
Better Call Saul: Recensione dell’episodio 1.03 – Nacho
Disclaimer: non riesco a chiamarlo Jimmy.
Better Call Saul, come detto da Edoardo nella recensione del doppio appuntamento introduttivo, ci riporta nella magia del racconto di Gilligan, sicuramente uno dei migliori autori della televisione moderni, e lo fa ributtandoci in tutti i suoi classici metodi narrativi, nelle sue luci, nel taglio della fotografia, nelle musiche e nella costruzione di personaggi surreali e mai così facili da definire, con la loro tridimensionalità, il loro essere sempre contesi dalla loro parte buona e da quella meschina, ci ributta su personaggi che hanno un apparenza diversa dalla loro sostanza. E la creazione di questo mondo così romanzato e così reale ci inchioda ancora una volta con tutto il suo fascino, condito da attrazione e repulsione, da empatia verso chi non ne sarebbe degno, da dramma e ilarità surreale, ma estremamente concreta.
Sono una gioia per gli occhi e il cuore questi suoi quaranta minuti, per chi ha Breaking Bad in un angolo del proprio spirito, a far compagnia alla nostalgia, e per quelli che invece Walter White non lo hanno mai conosciuto, è grande televisione, è grande narrativa.
Rileggendo l’attacco di questo pezzo, ho quasi paura di sembrare esagerato, siamo al terzo episodio di una serie nuova, tutto può succedere e forse c’è anche qualche interrogativo su quanto Gilligan riuscirà a tagliare il cordone ombelicale che lega Better Call Saul a Breaking Bad, o quantomeno ad allentarlo, visto che non credo abbia l’intenzione di reciderlo completamente, visto che pur sempre ne ha ereditato alcuni personaggi e le ambientazioni, ma più che nella storia in se, sarà interessante vedere quanto sarà in grado di staccarsi dal modus operandi di Breaking Bad, quanto questa storia sarà diversa.
Fatto questo doveroso cappello, vediamo come questo episodio ci porti ancora più nel profondo della storia che Gilligan sta raccontando ed anche più in profondità sulla conoscenza di Saul Goodman, prima che diventasse Saul. La storia già si dipana in quel intersecarsi di singole piccole situazioni che determinano il destino di un uomo, tanti piccoli tasselli disseminati dal caso e che comunque sono frutto sempre di scelte del singolo che si vanno ad accostare formando un percorso verso qualcosa di più grande.
Oltretutto, una bugia genera un’altra bugia, che ne genera una tutta nuova e così via all’infinito.
Per quanto riguarda i personaggi, oltre a quelli che già conoscevamo (ma quant’è bello vedere interagire Mike e Saul), Nacho ha la pericolosità di Tuco, anche se più blanda, e non rovinata dalla follia, ha quell’arte dell’arrangiarsi, ma già nel mondo del crimine, che è un ponte perfetto per la trasmutazione di Saul in Saul Goodman, mentre la sua “amica” Kim si intuisce quanto sarà importante ma per ora non se ne vede ancora il carattere.
E cosa dire della fotografia e delle musiche? Perfette, emozionanti e sempre puntuali nella narrazione. Così come la costruzione della tensione narrativa realizzata con pochissimo: ne è un esempio magistrale la scena del telefono pubblico, nella quale Saul prova a contattare Nacho. Un capolavoro realizzato con una scenografia povera, ma con capacità enormi di montaggio, di inquadratura, di ritmo e non ci guasta neppure la recitazione di Odenkirk, chiaramente.
Cosa dire di Better Call Saul? Me lo aspettavo forse più scanzonato, visto cos’era il personaggio di Goodman in Breaking Bad, ma quello che ho trovato mi ha lasciato piacevolmente stupito.
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1.03 - Nacho
Un Immersione
Valutazione globale
Dal punto di vista estetico, questo è forse l’episodio che mi è piaciuto di più fino ad ora. In alcune scene sembra di essere piombati in un quadro di Hopper.
Dal punto di vista narrativo, invece, questo è stato l’episodio la cui conclusione era più prevedibile, ma non per questo è stata meno appagante. Tensione e comicità si intersecano a meraviglia.
Credo che finirò ogni puntata con il desiderio di vedere quella successiva.
PS: La faccia da Jimmy un pò ce l’ha 😛
Ottima la recensione che mette in risalto l’importanza del libero arbitrio dei personaggi (di cui qui Saul fa buon uso, cosa che lo ammetto mi ha stupita) e la crescente ambiguita’ morale che da sempre contraddistingue Breaking Bad, e quindi anche Better Call Saul (non che mi lamenti!).
Non c’e’ niente di sicuro, niente e’ bianco o nero e tutto puo’ essere il contrario di tutto, rendendo di fatto parecchie cose imprevedibili e del tutto inaspettate.