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Bridgerton, un period drama romance che non si prende troppo sul serio: La recensione della prima stagione

Bridgerton, la nuova serie Tv di Netflix creata da Chris Van Dusen (un co-produttore esecutivo di “Scandal” di Shonda Rhimes) basata sui romanzi rosa di Julia Quinn è la prima serie originale per Netflix della società di produzione Shondaland, che era stata, per anni, una pilastro della lineup della prima serata della ABC.  Già dopo il primo fotogramma si capisce che il budget a disposizione non ha chiaramente nulla a che vedere con quello che la società di produzione poteva utilizzare sulla rete generalista. Fotografia, costumi, musica, cast e tutto il comparto tecnico della serie sono di buon livello.

Ma veniamo a Bridgerton che è sicuramente lo show simbolo di queste vacanze natalizie pandemiche.
Tra una fetta di panettone e un film di Natale, la serie ha catturato subito vari tipi di spettatori, incollando allo schermo anche chi non ama il genere romance e che in tempi normali avrebbe tranquillamente saltato la serie senza dispiacersi.

Quindi perchè Bridgerton ci è piaciuta tanto? Come mai è riuscita a catturare la nostra attenzione, portando molti spettatori a fare un binge watching di tutti gli episodi in uno o massimo due giorni?

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Bridgerton_cover
Bridgerton recensione prima stagione

Bridgerton, uno scintillante period drama con un tocco di originalità

Iniziamo subito con il dire che Bridgerton è un period drama sui generis. Sebbene la storia che vediamo in “Bridgerton” sia conforme in molti modi agli standard del romanticismo Regency e del dramma sociale, il periodo storico che viene descritto nella serie ha degli elementi fantasiosi, tra tutti ovviamente quello che spicca è la presenza delle persone nere nella nobiltà del tempo.

Bridgerton inizia come qualsiasi altro period drama britannico, ma immediatamente vediamo persone nere inserite in modo egualitario all’interno della società e a tutti i livelli della classe sociale, una boccata d’aria fresca che rende originale e interessante la rappresentazione di questo periodo storico.
Si fa un solo veloce cenno a questa diversificazione, lontana dalla vera cornice storica dell’epoca,  quando si racconta la storia della regina (nera) che rubò il cuore al re (bianco) portando automaticamente ad un riconoscimento immediato di tutta la comunità afro inglese. 

Un romance come Bridgerton non poteva non puntare e spiegare tutto sull’amore, no?

Daphne e il duca, la storia d’amore che convince

Se la serie sorprende, come abbiamo detto per  la sua cornice storica rivista, quello che cattura e tiene incollati allo schermo è la storia tra Daphne e il Duca, anche se la serie appare più ritmata e interessante nei primi 4-5 episodi quando nasce e si consolida prima l’amicizia e poi l’amore tra i due. 

La serie in questa prima fase ci regala sontuose scene di ballo e una narrazione ben ritmata e divertente, perchè se c’è una cosa azzeccata in questa serie è il tenore generale. 

Bridgerton: una scena della prima stagione
Bridgerton recensione prima stagione

Una serie che non si prende troppo sul serio

Bridgerton non si prende mai troppo sul serio, è un po’ sopra le righe, ma lo è volutamente e in modo leggero e brillante. E’ una serie di puro intrattenimento, un delizioso passatempo che non finge mai di voler essere altro e per questo  io sono una di quegli spettatori conquistati che di base non segue serie romance.

 E’ vero la serie ha dei difetti che a mio avviso emergono tutti nella seconda parte, quando Daphe e il Duca iniziano la loro vita matrimoniale. La distanza geografica rispetto agli altri personaggi, li slega troppo dalle vicende di corte, rendendo a volte, gli episodi centrali soprattutto, quasi troppo ripetitivi.

 La scena della supposta violenza sessuale ai danni del Duca, di cui vi abbiamo parlato nel nostro articolo, è stata poi usata per creare una rottura tra la coppia, ma senza che questa rivestisse una vera importanza. Il punto cardine è rimasto il volere o non volere i figli che diventa a mio avviso un po’ trito e ritrito a causa anche di dialoghi non troppi elaborati e, soprattutto perchè a corte invece si discute sull’identità di Lady Whistledown a cui presta la voce Julie Andrews e di altre quisquilie interessanti, come la gravidanza di Marina Tompson che ha cercato di mettere nel sacco Colin Bridgerton.

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Storyline secondarie che convincono  

La serie, infatti convince anche per la altre storyline, per così dire, secondarie, anche se Bridgerton può essere definita a tutti gli effetti una serie corale. Gli altri personaggi, infatti, hanno tutti un loro ruolo e uno spazio dedicato. Non a caso i romanzi da cui è tratta la serie sono ben 9 e raccontano la famiglia Bridgerton nei minimi dettagli. 

Abbiamo Antony innamorato di una cantante lirica non adatta ad essere sua moglie, Colin che si infatua di Marina Thompson, incinta di un altro uomo, Eloise, la Jo March dei Bridgerton con una mentalità troppo moderna per l’epoca e tanti altri che se anche compaiono di meno, hanno tutti una buona back story che permette di incuriosirsi a tutti i personaggi.

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Jonathan Bailey in Bridgerton
Jonathan Bailey in Bridgerton – Bridgerton recensione prima stagione

Il cast eccellente è la vera ciliegina sulla torta

Come non citare il cast, se Bridgerton si lascia guardare piacevolemente anche da non amanti del genere è proprio per il suo cast eccellente. La recitazione è molto curata da parte di tutti gli interpreti coinvolti, anche da chi ricopre ruoli minori a spiccare tra tutti è a mio avviso Jonathan Bailey che tiene la scena con carisma e talento, ma come già dicevo è veramente difficile trovare qualcuno non all’altezza. Gli stessi Regé-Jean Page e Phoebe Dynevor, hanno una chemistry pazzesca e convincono sempre nelle loro scene.

Un casting azzeccatissimo che permette di coinvolgere lo spettatore puntata dopo puntata.

Phoebe Dynevor in Bridgerton
Phoebe Dynevor in Bridgerton – Bridgerton recensione prima stagione

Bridgerton è una serie trash?

Penso che si usi in modo improprio la parola trash per definire prodotti come serie tv i film un po’ sopra le righe. Treccani però riporta questa definizione 

Trash riferito a prodotto (libro, film, spettacolo televisivo e sim.) caratterizzato da cattivo gusto, volgarità, temi e soggetti scelti volutamente e con compiacimento per attirare il pubblico con quanto è scadente, di bassa lega, di infimo livello culturale. 

Ora, Bridgerton non è né volgare né di infimo livello culturale, può piacere o meno, è una serie leggera, ma non mi pare scadente, anzi come già spiegato, la serie vanta una cura per i dettagli che altre serie più blasonate non hanno.

E dirò di più, mi auguro che la serie abbia una seconda stagione, perchè gli 8 episodi della prima stagione hanno svolto egregiamente il loro lavoro, quello cioè che ogni prodotto televisivo e cinematografico dovrebbe perseguire: intrattenere lo spettatore.

Maura Pistello

Fondatore/ Admin Giornalista pubblicista Serie tv dipendente, accanita lettrice, amante del cinema e dell'arte

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