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Alla ricerca di Dory: Recensione del film della Disney Pixar

Titolo: Finding Dory

Anno: 2016

Genere: Animazione, avventura e commedia

Durata: 1 h 37 min

Regia: Andrew Stanton, Angus Maclane

Sceneggiatura: Andrew Stanton

Cast originale: Ellen Degeneres, Albert Brooks, Ed O’Neill, Hayden Rolence, Ty Burrell, Kaitlin Olson, Diane Keaton, Idris Elba, Dominic West e Sigourney Weaver.

Cast italiano: Carla Signoris, Luca Zingaretti, Gabriele Meoni, Ugo Maria Morosi, Francesca Manicone, Ambrogio Colombo.

Quando si entra in possesso di qualcosa di prezioso e stupendo, generalmente coesistono due tipi di comportamento: da un lato c’è il desiderio che tutti si fermino ad ammirare la magnificenza dell’oggetto in questione, dall’altro si manifesta il terrore che qualcuno possa metterci mano compromettendone l’elevatissima qualità. Così quando venne annunciato Alla ricerca di Dory, finito il momento di hype legato alla rivelazione a prendere il sopravvento, è arrivata l’ansia che dei venali sceneggiatori potessero rovinare l’opera originale solo per portare a casa altro denaro.
Tuttavia, quando si manifesta la volontà di ampliare un universo narrativo a così tanti anni di distanza, è possibile che sia la creatività a fare da motore piuttosto che il mero desiderio di arricchirsi.

Dory - Alla ricerca di DoryFortunatamente è questo il caso di Finding Dory. Il film comincia con una sequenza introduttiva, volta a riassumere gli eventi del primo film, in cui tramite il racconto dell’infanzia della protagonista viene mostrato come lei soffra da sempre di perdita di memoria di breve termine. Questo è il motivo che la porta ad allontanarsi dalla famiglia e a vagare per diverso tempo nell’oceano fino al fatidico incontro con Marlin. A un anno di distanza dal ritrovamento di Nemo, Dory inizia ad avere dei flash inerenti alla sua famiglia, che risvegliano in lei il desiderio di ritrovare le sue radici. Seppur la tematica del nido sia spesso bistrattata nei film di animazione in quanto di facile comprensione per un pubblico giovane, resta il fatto che gli sceneggiatori sono riusciti a trattarla con originalità, condendola con il giusto pathos e umorismo.

Il desiderio di ritrovare le proprie radici

Parlando invece della struttura dell’intreccio, effettivamente lo scheletro non è molto dissimile dal primo film. Il viaggio fa da fil rouge a tutta la pellicola, c’è l’incontro col predatore di turno e la conoscenza di diverse specie marine con la loro bizzarra personalità.
Va però riconosciuto il merito agli sceneggiatori di aver caratterizzato molto bene i personaggi. Il ricco approfondimento sulla protagonista le dona uno spessore caratteriale eccezionale per essere un “mero” personaggio di animazione, riuscendo a coinvolgere molto lo spettatore nelle scene di pathos, in particolare nella sequenza legata al ritrovamento dei genitori.

Dory Hank - Alla ricerca di Dory- Ellen Degenres Ed O'NeillAnche i nuovi personaggi risultano molto graditi. In primis c’è il polpo Hank, burbero e solitario perché rimasto traumatizzato dalla vasca dei bambini ma non per questo privo di empatia. Seguono lo squalo balena Destiny affetto da miopia e il beluga Bailey (tra le altre cose doppiato da Ty Burrell in originale, immagino lo spasso) incapace di usare l’ecolocazione, entrambi interessanti poiché limitati nel comportamento a causa di difetti fisici. Come nel primo film, in cui ogni personaggio aveva una sua storia e un motivo per essere in quel posto e con un tipo di atteggiamento, lo stesso avviene nel secondo film, con risultati comunque buoni.

Perché se come già detto Alla ricerca di Dory può effettivamente ricordare molto il prequel per lo svolgimento della trama, bisogna comunque riconoscere agli scrittori di aver presentato un prodotto più maturo per tematiche rispetto al precedente. È come se fosse una versione invecchiata, più adulta di Alla Ricerca di Nemo, adeguatosi al pubblico di bambini che nel 2003 si preoccupò del pesce pagliaccio (ero in terza elementare ndr) e che quest’anno, ormai adulto, è tornato a vedere cos’è successo ai suoi beniamini con occhi totalmente diversi.
Le retroscene che hanno formato i personaggi sono un po’ più cupe rispetto al primo film, quanto è triste il pensiero di non poter ricordare i propri genitori? Cosa sarebbe di noi, della nostra personalità se non potessimo ricordare i singoli eventi che ci plasmano nella quotidianità? 

Dominic West - Alla ricerca di Dory Emerge anche più intensamente la tematica legata alla natura. Nel primo film veniva toccata dalle mine subacquee o dall’acquario del dentista, ma questo giro si assiste a relitti marini pieni di rifiuti sul fondo dell’oceano e più e più volte vengono tirate frecciatine a strutture come gli acquari. Veramente le varie creature vengono reimmesse nell’oceano una volta riabilitate? Le vasche in cui è possibile interagire con i pesci che tanto rendono felici i bambini sono una tortura per i nostri amici subacquei? Ovviamente la recensione non vuole essere una propaganda di genere naturalistico, però è anche giusto che il film spinga lo spettatore alla riflessione e che posto migliore se non questo?

Le cose belle accadono per caso

Seppur più debolmente il film strizza l’occhio anche al tema del fato, si voglia per il nome dello squalo Balena e i giochi di parole ad esso associati ma è la fatidica frase pronunciata dalla protagonista – “Le cose belle accadono per caso” – a scuotere veramente lo spettatore. Il pesce parla del caso come di un avvento fortuito, quando in realtà tutto ciò che avviene è comunque dettato dalle sue scelte, in apparenza casuali per la perdita di memoria ma comunque tali e perciò non accidentali. Il bello del personaggio di Dory è che seppur goffo comunque non getta mai la spugna e grazie alla mancanza di un freno inibitorio non ha mai paura di buttarsi. Che bello sarebbe essere più spensierati e sprovveduti ogni tanto no?

Per cui è vero, questo sequel a tratti sembra ripescare molto da Alla ricerca di Nemo, ma i personaggi introdotti e la nuova maturità con cui si veste il film riescono a rendere il prodotto valido ed emotivamente coinvolgente, alternando momenti di risata ad altri di riflessione.
Ottima la scelta di mantenere i doppiatori della prima pellicola, che anche questo giro hanno fatto un ottimo lavoro (un chapeau alla Signoris che è sempre magnifica). Thumbs up, Disney Pixar!

Giacomo Ponta

Shippatore folle e divulgatore del “Now kiss!” sogna di diventare un dottore nella speranza di non morire in un incidente aereo o durante una sparatoria. Alla ricerca della batcaverna sin dalla tenera età si destreggia nel collezionismo di manga e fumetti saltando tra cinema e serie TV. Ha un debole per i legal drama, i supereroi e tutto ciò che è trash.

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1 commento

  1. Ho visto il film ieri sera! Bellissimo! Grazie per questa recensione che coglie in pieno il senso del film, abbiamo sempre da imparare dalla Disney.

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