Black Sails: Recensione dell’episodio 4.09 – XXXVII

Premessa: chi scrive è stufo di sentir parlare di Black Sails in termini di “prequel” dell’Isola del Tesoro. È innegabilmente vero, ma non si devono giudicare le scelte narrative in tal senso altrimenti si rischia di venire meno alla bellezza della serie tv e della storia che finora ha offerto. E che potrà offrire soltanto un’altra volta. Dunque, sapere cosa succede a questi personaggi nell’Isola del Tesoro non significa per forza credere che le cose che vedremo nell’episodio finale siano predicibili. Inoltre, ricondurre anche qui i personaggi alla Storia li imbriglierebbe in un destino che non è il loro, ma che appartiene agli sceneggiatori che possono o non possono seguirla.

La prevedibilità cui si accennava, riguarda la fine del rapporto tra Flint e Silver, che è il tema principale di questo penultimo capitolo. Un uso così massiccio dei flashback non è paragonabile nemmeno a quelli visti nel corso della seconda stagione, dato che in quel caso si trattava di una vera e propria sotto-trama. Alcuni brevi momenti del passato vengono qui rievocati per gettare ombre e luci su una relazione di amicizia e fiducia nel momento in cui sta per infrangersi. Flint non fa amicizia con le persone, le usa, proprio come è successo col povero Dooley che ha sotterrato il tesoro ed è finito proprio come doveva finire. Un po’ come con Joji, il pirata che non ha mai detto una parola ma è sempre stato a bordo della Walrus, fin dalla prima stagione, che termina qui la sua silenziosa storia.

Ma con Silver è sempre stato diverso. Con lui si è sviluppata una vera amicizia, a tal punto da insegnargli a colpi di spada le regole per sopravvivere e quelle per sconfiggerlo, un giorno. Ma il divario tra i due nel corpo a corpo è abissale: se il loro duello non fosse stato interrotto dall’esplosione della nave, per Silver non ci sarebbe stato scampo. I flashback hanno fatto luce anche su un particolare non privo di valore, facendoci ipotizzare un movente dietro la rottura dell’alleanza da parte di Flint. La sua fuga dalla nave insieme al tesoro è dovuta al fatto di non essersi sentito ripagato della fiducia da lui investita in Silver. Flint si è praticamente messo a nudo di fronte a John: non solo ogni aspetto della sua mente, ma anche della sua storia passata. Ed è proprio quando si rende conto di non conoscere il passato di Silver, che capisce di non potersi pienamente fidare di un uomo senza passato. È come voler dare peso all’1% in una relazione composta dal 99% di fiducia. L’unico punto oscuro che determina tutto.

Le azioni di Woodes Rogers lo qualificano quasi come un deus ex machina. È l’esplosione da lui causata a determinare la fine del duello all’ultimo sangue tra i due leader dell’alleanza dei pirati. Lui vuole giocare fino in fondo il ruolo del crudele tiranno disposto a macchiarsi di azioni indicibili pur di ristabilire la civiltà. Neanche di fronte a Madi è disposto ad ammettere il fatto che egli stesso è l’unico da incolpare per aver perso Eleanor. La sua risposta atroce, con l’attacco alla Walrus, è quasi una ammissione di colpa, anzi una presa di coscienza del fatto di essere un assassino come tanti.

In un episodio tutto incentrato su quello che accade sull’Isola dello Scheletro, soltanto pochi minuti vengono dedicati a Jack Rackam. Ancora non abbiamo idea di quale ruolo possa giocare nel finale, se sarà lui davvero a dare il colpo di grazia a Flint oppure se arriverà quando i giochi saranno ormai conclusi. Rimasto senza guida, solo un colpo di fortuna (che si suppone avrà) potrà condurlo sulla rotta giusta. Potrebbe essere anche lui il terzo incomodo tra Silver e Flint qualora i due decidessero di non proseguire il duello.

Non resta che attendere. E disperarsi, per la fine imminente di uno degli show televisivi più belli degli ultimi anni. Una serie che sa raccontare e insegna a farlo.

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