
Breaking Bad: recensione dell’episodio 5.13 – To’hajilee
Comincio la recensione dell’episodio ponendomi una domanda: ho assistito alla miglior ora televisiva di sempre?
Là dove tutto era cominciato, nella riserva indiana di To’hajilee, tutto ha avuto fine. Il cerchio è andato a chiudersi nel modo peggiore per Walter White. Dinnanzi ad un cul de sac e ad una trappola intelligentemente tessuta da Hank con la collaborazione di Jesse, Walt decide di arrendersi. Il cancro lo sta divorando sempre di più, le continue menzogne lo stanno seppellendo ancor prima della malattia e arrendersi al cognato sembra per Walt l’unica soluzione plausibile. Ma è una consegna che a Mr. White scoccia e non poco perché per la prima volta si è fatto ingannare da delle persone, Hank e Jesse, che ha sempre ritenuto inferiori a lui. Ma come ci si è arrivati a questo punto?
Walt decide una volta per tutte di sbarazzarsi di Jesse e per farlo chiede aiuto alla banda di nazisti capitanata dallo zio di Todd. In cambio, il plotone squadrista vorrebbe che Walt tornasse a cucinare almeno per una volta perché, si sa, gli europei sono pretenziosi e l’anfetamina ha perso quel colore blu che solo un abile cuoco come il prof. White era capace di dare. Ma Jesse non si fa trovare a giro così facilmente, così Walter mette in atto una strategia per attirarlo in una trappola: andare dalla mamma di Brock e fingere di non riuscire a mettersi in contatto con Jesse in nessuna maniera, in modo da attirarlo lì il prima possibile. Walter però non sa che Jesse è nella mani di Hank e che i due, grazie anche all’aiuto del gigante scagnozzo di Saul Goodman, stanno organizzando una trappola per attirarlo nel luogo dove ha sepolto i barili pieni di soldi. Solo una volta arrivato a destinazione Walter capisce di essere caduto in una trappola e avverte immediatamente i nazisti di venirlo a salvare uccidendo Jesse, ma quando si accorge che il suo ex allievo è accompagnato da Hank e dall’agente Gomez decide di fare marcia indietro e di richiamare lo zio di Todd per dirgli di non mettersi in moto: ha deciso di consegnarsi alla giustizia.
La sequenza finale è da togliere il respiro, da viverla completamente in apnea totale. Lo squadrone nazista, nonostante il dietrofront di Walter, arriva lo stesso alla riserva indiana di To’hajilee e, scettico su chi siano realmente Hank e l’agente Gomez, comincia ad aprire il fuoco e a poco servono le urla di Walter rivolte allo zio di Todd sul ‘cessate il fuoco’. Sia Walter che Jesse assistono inermi all’interno di due vetture diverse a quella che potrebbe concludersi come una carneficina dove sia i ‘buoni’ che i ‘cattivi’ ci rimettano la pelle ancora una volta a causa di Walter White, l’unica persona che, grazie ai flashforward, sappiamo essere sopravvissuta per certo alla sparatoria. Prepariamoci così a salutare anche Hank, la cui telefonata alla moglie poco prima che avvenisse la sparatoria sarà in qualche modo profetica se il capo della DEA dovesse effettivamente morire.
L’Episodio (la E maiuscola non l’ho messa lì a caso) è stato un’escalation continua di tensione. Costruito nel migliore dei modi, senza alcuna sbavatura in fase di scrittura, cosa alquanto comune in Breaking Bad ma questa volta ancora più del solito. Solo 3 ore ci separano dalla conclusione da quella che ogni settimana di più possiamo decantare come la serie che resterà incastonata ancora per anni nel gotha della serialità televisiva.
Ah, sì, ho assistito alla migliore ora televisiva di sempre.
5.13 - To'hajilee
Monumentale
La miglior ora televisiva di sempre