
American Horror Story: Recensione episodio 3.07- The Dead
La domanda è: American Horror Story è una serie perfetta visivamente, che riesce ad avere dei momenti indimenticabili solo per lo sguardo, oppure c’è anche del contenuto narrativo dietro tanto artificio scenico? Questo interrogativo del mercoledì sera, è il riassunto del vero problema di questo telefilm, partito come prodotto di nicchia ed arrivato oggi ad essere uno dei più seguiti d’America, il che non è sempre un bene, insomma siamo ormai a metà stagione ed ancora si è realizzato poco a livello di trama quindi sembrava legittimo essere un po’ stufi di inquadrature sbilenche e atmosfere poco paurose (anche se a me andavano benissimo). Non mi sento di rispondere alla questione, preferisco che lo facciate voi, che la risposta venga dai fan e non da me in quanto recensore, quindi commentate qua sotto e vediamo però cosa può dirci questo episodio in merito al conflitto “fotografia vs trama”.
Se dovessi comprimere il settimo appuntamento di AHS Coven in un sola parola sceglierei: “intenso”, infatti assistiamo a quaranta minuti, pieni di racconto ed evoluzione sia dei personaggi che delle atmosfere: Fiona, che già aveva iniziato a mostrare il suo lato umano lo scorso episodio, continua ad esporsi emotivamente, facendo entrare nella sua vita, quello che scoprirà essere il suo “demone custode” cioè Axeman, la scena d’amore tra i due è bellissima, così lenta ma sexy allo stesso tempo, sembra di essere stati catapultati in un film noir, dove il gangster e la “pupa” di turno si corteggiano a ritmo di blues, e devo dire che questo risvolto così tenero del rapporto tra i due, mi ha sorpreso piacevolmente, in quanto dopo il finale di settimana scorsa già mi aspettavo altro sangue e scontri a suon di incantesimi e accette.
Danny Huston e Jessica Lange, inoltre, tirano fuori una chimica non certo inaspettata visto la loro nota bravura, ma non così scontata, altro che pettorali sparsi qua e là per tantissime serie, osservate bene le scene tra i due, quanto stia la capacità recitativa solo in un movimento delle dita, nel gesto semplice di inarcare un sopracciglio, una parola: SUBLIMI.
Altro shock della puntata è la trasformazione di Zoe, da piccola fattucchiera impaurita a strega con le controballs in pochi episodi, e non solo per il trattamento che riserva a Spalding, ma anche per come scende a patti con il personaggio della Paulson; la narrazione scorre veloce come la magia nel corpo della Farmiga, in fretta appaiono nuovi nemici comuni, che non sembravano tali prima; si stringono alleanze nuove ma anche rapporti inaspettati. É il caso di Queenie che decide di passare al lato Wodoo della forza, ed ecco che con tutta questa velocità nello sviluppo, la narrazione un attimo esce dai binari, perché è poco credibile che una ragazza come lei così indipendente che si cura poco del giudizio del prossimo, scenda a patti con una strega potente solo per qualche storiella razzista raccontata dalla Lalaurie, anche perché il duo Sidibe- Bates era davvero capace di donare parentesi
Madison, tornata in vita lo scorso episodio, è riuscita a fumarsi la tanto desiderata sigaretta e nel farlo rende partecipe lo spettatore di un buon monologo di apertura sul disperato bisogno di “sentire”. I simboli e le citazioni sono il pane quotidiano di AHS, sono i motivi che reggono molti episodi delle tre stagioni e che donano una sana melanconia; Murphy qui introduce un richiamo ai cinque sensi: se infatti Madison non può sentire più niente, dalla fame al dolore al piacere, Spalding riacquista per poco la parola ed è grazie alla sua lingua maledetta che cessa di vivere; infine, Cordelia ha perso l’uso della vista ma nonostante tutto ciò adesso vede davvero la triste e pesante verità che la circonda grazie al senso del tatto. Sono legami del genere che tengono vicini i personaggi, oltre si fatti da narrare, e che riescono a dare a questa serie la grandezza che un cast di così alto livello merita.
Permettetemi quindi di concludere con due precisazioni:
Per prima cosa, cerchiamo di goderci la vista di una serie tv e basta, senza dover tutte le volte tagliuzzarla in mille pezzettini e osservare al microscopio ognuno di essi; cerchiamo di godere dei tantissimi lati positivi che questo telefilm ha, fosse anche solo per ammirare Katy Bates che si fa le maschere di bellezza e ti uccide con gli occhi o per la sigla iniziale, perché spesso troppe domande guastano il gusto.
Secondariamente, e in conclusione, AHS riesce a recuperare le fila di tutte le sensazioni e i sentimenti, raccontati fino ad ora, con questo episodio che a, mio avviso ha un solo difetto: l’assenza della magnifica Lily Rabe.
Good Luck!
Valutazione Globale
INTENSO
Valutazione Globale
Sciocchezze su sciocchezze, a partire dall'”assenza di Lily Rabe” (che peraltro ha un personaggio strepitoso), in assoluto la più esilarante. Qui l’unica cosa assente è il gusto critico. Siamo davanti al paradiso della letteratura cinematografica, all’olimpo assoluto delle penne (basti pensare al monologo sul cancro del personaggio della Lange o ai dialoghi serrati intorno all’esecuzione di Myrtle Snow). American Horror Story ha sempre avuto una regia espressionista. È l’impronta di Ryan Murphy. Attinge ad anni straordinari della storia del cinema. Può piacere, può non piacere. Ma non si può essere così sempliciotti, parlare della “trama” (sfido chiunque a scrivere intrecci e fabule così rotondi e simmetrici), davanti all’opera più colta e innovativa nella storia della serialità del piccolo schermo, nonchè maggiormente nominata agli Emmy, nonostante il genere. Sia per citazioni cinematografico – letterarie (Wilde, Euripide, Kubrik in “Murder House”, Kafka in “Asylum”, solo per citarne alcune), che per magistrale bravura del cast tutto. Senza dubbio il miglior ensemble televisivo attoriale dell’intero panorama! È il corollario dell’arte drammatica in TV, è il ritorno della scansione drammaturgica classica nelle sceneggiature televisive. Sono da considerarsi a tutti gli effetti dei maxilungometraggi da tredici ore ciascuno. È pop, è ironica, è sportiva, è esagerata, è postclassica, è audace, è lirica, è geniale, è romantica. Poi, se vogliamo fare la critica è un conto, se invece vogliamo fare il pomeriggio delle educande, beh, allora torna a vedere Jessica Fletcher, che così trovi “la trama”. Qui siamo su altre galassie dell’intrattenimento. “Please do not disturb. Thank you.”
@Vivien Leigh, benvenuta su Telefilm Central! Seguo American Horror story da quando è andata in onda negli USA, da prima che diventasse, e cito una nota rivista americana “glamour”, quindi non sono stata contagiata dalla febbre di quest’ultimo periodo intorno a questo prodotto. Io credo che AHS si meriti tutti gli aggettivi che le hai dato e molti altri, è effettivamente un prodotto da conservare come si fa per i gioielli preziosi e antichi, è una serie pazzesca che come hai scritto tu quasi rasenta la forma d’arte. Proprio per questa mia passione seguo molti forum sulla stessa e lo spunto per la domanda con cui ho aperto la mia recensione, mi è stato dato proprio da una discussione sul sito “Serialmente” in merito all’episodio di Halloween. E siccome io qui sono recensore, e non fan, quando devo scrivere un pezzo non posso sempre elogiare e basta (come ho fatto nella mia recensione all’episodio BUrn WIcth Burn), ma cerco di creare spunti di discussione per chi legge, quindi ho pensato di introdurre il tema, non per esporre una mia teoria a riguardo (come ho oltretutto precisato), ma bensì per far capire quanto a volte una serie, debba essere guardata e basta, cercando di godersi in pieno quello che si sta vedendo, se poi il contenuto prevale sul contenitore o viceversa, non è detto che sia un problema, no?. Quindi in sintesi la mia recensione è positiva, come dimostrano le stelline e tutte le belle parole spese, se in questo episodio, e sottolineo episodio, si fosse vista anche Misty Day avrei gioito ancora di più, perchè adoro la Rabe.
Ritorna pure a commentare quando vuoi saremo felici di discutere con te, delle tue idee e del tuo punto di vista. Good Luck!
P.S. Se vogliamo parlare di premi e riconoscimenti Angela Lansbury ha il record assoluto di nomination agli Emmy per la sua interpretazione in Murded She Wrote, e la serie stessa dopo essere stata nominata be 10 volte ha vinto 2 Golden Globe.
Cara Caterina, ti ringrazio e ti stimo. Adoro la tua sportività nello stare alle provocazioni e nel rispondere ad esse nel modo più sano possibile. È esattamente lo sprito estetico e goliardico che ci vuole quando si parla di prodotti così innovativi. Purtroppo non tutti i giornalisti, o aspiranti tali, hanno lo stesso spirito. Quindi davvero, complimenti innanzitutto. In secondo luogo, grazie per aver spiegato più a fondo le tue ragioni. Personalmente, in tutto, soprattutto nell’arte, il contenitore è di gran lunga più importante del contenuto. Ma questa serie è talmente vasta e trasversale che la si potrebbe analizzare anche solo sul piano sociale. Come sostiene la Bates stessa in un’intervista dal red carpet della premiere, il fatto che sia una “American” Horror Story pone l’accento sui veri temi “horror” social, oltre le bamboline e gli spilli. Figli vittime di abusi dai genitori, razzismo, “generazione Y” come nell’ultimo episodio, l’anno scorso la vita undercover dei nazisti post liberazione (di cui nemmeno Variety ha parlato, molte testate di critica non hanno minimamente citato)…ecc. Sul concetto del “godersela e basta”, approvo in pieno. Troppa presunzione da parte di registi nostrani pretende che sia il pubblico a doversi avvicinare al film e non viceversa. Reputo questo fatto un abominio. Soprattutto perchè, come diceva il famoso scrittore irlandese, “L’artista è il creatore di cose belle.”. E quando mi perdo tra i monologhi della Lange (tra l’altro in Italia magistralmente doppiata da Micaela Esdra), non ho più bisogno di nulla. Ps. Adoro la Lansbury! Non l’avrei mai citata altrimenti. Soprattutto in quel trashissimo telefilm anni ottanta che non smetteremo mai di adorare alla follia. 😉
Whoa. “L’Olimpo assoluto delle penne”. Accidenti.
@Vivien Leigh
Ciao, complimenti per il tuo commento e complimenti per la proprietà di linguaggio, se ne leggono pochissime in questi tempi di ignoranza dominante. Complimenti davvero.
Se hai voglia di scrivere in questa maniera, contattami via mail, avremmo una proposta da farti.
Mi chiamo Esteban Barrios e ci occupiamo di serie tv e cinema, ma ti spiegherò meglio via mail.
Ti aspettiamo,
e-mail: a2840@email.it