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Black Mirror: Recensione dell’episodio 3.02 – Playtest

Black Mirror è un caleidoscopio di idee, immagini e stati d’animo che non smette mai di stupire. Un climax di suggestioni destabilizzanti che soggiogano lo spettatore. Incollati al divano con gli occhi spalancati, non possiamo che rimanere sopraffatti dai contenuti e dalle immagini  di quella che è ormai una serie cult di questa generazione.

Playtest (Giochi Pericolosi), il secondo episodio di questa terza stagione rilasciata il 21 ottobre da Netflix ci dà conferma del fatto che Black Mirror è molto più di una serie se consideriamo la specificità, quasi documentaristica, e l’aspetto visionario delle tematiche scelte per la costruzione degli episodi.

Gli epicentri dei terremoti seriali scatenati dalla serie ideata e prodotta da Charlie Brooker spaventano e fanno riflettere, perché non sono semplici congetture di un visionario in preda ad uno stato di psicosi, ma il risultato di una lettura lucida e attenta dei comportamenti e dei trend della società di oggi.

black mirror
inverse.com

Il protagonista di questo secondo episodio della terza stagione è Cooper (Wyatt Russell), una ragazzotto americano che abbandona il nido familiare alla ricerca di se stesso, Australia, Thailandia, Europa e quindi Londra, la sua ultima tappa.
Giunto nella capitale, scopre che il suo conto in banca è stato hackerato. Non avendo i soldi per acquistare il biglietto di ritorno, accetta un lavoro su app che propone mansioni ben remunerate ma ad alto rischio. Si tratta di un test per lo sviluppo di un gioco progettato dalla Saito Gamer, società che si occupa di realtà aumentata. Arrivato nella sede per sostenere il colloquio, viene fatto accomodare in una stanza asettica e apparentemente rassicurante.

Dopo aver accettato le condizioni del rapporto lavorativo, Cooper si affida alle disposizioni di un’assistente della Saito GamerLa prima fase del test prevede l’installazione sotto pelle di un chip, detto mushroom, sulla nuca del giocatore. Cooper accetta senza esitazione tutto ciò che gli viene proposto. Dopo aver indossato un dispositivo molto simile agli occhiali utilizzati per la realtà virtuale, inizia a vedere degli ologrammi, delle immagini in alta definizione che gli altri non riescono a vedere.

La peculiarità di questo gioco sta proprio qui, modificare il contenuto dell’attività neuronale del giocatore per far in modo che questi possa vedere e interagire con degli elementi estremamente reali alla vista, che però sono frutto degli input trasmessi dal chip nella mente del giocatore. Inizialmente, Cooper vede delle simpatiche marmotte, superata questa demo, definita così dall’assistente, viene sottoposto a delle prove che lo metteranno a dura prova.

Un incontro ravvicinato con i mostri del presente e del passato in formato 3d

Immaginate di poter interagire con i fantasmi che vi portate dietro da una vita, di poterli toccare, di poterci parlare e quindi esorcizzare una volta per tutte. Il chip è, infatti, in grado di riconoscere le paure e gli stati d’animo del giocatore, per poi renderle reali ai suoi occhi. Nell’ordine, Cooper dovrà vedersela con una ragno gigante, con il bullo delle superiori, con la madre in preda ad un alzheimer che non ha mai avuto.

Black MirrorUn’esperienza ultrasensoriale intensa che in realtà dura solo un secondo. Come il nucleo di atomo che racchiude in sè una carica energetica sproporzionata rispetto alla sua dimensione. La cosa più sconvolgente è che il mushroom, a causa di un interferenza con il cellulare del giovane globetrotter, arriverà a fondersi con la sua attività neuronale, producendo gli stessi effetti sortiti da un backup permanente su un dispositivo mobile.

Alla fine Cooper verrà sopraffatto dal progetto malsano della Saito Gamer e anche lo spettatore non può che cadere e rimanere imbrigliato nelle trame intricate di questo episodio, che mette a repentaglio la logica e la stabilità emotiva di chi guarda.

Ansia, lucidità, inquietudine

Playtest  spaventa perchè, come in tutti gli episodi di Black Mirror, propone scenari futuribili. Il futuribile si pone fra la mera possibilità e la realtà contingente. La proiezione del tempo futuro nel momento presente, l’immaginazione non di ciò che sarà ma di ciò che potrebbe evocare il concetto stesso di futuro nel momento della produzione artistica e nel futuro effettivo.

Se Charlie Brooker è arrivato a immaginare tutto ciò, allora è il caso di iniziare a leggere la realtà con occhi diversi e porsi delle domande riguardo alle necessità, spesso effimere e inconcludenti, che stiamo sviluppando in quanto esseri umani. Playtest, secondo episodio della terza stagione di Black Mirrorparte in sordina per poi esplodere, producendo un forte stato di ansia e di tetro stupore.

Salvatore Giannavola

Esemplare ghiotto di notizie, onnivoro di contenuti con un occhio di riguardo per il cinema in tutte le sue forme.

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