
CALL MY AGENT – ITALIA: Il successo svelato. Recensione della prima stagione. Da recuperare subito!
Quello dell’agente degli “artisti” è un lavoro non per tutti, sicuramente devi amare il cinema, forse devi essere pure un po’ matto, affetto da quella sana follia che ti permette di assecondare il genio dei clienti, che ti fa intuire prima di altri il successo di un progetto (perché dopo siamo tutti bravi).
Questo è in sintesi il lavoro dei membri dell’agenzia romana CMA, acronimo del titolo della serie Sky Original “Call My Agent”.
Rifacimento della serie francese “Dix pour cent”, trasmessa nel 2015, Call My Agent è un gioiellino di casa nostra. Una sfida sicuramente difficile quella di replicare prodotti di successo di altre nazioni, il cui risultato positivo non è mai scontato (vedete Noi, remake flop di This Is Us); eppure questa prima stagione di 6 episodi sulle vicissitudini di un’agenzia che cura gli ingaggi delle star cinematografiche, è riuscita perfettamente nell’impresa.
Ottimo l’assortimento del cast principale, dove ognuno si ritaglia un ruolo originale. Egregio il parterre di guest star che uno dietro l’altro portano in scena l’attore o regista sotto una luce mai banale, a tratti intimistica, mettendo a raffronto il ruolo pubblico con le fragilità proprie di un qualunque artista, seppure affermato.


I TEMI DEGLI EPISODI IN PILLOLE
- Episodio 1 – Paola Cortellesi: un attore cinquantenne può mostrare le sue rughe sul set ma un’attrice va scelta in base all’età e non alla bravura, cosa dovrà fare Paola per adattarsi ai tempi moderni?
- Episodio 2 – Paolo Sorrentino: davanti a un maestro del cinema la nuda verità lascia spazio ad una stucchevole riverenza, dimenticandosi però della mente acuta del proprio interlocutore.
- Episodio 3 – Pierfrancesco e Anna: una buona immedesimazione può portare a confondere la finzione con la realtà ed a mischiare le carte rendendo il suo protagonista un valido candidato all’Oscar, o al limite al David.
- Episodio 4 – Matilda De Angelis: quanto possono incidere gli haters sul lavoro di un artista? Se i più inflessibili cinefili stanno storcendo il naso, sappiate che la risposta è tutt’altro che scontata.
- Episodio 5 – Stefano Accorsi: l’amore per il proprio lavoro può diventare un’ossessione, una droga di cui non poter fare a meno.
- Episodio 6 – Corrado Guzzanti: una carriera fulgida oramai alle spalle, ma un futuro all’orizzonte non così allettante, quale è il giusto compromesso tra mantenere fede al proprio background e adeguarsi alle nuove richieste di mercato?
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Call My Agent è un remake riuscito?
Tutto funziona alla perfezione in Call My Agent: sullo sfondo di una Roma eterna, magnifica nei suoi ritratti quotidiani, ci vengono raccontate storie di show business di grande attualità utilizzando il registro dell’ironia sagace, portandoci a riflettere su tematiche serie:
- il peso dei social network,
- la bulimia di lavoro,
- lo spirito di adattamento, …
In tutte le puntate si avverte il desiderio di abbattere la “quarta parete”, di raccontarci la persona dietro il personaggio eliminando la barriera che separa l’artista dallo spettatore, così facendo ci trasmette un messaggio autentico e schietto, fatto di quotidianità, di famiglia, il tutto condito intelligentemente da una sottile autoironia.
Esperimento riuscito a pieni voti, e siamo in trepida attesa di una seconda stagione che avvertirà inevitabilmente il peso delle aspettative altissime. Ma noi siamo ottimisti e fiduciosi.