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American Sniper: la recensione del film di Clint Eastwood

Titolo film: American Sniper

Genere: Azione, drammatico

Anno: 2014

Durata: 132 minuti

Regia: Clint Eastwood

Sceneggiatura: Jason Hall

Cast principale: Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Ben Reed, Kyle Gallner

American Sniper, la cui recensione riproponiamo a qualche anno di distanza dall’uscita del film, è uno di quei film che agli americani piacciono tanto. C’è patriottismo, c’è pathos, c’è famiglia e sacrificio. Diciamo pure che è il genere di film con cui l’americano medio si identifica (un pò come accade, per noi, con i cinepanettoni a Natale). Perchè è un film che riesce, con la sottile linea cinica di Clint Eastwood, a riportare sullo schermo quel sentimento patriottico che fa un pò da base alla piramide della società americana. Famiglia, onore e… hamburger. Giusto?

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Recensione American Sniper, Credits: Warner Bros

Bradley Cooper, il patriota americano per eccellenza

Chris Kyle (un Bradley Cooper quasi irriconoscibile), ragazzotto del Texas, ha quasi trent’anni. Tra rodei sabbiosi, donne, alcol e guasconate, si gode gli anni d’oro degli Stati Uniti. Gli Americani vivevano felici, allora, ancorati alle certezze e ai diritti garantiti dalla bandiera a stelle e strisce. L’11 Settembre era ancora un giorno comune nell’immaginario collettivo. Molto presto, però, gli attacchi terroristici di Al-Qaeda bussano prepotentemente alle porte delle spensierate famiglie americane, facendo scendere in campo gli USA per una resa di conti.

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Lo sfondo politico della pellicola, naturalmente, è molto forte. Ci sono in gioco tante parti e partiti. Non ultime le scelte politiche messe in atto da Bush Senior nel Medio Oriente. Chris sente che qualcosa sta cambiando nel mondo e decide di dare il proprio contributo arruolandosi nel temerario corpo militare dei SEAL. Si tratta delle forze speciali della United States Navy, o Marina degli Stai Uniti.

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Recensione American Sniper, Credits: Warner Bros

Consapevole di dover dare una svolta alla propria vita, in pochi anni trova anche la sua anima gemella. Sienna Miller, che interpreta Taya, da una buona prova in questa pellicola. Forse più di quanto faccia di solito.

Il momento che ha cambiato tutto: l’11 settembre

Dopo l’attacco terroristico del World Trade Center, Chris capisce, proprio come il resto del mondo, che il suo unico obiettivo, da qual momento in poi, sarà quello di proteggere gli Stati Uniti dal male. Sceglie di farlo sfruttando una dote che già possedeva in parte. Diventa un’infallibile cecchino. Si tratta di colui che dai polverosi tetti di Falluja protegge i propri compagni. L’uomo nell’ombra, pronto ad individuare la minima minaccia e neutralizzare il nemico.

È ormai una leggenda tra nella storia degli snipers americani. Tuttavia, nei periodi di riposo passati con la moglie e i figli, si dimostra sempre più assente. Non è realmente Chris a fare ritorno, bensì un riflesso opaco. Il vero Chris ormai non esiste più. Per ogni suo compagno caduto in battaglia perde pezzi di se stesso e non si cura di rimetterli insieme; li lascia lì tra il sangue le macerie sperando che sia il tempo a portarli via. L’angelo texano ha perso il suo candore per sempre, si è sporcato le candide ali e le macchie rosse non andranno mai più via.

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Recensione American Sniper, Credits: Warner Bros

160 colpi letali accertati, 160 estremisti islamici freddamente uccisi, 160 rivoli di sangue, 160 minacce scampate, 160 madri straziate, 160 gioventù stroncate, 160 respiri spezzati, ma anche Chris Kyle in fondo muore 160 volte. Ogni volta che preme il grilletto è consapevole del gesto che sta compiendo e sa, che un giorno, dovrà delle spiegazioni al Creatore.

Il numero della morte, il numero della vita

Clint Eastwood, magistrale mano dietro la macchina da presa del film candidato a ben sei premi Oscar, non ha paura di scavare a fondo nella psiche del soldato che mette al centro del proprio racconto. Se da un lato non bisogna dimenticare che Chris Kyle è un SEAL realmente vissuto, che ha amato e sofferto, non una mera ombra sullo schermo, dall’altro il film per il regista deve avere un impatto. Quell’impatto, infatti, non manca. Eastwood vede ciò che la guerra fa agli uomini, ciò che comporta, quale sacrificio richiede. Mette al centro della pellicola proprio quella fragilità umana, spogliando le menzogne con cui viene impacchettata la gloria dei veterani. Sono uomini incredibili, è vero, ma quello che fanno resta una macchina impossibile da lavar via.

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Recensione American Sniper, Credits: Warner Bros

Il regista, Clint Eastwood, svolge un compito, tuttavia, senza picchi di genio. Non osa, non dà alcun valore aggiunto al film. Trasforma una trama importante, scaturita da un racconto di vita autentico, che segna un periodo indelebile della storia americana e mondiale, nel classico blockbuster hollywoodiano dove la maggior parte del budget viene speso per le munizioni, le armature da combattimento e i giubbotti antiproiettile.

Un film senza grandi pregi, ma di certo importante

Gli scenari sono ripetuti: vita coniugale da casa con giardino in Texas, piste di atterraggio e tetti di edifici fatiscenti. Molte delle ridondanti sparatorie potevano essere evitate. Lo scorrere della trama è meccanico e privo di mordente. Colonna sonora assente. Paradossalmente manca anche l’azione. Tutte le scene sembrano già spiegate nel momento in cui iniziano. La scena cruciale non viene neanche girata e l’avvenimento con più pathos viene comunicato con una didascalia sullo schermo nero. Il regista ha avuto la fortuna di trovarsi tra le mani un plot dall’importanza inestimabile, ma non ha saputo valorizzarlo.

Bradley Cooper non rende merito alla figura del patriota Chris Kyle. Nonostante la somiglianza con lo stesso, l’interpretazione in questo film è scandita da sguardi inespressivi, fissi nel vuoto. Pianti e momenti di commozione da commedia comica, poco credibile.

American Sniper, comunque come appare evidente dalla recensione, merita di essere visto. Perché ci offre un fermo immagine della nostra storia recente. L’assenza di orpelli può essere vista come un plus per certi versi, poiché permette allo spettatore di focalizzare la propria attenzione sulle barbarie commesse in questi anni di guerra nel Medio Oriente per la lotta contro gli estremisti islamici.

Scheda del film: Sito Ufficiale Warner Bros.

American Sniper: la recensione

Poco valorizzato

Valutazione Globale

User Rating: 2.76 ( 7 votes)

Salvatore Giannavola

Esemplare ghiotto di notizie, onnivoro di contenuti con un occhio di riguardo per il cinema in tutte le sue forme.

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3 Commenti

  1. E’ uno strano film. Forse troppo americano (e non uso l’aggettivo in senso negativo) per noi. E’ un film bello, ma è vero, non ha momenti di particolare intensità.
    Non ci sono giudizi sulla guerra e forse questo spiazza. E’ vero, Chris soffre per quello che ha fatto o visto… ma semplicemente perchè è un essere umano. Non è spezzato dalla guerra, nè si mostra mai particolarmente pentito o dubbioso, al contrario del suo compagno che muore scrivendo una lettera pentita. Ha una calma consapevolezza, dettata dal dovere. Certo, non è felice, ma non arriva mai a rinnegare quello che ha fatto. Durante il film cresce, ma la guerra non lo cambia radicalmente.
    Forse la mancanza di sensazionalismo è voluta. Frose no. Non saprei dirlo.

  2. Io non mi capacito di come possa essere nella rosa dei nominati come “miglior film”O_o Sospendendo il giudizio sulla linea politica del film e sul modo miope in cui è descritto il medio oriente, il film ha mille
    difetti!
    La parte delle scene di guerra o comunque ambientate al fronte non si accorda con quella invece famigliare, molto carente. Ci sono più di un’ingenuità/superficialità nelle situazioni raccontate, è stato usato un pupazzo al posto di un neonato e si vede bene…
    Si salva la recitazione, indubbiamente di alto livello ma per il resto non ci siamo!!
    Deludente, soprattutto perché secondo me è stata sprecata una possibilità di raccontare una storia umana in modo più profondo e realistico.

  3. Io capisco la voglia (per me poco legittima al momento) di fare un film sulla storia di un cecchino, senza raccontare entrambi i lati delle guerre e dei conflitti in cui ha operato, ma porca miseria Clint questa sembra una pubblicità del tuo paese che neanche la Coca-cola. Ma accidenti accidenti, questo film è una occasione mancata non solo per parlare di conflitti militari recenti, ma proprio per parlare di cosa davvero la guerra provochi e come cambi le persone e invece manca solo un’aquila che vola nel cielo azzurro mentre sventola una bandiera a stelle e strisce…boh io non ne capisco il senso. Sembra di vedere uno di quei film con gli indiani degli anni 40… e proprio vero che gli oscar 2015 saranno i più vecchi di sempre, roba che in confronto The Artist era una cosa nuova…

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