
American Horror Story: Coven: Recensione dell’episodio 3.01 – Bitchcraft
Possiamo dire con assoluta serenità che la creatività di Ryan Murphy sia decisamente diabolica. American Horror Story ha disegnato degli scenari decisamente inquietanti nelle prime due stagioni, ma bastano i primi due minuti di questa terza Coven per capire che la terza stagione le batte tutte. Merito anche della presenza di Kathy Bates, certo. Ma è a Murphy/Falchuk che dobbiamo inchinarci se possiamo restare così sconvolti da questa introduzione.
American Horror Story è una serie tv, ma è anche un format. L’idea è quella di raccontare in televisione delle storie che appartengono all’immaginario horror americano classico. Il titolo è volutamente generico e vago, adatto ad accogliere quindi ogni possibile sfumatura di questo grande genere. Nella prima stagione si è partiti con il più classico dei classici tra i mega classici: la casa infestata. Forse tema un po’ abusato, permise comunque di disegnare un quadro che, visto nell’insieme, era davvero ottimo. Con questo spirito ci siamo avventurati nella seconda stagione, Asylum. In questo caso c’è stata una mescolanza anche esagerata di tematiche classiche: il manicomio, le suore cattive, i nazisti, il diavolo, i serial killer sociopatici. Nonostante l’abbondanza di tematiche, il duo al timone della serie è stato più che capace di tenere lo spettatore incollato per tutta la durata della traversata, approdando ad un finale decisamente soddisfacente.
Quando è stato rivelato il titolo e il tema di questa terza stagione non si poteva restare stupiti. L’altro grande capitolo dell’horror americano è quello legato alla stregoneria. Direi anzi che la stregoneria (e la lotta alle presunte streghe) fa parte della storia americana (meno felice) come il baseball. Non a caso si cita subito Salem. Ed è quindi con il massimo entusiasmo che si approccia alla visione di questa terza stagione. Ovviamente c’era un po’ di perplessità riguardo all’idea del riutilizzo del cast. Gli stessi attori saranno per la terza volta capaci di essere perfetti per rappresentare un nuovo personaggio? O saranno solo una versione solo lievemente diversa dalle precedenti? Insomma, per quanto siano bravi degli attori, ad un certo punto rischiano di diventare molto simili a se stessi se messi sempre nelle simili situazioni.
Aldilà della base di partenza, ovvero del soggetto, è il modo in cui viene raccontato che colpisce particolarmente. Lo stile della ripresa è ricercato, raffinato, molto moderno, poco scontato. Una regia che stupisce per originalità rispetto a quanto normalmente si è abituati a vedere su piccolo schermo. La scelta dei colori, la palette visiva, quindi scenografie, costumi e oggetti, è sorprendente. Le forme sembrano quasi tracciate con perfezione. I personaggi si muovono come staccati dal fondo. C’è qualcosa di speciale nelle scene all’interno della scuola.
Le altre allieve della scuola, solo tre, sono ben assortite e sembrano un insieme che in qualche modo vuole essere rappresentativo di diverse facce degli USA. La magrissima e biondissima attricetta del cinema, l’obesa afroamericana, la ragazza down. Tre ragazze, tre streghe. Per ora tre poteri: la prima può spostare gli oggetti con un gesto della mano, la seconda è una bambola vodoo vivente che può far subire agli altri cose che compie sul proprio corpo senza sentire niente, mentre la terza è una sensitiva chiaroveggente. La direttrice è una strega capace di creare pozioni e polveri magiche. Messe insieme con la Suprema che.. beh.. può tutto.. qui si sta meglio che a Hogwarts.
Staremo a vedere. Con la riesumazione finale di Delphine LaLaurie tutti i pezzi del puzzle sono pronti per cominciare questa nuova avventura. Per ora il tema principale che vuole far passare è che le donne hanno tutta la forza necessaria per non essere delle schiave, per farsi giustizia e camminare a testa alta. Donne che non scherzano. Guardate il titolo: Bitchcraft, ottimo gioco di parole tra “bitch” e “witchcraft”, ovvero “cagna/stronza” e “stregoneria”. Ma alla fine della fiera, dove vorrà andare a parare Ryan? Per il momento abbiamo streghe, vodoo e New Orleans, raccontati con bravura, stile, originalità e carisma. Non potevamo avere una premiere migliore di questa.
3.01 - Bitchcraft
Intrigante
Giudizio Complessivo