
Better Call Saul: Recensione degli episodi 1.01/1.02 – Uno/Mijo
“It’s Showtime, Folks!”
Il conto alla rovescia per i nostalgici di Breaking Bad è arrivato a zero, il telefilm più atteso dell’anno irrompe sugli schermi con una doppia premiere frammentata in due giorni. Già dopo questo doppio pilot i dati di ascolto sfiorano il record delle messe in onda di telefilm per il via cavo. Questo grazie ovviamente all’eccezionale e perfetto primo figlio creato da Vince Gilligan che ha “obbligato” il produttore a creare (con ottimi risultati) questo spin off di una delle serie più amate dagli americani e non. Non è bastata la piccola parte interpretata da Bob Odenkirk nel telefilm Fargo per placare i nostri animi, di noi che sognavamo già di vedere sul piccolo schermo l’avvocato più meschino del mondo e allo stesso tempo l’erede di quel patrimonio di spettatori che ha forgiato Breaking Bad a suon d’immoralità e falso buonismo.
La cosa che alla fine di questo doppio episodio ci fa sorridere è l’analogia più evidente legata all’approccio che i produttori hanno voluto adottare per ripresentarci Saul; un approccio molto simile a quello usato per Walter White quando ancora doveva incamminarsi verso la strada del male. La genialata di Gilligan per questo spin off è stata questa: il non volere trasmettere il telefilm solo per quelli che già conoscevano Breaking Bad ma dare la possibilità ai pochi (stolti) nuovi spettatori che non hanno fatto in tempo a guardarsi la serie madre approcciandosi direttamente a Better Call Saul grazie anche a tutto il frastuono e le attese che il telefilm aveva creato.
I fatti narrati trattano la storia di Jimmy sei anni prima del suo incontro con Walter, ma l’ambientazione e le riprese sono sempre girate ad Albuquerque, nel
I problemi economici di Jimmy non lo preoccupano però più di tanto perché il sostentamento mensile gli viene, oltre che dagli assegni dei casi d’ufficio che presiede, anche dal fratello Chuck, rinchiuso in casa per colpa di una malattia ancora sconosciuta, ma che vieta a Jimmy di entrare in casa con cellulare e oggetti elettrici dopo aver oltretutto scaricato la massa terra all’ingresso. Il fratello Chuck sembra essere affetto da una malattia legata alle radiazioni o alle onde radio e magnetiche, situazione che Jimmy riesce ad arginare illuminando la casa di lampade a gas e usando una vasca termica come frigo. Chuck si scopre essere il fondatore di un importante studio di avvocati ad Albuquerque, ma la sua malattia lo costringe a rimanere in casa non riuscendo inoltre a chiedere la
Come per Walter White, però, anche l’ambizione di Jimmy per far soldi non lo lascia dormire e così inizia in maniera goffa e impacciata l’impervio cammino verso la criminalità. Per rendere omaggio ai fans di Breaking Bad, Gilligan ha pensato bene di adottare lo stesso primo villain di Walter White anche per Saul, presentandogli in una veste un po’ più mammona Mijo, costretto a dover reagire alle blasfemie che due skater hanno rivolto a sua nonna dopo aver inscenato con Saul un falso incidente. Il paragone della nonna di Mijo con Tuco Salamaca è a un tiro di schioppo anche se spero che il telefilm prenda una strada un po’ meno scontata scegliendo un approccio con i personaggi delle due serie non uguale a quello adottato in Breaking Bad. Dopo il primo impatto con il mondo dell’illegalità dove Jimmy ne è uscito indenne grazie al suo savoir fair, ma pagando comunque di tasca sua le operazioni alle gambe dei due ragazzi, il nostro avvocato decide che la strada del crimine non fa per lui e così si incoraggia quotidianamente davanti allo specchio del bagno del tribunale per far crescere la sua autostima con una sindrome alla Fonzie che sembra però fargli portare a casa pian piano i risultati sperati.
Solo alla fine della doppia puntata nel suo piccolo sgabuzzino irrompe il suo primo e forse unico cliente: Nacho Varga, interessato a proporre un accordo a Jimmy per riscuotere in maniera forzata i soldi che un tesoriere aveva sottratto illegalmente alla sua azienda. Lo stile del telefilm è inconfondibilmente quello di Breaking Bad; l’approcio alla trama ricalca in maniera quasi identica quello di Walter White; speriamo solo che la storia si allontani velocemente alleggerendo velocemente quel macigno che Gilligan si porta dietro e che prende il nome di Breaking Bad. I tempi sono scanditi in maniera perfetta usando spesso inquadrature ad effetto con silenzi prolungati che sprofondano nell’umorismo per il solo fatto di presentarsi così assurdi. Persino gli attori secondari scelti e le comparse chiudono quella cornice di semplicità e realtà che vuole mostrare il telefilm, toccando nel vivo quei paesini americani
Lo stato di “miseria” di Jimmy è espresso perfettamente dall’angusto studio e dalla macchina che spero diventi in futuro un’icona intramontabile come lo è stata la macchina dei Blues Brothers, il Generale Lee o Supercar. A chiudere il tutto sono i colori usati, tendenti al marrone, tipici della prima stagione di Breaking Bad che si ritrovano qui nelle larghe giacche di Jimmy, lontane da quelle sfarzose giacche colorate dai tessuti improbabili. Per chiudere il cerchio il telefilm sembra iniziare dopo gli episodi narrati in Breaking Bad; Saul ovviamente preoccupato dal suo passato dove aveva largamente valicato il confine della legalità, sembra vivere con nostalgia i tempi d’oro della sua carriera, costretto a lavorare in un tavola calda per poi rinchiudersi in casa a guardare i filmati delle sue esilaranti pubblicità sognando di poter raggiungere ancora il successo che aveva toccato.
Il telefilm sembra ovviamente parlare del passato di Saul, in un mix di episodi e avvenimenti che ci fanno e ci faranno sempre fare dei paragoni con il “vecchio” telefilm, sapendo però, dopo la visione di questo pilot, che Gilligan sa bene quali sono i tasti da toccare per far innamorare gli spettatori di Better Call Saul. L’inizio del telefilm mi fa sperare che si parlerà anche del dopo Breaking Bad, pensando forse, in maniera troppo utopica, di riuscire ad acciuffare qualche sprazzo d’informazione sul destino dei personaggi sopravvissuti. Per il momento però tiriamo un sospiro di sollievo e rilassiamoci gustandoci quello che sembra essere il secondo capolavoro di Gilligan e Peter Gould; bentornato Saul.
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1.01/1.02 - Uno/Mijo
Ben oltre le aspettative
Valutazioni Generali
Bentornati ad Albuquerque! Bentornato Saul, bentornato deserto e soprattutto bentornato Tuco!
Concordo con te: questa doppia premiere ha superato di gran lunga le aspettative: montaggio, regia, dialoghi, fotografia, tutto perfetto. Anche, come sottolinei tu, la volontà di battezzare il cammino di Jimmy / Saul verso la criminalità con lo stesso villain che ha dato i natali ad Heisenberg. Ho trovato inoltre splendida e spiazzante l’idea di aver descritto il futuro in bianco e nero (“If I’m lucky, a month from now, best-case scenario, I’m managing a Cinnabon in Omaha” diceva il nostro nell’episodio 5.15).
Ecco, quando arriva il prossimo lunedì?
D’accordo con la recensione, doppio pilot perfetto, ne voglio di più il prima possibile!
Però mi sa che fai un po’ confusione, Mijo è Tuco Salamanca, mentre il paragone al massimo può essere fatto tra la nonna di Tuco e Hector Salamanca di BrBa. A me no che non abbia capito male io quello che volevi dire nella recensione
grazie Chiara, nooooo disastro, ho fatto confusione con i nomi. Ora mi rompo una gamba da solo!
Interssante articolo, ma ti prego…la sintassi!!!
*interessante
Complimenti per la recensione. Per come la vedo io i primi minuti del pilot ci fanno capire che la serie nel futuro andrà certamente ad indagare oltre il finale di Breaking Bad(magari sul cosa sia successo a Jesse: nel viaggio in auto è sfuggito o è stato fermato e arrestato?). Quantomeno si son voluti lasciar aperta questa strada visto la tristezza di Saul.
Grazie Andrea, guarda io, come milioni di fans lo spero vivamente! Sarebbe una buona idea anche per loro, perché non credo che Better Call Saul sia l’unico spin off che potrebbero usare per arricchire questa serie.
Grazie innanzitutto per la recensione che mi ha anche chiarito alcuni punti oscuri (la curiosa faccenda del fratello e dei cellulari ad esempio).
Si preannuncia una splendida serie che non sfigura affatto di fronte alla serie madre e anzi, sembra reggersi sulle proprie gambe in modo egregio nonostante le inevitabili connessioni con Breaking Bad.
Saul mi ha stupita piu’ volte, non solo per via del bravissimo Bob Odenkirk, ma anche per una certa nobilta’ d’animo e dignita’ che ogni tanto e’ riuscito a tirare fuori (forse piu’ nel terzo episodio) nonostante il ricorso a scorciatoie e sotterfugi in altri casi (anche se i suoi intrallazzi in Breaking Bad fanno quasi sembrare la truffa con i due skater una mezza bravata, sara’ la mia morale che se ne sta andando a ramengo? :-D)