
Anteprime: La recensione di Alice attraverso lo specchio
Titolo: Alice Attraverso lo Specchio (Alice Through the Looking Glass)
Genere: fantastico/avventura
Anno: 2016
Durata: 108 min
Regia: James Bobin
Sceneggiatura: Linda Woolverton
Cast principale: Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Anne Hathaway, Rhys Infans, Ed Speelers
Sei anni ha impiegato Lewis Carroll a dare un seguito alle avventure della sua Alice, facendola tornare nel Paese delle Meraviglie passando Attraverso lo Specchio. Cinque ne sono invece bastati alla Disney per rispedire la sua Alice nello stesso paese, prendendo la via di un altro specchio. Solo che la Alice letteraria ha potuto giovarsi della feconda fantasia dello stesso scrittore come guida per i suoi due fantasmagorici viaggi, mentre quella interpretata da Mia Wasikowska ha perso il suo mentore con Tim Burton, defilatosi nel ruolo di produttore lasciando al James Bobin, finora noto più che altro per aver diretto lo show televisivo che ha lanciato Sacha Baron Cohen. Un passaggio di consegne di cui il film non può che risentire, perché un film di Tim Burton (anche quello tenuto a freno dalla Disney) non diretto da Tim Burton è quasi un controsenso.
Che questo seguito sia ancora figlio di quel matrimonio insolito tra la visionarietà gotica del regista statunitense e della rassicurante bonomia della Casa del Topo è una inevitabile conseguenza, non solo di una necessaria coerenza narrativa (e di scelte di marketing che ovviamente intendono replicare il successo commerciale del precedente capitolo) ma anche e purtroppo di una spiacevole carenza di idee originali. Come già per il primo episodio, la sceneggiatura si discosta radicalmente dal testo narrativo e difficilmente si sarebbe potuto fare altrimenti, essendo l’opera seconda di Carroll un meraviglioso pastiche di filastrocche in lingue inventate e avventure difficili da trasporre in immagini. Tuttavia si sarebbe almeno potuto pescare un poco in più dal libro, portandone in scena alcuni personaggi caratteristici per evitare che un poco gradevole senso di déjà – vu si candidasse al ruolo di protagonista assoluto. Per quanto graditi possano essere i ritorni del Cappellaio Matto, della Regina Bianca Mirana, della Regina Rossa Iracebeth e della loro variopinta corte dei miracoli (il Bianconiglio, lo Stregatto, il Leprotto Marzolino, i gemelli Pincopanco e Pancopinco, il cane parlante Bayard), un sequel dovrebbe anche rinnovare il proprio parco di personaggi. Non basta dedicare una minima scena ad Humpty Dumpty e ai pezzi degli scacchi come unica citazione del testo originale. Discorso a parte meriterebbe il Tempo, interpretato ottimamente da Sacha Baron Cohen, il quale dona al suo personaggio il giusto carattere egocentrico e vanaglorioso ma non riesce ad emergere, come meriterebbe, per una poco attenta sceneggiatura che lo presenta prima come villain principale, per poi sminuirne la pericolosità poco dopo, finendo per ridare ancora una volta a Iracebeth il ruolo di antagonista (pur cambiandone le motivazioni in vista del finale).
Lewis Carroll non diede alcun seguito ad Alice Attraverso lo Specchio e altrettanto farà la Disney, come la stessa Alice dice salutando il Cappellaio nel finale di questo sequel. Un ritorno nel Paese delle Meraviglie che è stato come andare in vacanza nello stesso posto dopo anni, ritrovandolo sempre uguale. Non dispiace, ma neanche ne valeva la pena dopotutto.
Alice Attraverso lo Specchio
- Regia e fotografia
- Sceneggiatura
- Recitazione
- Coinvolgimento emotivo
In Sintesi
Bello tornare nel Paese delle Meraviglie ma troppo già visto