
Arrow: Recensione dell’episodio 4.20 – Genesis
Arrow torna a dare flebili segnali di vita verso la fine di una stagione intera passata a cercare una propria identità, tra un cattivo che ogni tanto si prendeva una vacanza dalle scene e un gruppo di super eroi minori che venivano rigettati nella mischia solo per spedirli nello show del giovedì sera, Legends of Tomorrow. Troppo tempo si è perso dietro trame che non riguardavano in prima persona Oliver Queen e soci, ed eccoci quindi a soltanto quattro episodi dalla fine (questo incluso) ad avere a che fare con il vero fulcro di quest’anno: Darmien Darhk e il suo progetto Genesis finalmente pronto al lancio. Un po’ troppo tardi, appunto, e ciò in un modo o nell’altro sarà un difetto per questa stagione, in qualsiasi modo essa terminerà.
“Genesis” introduce anche alcuni elementi di chiara ispirazione biblica. Damien Darhk aspira a svolgere il ruolo del dio creatore della vita e di tutte le cose, prendendo esempio dal Dio dell’antico testamento e ricalcandone i passi. Si è assicurato un luogo sottoterra dove poter far ripartire da zero la terra, o quel che ne rimarrà di essa, ponendosene appunto come dio indiscusso dopo un nuovo diluvio universale. Questa volta però pioveranno bombe atomiche. Le manie di grandezza dell’aspirante distruttore di mondi, ma con un passato da galeotto, risultano sì terribili ma anche un po’ fiacche, se si pensa che finora non si è riusciti a prenderlo molto sul serio: da questo punto di vista, nel complesso generale della trama l’uccisione di Laurel è forzata, necessaria soltanto per dargli un certo credito da cattivone, perchè Damien Darkh, diciamocelo, tutto sembra tranne che uno di quei cattivi a cui uno ripensa con un brivido di terrore anche quando la serie è finita. Basti vedere come se l’è filata a gambe levate appena Oliver gli ha fatto un po’ gli occhi dolci gialli. Non basta neppure dargli delle battute simpatiche, se poi non sono bilanciate con azioni terribili.
L’episodio, tra l’altro, era partito male: già storcevo il naso a sentir parlare di “vacanze” e “pausa” dopo una puntata così “intensa” come la precedente, dove tutti sembravano essere molto motivati e assetati di vendetta. Poi si è ripreso leggermente, sempre però negli standard qualitativi a cui ultimamente siamo abituati, quelli bassi.
Il teatrino di Thea e Alex è forse la parte meno interessante dell’episodio: il tutto sarebbe risultato davvero antipatico se non ci fosse stata la “rivelazione” alla fine, con Thea finita dritta dritta nel prossimo mondo. Senza neanche aver aperto ufficialmente le danze, Darhk si trova ad avere in mano già il primo ostaggio della partita.
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