
Bobby Robson: more than a manager – Il documentario sull’allenatore gentiluomo del calcio inglese
“Se sei un pittore fantastico, non sarai mai ricco finché non sarai morto. E penso che sia lo stesso per i manager. Non verrai mai apprezzato finché non te ne sarai andato”- Sir Bobby Robson
Non è necessario essere un fan sfegatato del calcio per apprezzare Bobby Robson: More Than a Manager. Questo documentario è un elegante ritratto di un gentiluomo dedito totalmente al suo lavoro. Un uomo che ha dato anima e corpo alla sua più grande passione, riuscendo a sopravvivere nel mondo dorato, ma allo stesso tempo duro e spietato, del calcio internazionale.
Bobby Robson: molto più di un manager
Come ricorda il titolo del documentario del 2018, che consigliamo di recuperare, Bobby Robson era più che un manager. Figlio di un minatore di Newcastle, Bobby ha giocato per il suo paese e ha lavorato per rendere la sua patria grande nel mondo. Dopo aver dedicato vent’anni alla carriera professionistica giocando nel Fulham, nel West Bromwich Albion, nei Vancouver Royals e nella Nazionale Inglese, Bobby ha deciso di dedicarsi al calcio come allenatore, arrivando a guidare complessivamente sette squadre di club europee e la Nazionale di calcio dell’Inghilterra.
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Girato brillantemente da Gabriel Clarke e Torquil Jones, Bobby Robson: More Than a Manager è il perfetto documentario per chi ama il calcio ma soprattutto il documentario perfetto per ricordare il gentiluomo che ha influenzato numerose star del calcio mondiale.
Bobby Robson e Pep Guardiola
E’ stato Bobby Robson a ispirare Pep Guardiola nell’intraprendere la carriera di allenatore. Nel delicato periodo barcellonese, quando fan e media non smisero un attimo di criticare Robson, quest’ultimo non perse mai la calma. Ma non solo, riuscì a supportare brillantemente i suoi giocatori e a incitarli sino alla fine.
Perché Sir Robson venne esonerato dal Barcellona dopo solo un anno sebbene l’ottimo lavoro per il club, con il quale nel 1996 vinse la Coppa del Re, la Supercoppa spagnola e la Coppa delle Coppe. Grazie a questo triplete il Barcellona venne anche eletto squadra dell’anno dall’International Federation of Football History & Statistics.
Sebbene le eccellenti vittorie, il suo lavoro venne comunque pubblicamente sottovalutato dai media, dai fan, da tutto il mondo calcistico spagnolo. Il suo orgoglio venne distrutto, fatto a pezzi perché al suo posto venne scelto Louis van Gaal. E Sir Robson venne relegato in un angolo come Direttore Sportivo.
“Ho imparato molto da lui in quel periodo. Ho pensato di voler un allenatore per come è riuscito a gestito quella situazione. E’ stato incredibile, lo ammiro molto. Non importa cosa dicono i media, quando tutti lo hanno attaccato, ha sempre cercato di rimanere calmo” – Pep Guardiola
E sempre nel periodo barcellonese, questo documentario ci svela anche come sia stata la calma di questo manager, il suo modo di gestire la squadra anche nel momento della crisi a guidare un giovanissimo Ronaldo che è riuscito, in quegli anni, a maturare e a diventare una grande star internazionale.
Bobby Robson e José Mourinho
E’ stato nuovamente Bobby Robson a scoprire José Mourinho prima di qualsiasi altro nel mondo del calcio. Nel 1992 quando debuttò sulla panchina dello Sporting Lisbona, questo gentiluomo inglese ebbe proprio Mourinho come giovane assistente ed interprete.
Quando venne licenziato e sbarcò al Porto, José Mourinho era ancora con lui, al suo fianco come vice allenatore. E sempre lui lo seguì successivamente al Barcellona dopo aver vinto per tre stagioni il campionato portoghese.
“Se non avessi percepito la sua fiducia, non avrei potuto ottenere così velocemente la possibilità di lavorare con i migliori giocatori al mondo. La relazione con lui è stata fenomenale”- José Mourinho
Bobby Robson e Paul “Gazza” Gascoigne
E’ stato ancora Bobby Robson a salvare la carriera di Alan Shearer nel Newcastle, a rendere Gary Lineker quello che è diventato, ma soprattutto a salvare (letteralmente) la vita a quel pazzo genio di Paul “Gazza” Gascoigne.
Sir Bobby Robson è stato come un padre per Gazza, che prese sotto la sua ala nei Mondiali italiani del 1990. E’ lo stesso calciatore ad ammetterlo nel corso del documentario: “è stato fenomenale per me. Con Sir Bobby, sapevo di essere al sicuro”.
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Le star, i calciatori, gli allenatori e le persone che Sir Bobby ha ispirato nel corso della sua vita sono state numerosissime. Ma non è solo il calcio ad esser stato toccato dall’eleganza, dallo stile e dal buon cuore di Bobby Robson.
La malattia e una fondazione a suo nome
Dopo aver sconfitto un cancro al colon nel 1992, un melanoma nel 1995, un tumore al polmone destro ed uno al cervello nel 2006, sebbene la paralisi da ictus, l’impianto di una protesi alla mascella e le numerose sedute di chemioterapia per combattere il male che lo stava lentamente uccidendo, Sir Bobby Robson è riuscito a dedicare gli ultimi anni della sua vita alla lotta contro il male oscuro.
In questo documentario assistiamo dunque all’inaugurazione, avvenuta il 25 marzo 2008, della Sir Bobby Robson Foundation. Il denaro raccolto dalla Fondazione venne impiegato per l’apertura del Sir Bobby Robson Cancer Trials Research Centre presso il Freeman Hospital di Newcastle upon Tyne e per finanziare altri progetti sviluppati nell’area nordorientale dell’Inghilterra.
Sebbene la malattia l’abbia consumato, negli ultimi anni Bobby ha devoluto il suo tempo ai malati e agli amici più cari. “Mi chiamava due volte a settimana per assicurarsi che stavo bene” ha ricordato Gazza. “A volte venivo avvicinato da estranei, che volevano solo sapere se stavo bene. Era Bobby Robson a mandarli”.
Bobby Robson: more than a manager, un omaggio ad un uomo eccezionale
Un omaggio caloroso ad un gentiluomo molto amato e ammirato nel mondo del calcio, sebbene spesso non capito e addirittura umiliato. Un uomo caratterizzato da un sorriso solare, da un ottimismo infinito sebbene maledettamente colpito, quasi senza tregua, dal terribile cancro. Un uomo senza paura, passato alla storia per aver sempre dato il meglio di sé nei momenti più difficoltosi, senza mai perdere il sorriso e quella luce negli occhi che ha trasmesso a tutti, e sino alla fine, la passione per il calcio.