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Recensioni Serie Tv

American Horror Story: Asylum – 2.02 Tricks and Treats

 “Dolcetto o Scherzetto?”. La frase più celebre di tutte le festività d’oltreoceano dà il titolo (rivisitandolo in “Dolcetti e Scherzetti”) al secondo episodio di American Horror Story: Asylum, proprio a poca distanza dal 31 di ottobre. Nonostante nella maggior parte dei telefilm l’episodio a tematica Halloween è, oltre che scontato, un motivo per far respirare un’atmosfera differente alle scenografie, in American Horror Story, in cui l’ambientazione horror è punto cardine dello show, assume significati diversi.

Di bambini mascherati c’è, infatti, solo un accenno e tutto l’episodio sembra non esser toccato affatto dalla moderna celebrazione del Samhaim (a differenza della prima stagione in cui, i due ‘capitoli’ dedicati ad Halloween, davano molta centralità alla festività ai fini della trama)… dov’è dunque lo scherzetto? La risposta che mi sono dato è stata che, dopo averci abituato ad episodi in cui la ‘paura’, l’orrore’, sono trattate in maniera effettivamente poco spaventosa, Murphy ha deciso di addentrarsi maggiormente nell’ “horror”, confezionando una delle puntate più spaventose e, allo stesso tempo, magnifiche di questo show.

Tutto si apre esattamente dove ci eravamo fermati la scorsa settimana: la giovane coppia dagli ormoni in subbuglio che si trova faccia a faccia con Bloody Face (scusate il gioco di parole). Ma, fortunatamente, entriamo subito nella macchina del tempo che ci porta indietro agli anni ’60, la parte più intrigante e succulenta di questa stagione. La nuova internata Lana (o Lana Banana, come viene ‘affettuosamente’ chiamata da Sister Jude), dopo esser stata sottoposta a sedute di elettroshock, temendo la compromissione della sua memoria, condivide con Grace (per la quale nutre un interesse sentimentale) una via di fuga: il tunnel sotterraneo dal quale è entrata. Ad intralciare il suo idilliaco piano d’evasione è la stessa Grace che vuole portar con sé Kit. Il ragazzo, accusato di essere Bloody Face il Serial Killer, è sottoposto a perizia psichiatrica da parte del giovane dottor Thredson che però non condivide i trattamenti riservati ai pazienti da una sempre più sadica Sister Jude. Nel frattempo, la giovane suora Mary Eunice è letteralmente tentata dal Dottor Arden a mordere una mela candita, scena simbolicamente biblica, che rappresenta il “peccato” ma anche la “conoscenza” e che segnerà profondamente gli sviluppi a venire.
Tutte le loro vicende saranno inesorabilmente legate dall’internamento di un giovanissimo ragazzo, che descrivendolo senza mezzi termini e giri di parole, è posseduto dal diavolo.

Ma non voglio dilungarmi eccessivamente sulla trama, preferisco invece concentrarmi sull’analisi di alcuni avvenimenti. Primo fra tutti “L’Esorcismo”, scena che mi ha scosso e turbato ma che, ai fini della storia, ha avuto risvolti interessanti: Primo fra tutti ci ha permesso di conoscere dei particolari non indifferenti sulla vita di Sister Jude, facendolo in maniera intelligente e insolita, essendo lo stesso Demonio a rimembrare il passato all’ipocrita suora.
Non dimentichiamoci poi di Sorella Mary Eunice: ha morso la mela e sembra aver accolto il maligno dentro di sé. Una gran bella svolta per quello che sembrava un personaggio molto risibile e marginale. Al centro di questi accadimenti spicca la misteriosa e sinistra figura del Dottor Arden che sembra essere un vero e proprio messaggero del demonio, se non una sua ennesima incarnazione e sicuramente coinvolto con le varie donne assassinate.

Dal punto di vista tecnico è tutto spettacolare. Regia, fotografia, musiche, scenografie… difficilmente in prodotti horror si può riscontrare tanta maestria e, specialmodo, tanta ottima recitazione. Se già son state spese ottime parole (e anche nominations e premi!) per Jessica Lange ed Evan Peters, io sottolineerei l’ottima prova attoriale di Sarah Paulson e James Cromwell (io faccio tantissima fatica a credere sia lo stesso attore del buon, caro e vecchio George di “Six Feet Under”).

American Horror Story, per me, è come una cipolla. Ci si può fermare al primo strato, quello più superficiale, e schifarlo o denigrarlo. O si può decidere di andare a fondo, sfogliando le innumerevoli chiavi di lettura che questo prodotto offre  e rimanerne colpiti e irrimediabilmente attratti dal fascino di questo telefilm. Perché, a volte, il miglior modo per rappresentare e capire l’essere umano, la società e le dinamiche che ne intercorrono è farlo in maniera allegorica e mettendoci faccia a faccia con le nostre paure. Non è questo, d’altronde, il motivo dell’esistenza di questo genere narrativo?

Pietro

Seguace fedele di (quasi) ogni prodotto che porti la firma di Alan Ball (Six Feet Under; True Blood) o del più mainstream Ryan Murphy (Nip/Tuck; Glee; American Horror Story), iniziato al mondo telefilmico da Desperate Housewives e attualmente telespettatore di Homeland, Mad Men, Game of Thrones, Shameless. Appassionato anche di Cinema (con una passione per gli auteur), Musica, Letteratura, Costume Dramas, Parigi (beh, più che una città è uno stile di vita!). Presenza fantasma dello staff di Telefilm Central, leggende narrano che appaia e scompaia in varie sezioni del sito a piacimento (o in vista di incarichi stimolanti).

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