
American Horror Story: Recensione episodio 4.06 – Bullseye
Unhappy things still happen.
Even in our time,
Saddest of all is this
What happened to Elvira Madigan.- da”Elvira Madigan” ballata svedese.
Questo non è American Horror Story. Di tutti i 48 minuti che formano questo episodio non ce n’è uno che possa essere minimamente collegato a quella bellissima serie iniziata ormai quattro anni fa. Quel prodotto in cui la storia veniva narrata grazie a balzi temporali continui, in cui il passato e il presente si confondevamo come realtà e finzione nella casa stregata. Personaggi intriganti, interessanti e profondi, dalle problematiche vite e dai sentimenti che bucavo lo schermo. Di quel bel prodotto che per due anni è riuscito a regalare paura e terrore con grazia e maestria non rimane niente, se non un gruppo di attori che interpreta personaggi diversi.
I motivi per cui questa stagione e questo episodio conferma dei difetti già presenti in Coven, sono molteplici e facilmente individuabili.
Il primo è Jessica Lange, o meglio i personaggi che deve interpretare. Il fatto che questa grande attrice abbia un talento strepitoso e che ogni
Il terzo motivo si ricollega proprio alla carenza di mordente e tensione. Vedete, anche la prima stagione non spaventava più di tanto ma almeno, grazie alla narrazione spezzata dai flashback, la tensione saliva man mano che il finale si avvicinava. Qui non c’è niente che spaventi e niente che faccia venire quel magone tipico di alcuni tipi di horror. Se non recasse il titolo “American Horror Story” potrebbe essere facile scambiare questa stagione come un prodotto diverso. La trama infatti viene telefonata episodio dopo episodio, non sono posti interrogativi allo spettatore che subisce passivo gli eventi sperando di vedere solo scene con più Dandy e Madre.
Il quarto motivo di questo triste insuccesso è la scenografia e il comparto sonoro. Se infatti le prime due stagioni si distinguevano per un
Voglio avere paura o almeno sentire un brivido lungo la schiena quando guardo questo show, perché l’ho amato dalla prima puntata per questo. Non mi interessa l’ennesimo racconto di Murphy su cosa voglia dire essere diversi ma sentirsi forti perché in gruppo (ho già visto le prime tre stagioni di Glee). Non mi interessa il racconto di Murphy di una donna che non accetta di invecchiare e vuole primeggiare sugli altri (ho già visto Coven). Vorrei che l’atmosfera circense venisse sfruttata a pieno, vorrei davvero vedere delle citazioni al film “Fraks” del 1932, vorrei vedere i protagonisti lottare tra di loro anche se condividono un sentimento di emarginazione, vorrei vederli affrontare la loro diversità, vorrei che questa stagione non fosse stata scritta da Ryan Murphy.
Questo non è American Horror Story e questa non è una recensione di un episodio, ma una reazione spontanea ad esso che spero voi lettori sappiate accettare e criticare liberamente.
Alla prossima settimana. Good Luck!
Note:
Alzi la mano chi aveva paura che Katy Bates cantasse Happy Birthday.
Jimmy davvero entri in casa di un tizio che voleva “comprare un circo”?
Speigatemi il senso della di far sparire i personaggi da episodio a episodio?
Dandy e sua madre sono l’unica cosa che ricorderò di questa stagione. Bravissimi, inquietanti, ambigui e isterici. Voglio uno spin-off su di loro.
4.06 - Bullseye
No AHS
Valutazione Globale
Sottoscrivo in pieno….quanto mi mancano le cupe atmosfere di ASYLUM!!!!!! Questa serie non è più AHS…non lo era più nemmeno in COVEN.