrici di morte. Infatti sullo schermo il sangue non è mai mostrato direttamente: si passa direttamente a contare le vittime.
Ecco allora il motivo per cui esistono spin off come questo Class: mostrare cose che in Doctor Who uno non vedrebbe mai. Sangue, budella ridotte in poltiglia, morti violente e improvvise con quel tocco di paura più tangibile che mai. Qui poi si fa riferimento a un preciso target: quello dei giovani. Una scelta interessante fatta sia per avvicinare i giovani all’universo di Doctor Who (che nell’era Capaldi non ha più attirato nuovo pubblico), sia per allontanarsi dall’universo composto puramente da adulti di Torchwood.
Da questo punto di vista Class funziona, ma può migliorare. Il primo episodio, infatti, ricorda molto quella puntata di Doctor Who (precisamente Love & Monsters, 2.10) dove il Dottore appariva soltanto negli ultimi cinque minuti giusto in tempo per salvare la situazione, mentre noi spettatori siamo eravamo stati tutto il tempo con un gruppo di perfetti estranei al telefilm. È più o meno quel che succede qui.
Gli adolescenti protagonisti sono alle prese con una vita già molto difficile tra esami complicati (e il Dottore sa quanto possono essere difficili) e professoresse spietate (che in realtà sono aliene: Katherine Kelly è decisamente okay in questo ruolo). È solo nel secondo episodio che Class si lascia dietro ogni ricordo di Doctor Who e forgia una propria identità. Sembra un procedurale, con il classico mostro-alieno della settimana.
Da questo punto di vista non brilla molto per inventiva e originalità, pur avendo alcuni piccoli spunti interessanti: porte barricate che non risolvono problemi, gente che non scappa e ti prende per idiota se urli dicendo di fuggire, genitori realmente comprensivi e cose così, piccole ma che fanno capire che i dettagli sono curati (con tanto di easter-eggs per i più attenti). Anche gli effetti grafici dei mostri non sembrano tanto male, ma magari avranno investito tutto il budget per sbalordire all’inizio. C’è sicuramente spazio e tempo (ah-ah) per migliorare una trama che per ora non mostra niente di nuovo per un pubblico adulto, ma che sicuramente farà colpo sul pubblico di riferimento, quello dei giovani. D’altronde, ricorda molto Misfits: senza poteri, ma con quel tocco di sovrannaturale.
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