
Assassin’s Creed: Recensione del film con Michael Fassbender
Titolo: Assassin’s Creed
Genere: Azione, Avventura, Fantascienza
Anno: 2016
Durata: 116 min
Regia: Justin Kurzel
Sceneggiatura: Michael Lesslie, Adam Cooper, Bill Collage
Cast Principale: Marion Cotillard, Michael Fassbender, Jeremy Irons, Charlotte Rampling, Michael K. Williams
I film ispirati (o tratti da) videogiochi non hanno mai avuto una vita facile. Certo, dall’equazione non si possono escludere gli infiniti capitoli di Resident Evil e neppure la breve ma celeberrima coppia dei film con Angelina Jolie, i due capitoli di Lara Croft: Tomb Raider. Eppure è sufficiente dare uno sguardo ai tiepidi risultati di Prince of Persia di qualche anno fa o al più recente Warcraft per rendersi conto che un film come Assassin’s Creed avrebbe dovuto fare uno sforzo incredibile per guadagnarsi un posto dalla parte giusta della critica e degli spettatori.
Un compito senz’altro non facile a cui il regista Justin Kurzel non ha saputo approcciarsi nel modo appropriato. Le sbavature di fotografia, effetti speciali e di statiche inquadrature al limite di un drama psicologico della HBO risultano poco adatte ad una pellicola d’azione, che avrebbe richiesto decisamente altro. Nemmeno la coppia Cotillard – Fassbender colpisce nel segno, come aveva già fatto con Macbeth di cui Kurzel era stato regista. Cosa rimane allora?

Dialoghi confusi, tanto fumo (e niente arrosto) per Assassin’s Creed
Callum Lynch (Michael Fassbender) è un condannato a morte che, dopo aver ricevuto l’iniezione letale, si risveglia in una struttura diversa dalla prigione in cui era rinchiuso, ancora in vita. La dott.ssa Sophia (Marion Cotillard) gli spiega che lei e gli scienziati della struttura hanno bisogno del suo DNA per accedere ai ricordi di un suo antenato, un assassino che ha nascosto la Mela dell’Eden prima di morire. Con questo particolare oggetto la scienziata vorrebbe provare a curare gli istinti violenti dell’umanità e cercare di eliminarli completamente. Per farlo collega la mente di Cal ad una macchina quale l’Animus, da cui sarà in grado di accedere ai ricordi del suo antenato, nella Spagna del 1492, durante l’Inquisizione spagnola in Andalusia.
Sebbene da questo breve riassunto la trama appaia lineare e logica, le immagini fanno un lavoro piuttosto scarso nel riprodurla sullo schermo. Assistiamo non a uno ma a ben due flashback prima di vedere l’inizio della storia nel nostro presente, di cui uno completamente in spagnolo. Sono la prima a sostenere che il realismo su schermo si nasconda nei dettagli, come può esserlo usare il linguaggio dell’epoca o della regione in cui le vicende si svolgono. In una serie tv. Lo stesso concetto non si applica ad una pellicola, la cui metà è ambientata nel passato. Una trama già complicata di suo non sarà di certo più semplice se chiarita con i sottotitoli e quello che voleva essere un omaggio al realismo diventa, viceversa, il primo passo falso di una lunga serie di errori.
La linearità e la conseguenza delle scelte dei protagonisti sono forse più ingarbugliati persino dei sottotitoli. Dopo svariati salti tra presente e passato, sembra evidente come il primo voglia essere la culla dell’ideale e psicologico viaggio di Cal verso la redenzione. Il passato diventa invece arena di sanguinosi combattimenti e una storia da seguire, tra roghi e brutale lotta contro l’eresia da parte dei Templari – qui descritti come i villain per eccellenza – con il fiato sospeso.
Il passato, che quindi dovrebbe contenere la parte più avvincente del film, si risolve in poco più che un barbecue. Le scene sono costantemente circondate da fumo – che ci siano fuoco e fiamme non importa, l’importante è che tutti odorino come degli spiedi e che non si capisca assolutamente nulla. Gli inseguimenti e le lotte sono di una staticità quasi imbarazzante, come se il regista avesse paura di spostarsi verso inquadrature più dinamiche o ravvicinate. Solo alcuni shot restano degni di attenzione e sono quelli che cercano di imitare (con successo) la grafica del videogioco – come quando Aguilar mira con l’arco contro i propri nemici. Più inquadrature del genere non avrebbero salvato il film ma sicuramente avrebbero contribuito ad alzarne il livello.
La chimica tra Cotillard e Fassbender manca, anche se Fassbender dimostra ancora una volta di potersi adattare con maestria a qualsiasi ruolo
Protagonisti di questa lotta tra passato e presente sono, in prima linea, Marion Cotillard e Michael Fassbender. Il protagonista di La Luce sugli Oceani sembra essere nato per correre sui tetti della Spagna del 1492. La fisicità del protagonista – volutamente lasciato a petto nudo mentre il resto del cast si accontenta di casacche comprate ai saldi all’IKEA – si sposa bene sia con i combattimenti del 1492 che con la sua frustazione nell’attualità. Marion Cotillard, d’altro canto, malgrado resti brava come sempre, si sposa meno con il ruolo della fredda scienziata volenterosa di accontentare il paparino. Un ruolo quasi insignificante viene lasciato a Jeremy Irons, sfruttato poco o nulla, mentre resta nelle retrovie di un film di cui non si sa se sia partecipe o meno. Marion Cotillard avrebbe dato molto di più con maggiore espressione, maggiore movenze. La perenne inquadratura in primo piano sui suoi enormi occhi non giova di certo all’opinione per cui avrebbe potuto (e dovuto) fare di più per quest’interpretazione.
Assassin’s Creed non è un bel film. E’ un film interessante, in cui ci si siede con la consapevolezza di passare due ore in compagnia di Fassbender ma nulla di più. Non ci sono le premesse per un secondo capitolo – malgrado il finale lo lasci ampiamente intendere – e non ci sono le basi per volerlo riguardare, ancora e ancora. Ad essere onesti, è un film costato una spropositata cifra che non solo non riuscirà a coprire i costi ma, probabilmente, farà perdere un bel po’ a quelli che ci hanno investito del denaro, Fassbender incluso.
Se avete voglia di guardare un bellissimo guerriero che scala muri, fa piroette in aria e si lancia dal quarantesimo piano allora è il film che fa per voi. Se volete, invece, un bel film d’azione il mio consiglio è uno solo: andate a vedere altro!
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