
All Eyes On: Jessica Chastain
Andy Warhol diceva che nel futuro ognuno avrà il suo momento di fama per quindici minuti. Futuro che è il nostro presente e noi tutti ormai siamo abituati ad un sistema che, nel campo della musica così come in quello del cinema, lancia nuovi volti a ritmi vertiginosi.
Nel 2011 però arriva Jessica Chastain e il pubblico si risveglia dall’assuefazione ai tanti volti emergenti usa e getta. Non è facile spiegare a parole cosa abbia reso questa ragazza californiana la più ambita attrice degli ultimi anni ma è facilmente comprensibile ammirandola sul grande schermo, mentre calca i red carpet o vedendola immortalata in un servizio fotografico: E’ una luce. Quella luminosità che solo pochissime persone hanno, la star quality che differenzia un’attrice da un’icona.
Sono sicuro che molti di voi, leggendo quest’incipit, penseranno possa essere azzardato ed esagerato scomodare la parola “Icona” per costei venuta alla ribalta solo negli ultimi quattro anni. Ma come potete biasimarmi alla luce di un percorso professionale così prolifico e qualitativamente elevato? Dinanzi a quel superfluo fatto di copertine, spot televisivi e caccia al gossip che, uniti all’innegabile talento dell’attrice, la rendono tanto popolare e raro punto d’incontro tra pubblico e critica?
Interstellar, l’ultimo film di Christopher Nolan attualmente nelle sale di tutto il mondo, ne è la prova. E’ il primo vero e proprio blockbuster nella filmografia della Chastain, fin’ora costruita su progetti d’autore e di matrice indipendente.
Perché Jessica non scende a compromessi, non cerca la strada facile. Non è un caso dunque che la sua prima partecipazione ad una grande produzione hollywoodiana è sotto il marchio di un regista Culto, capace di unire l’intrattenimento da botteghino a tematiche di notevole profondità.
Qualità prima di tutto quindi, attitudine degna di una delle più brillanti studentesse della Juilliard. Perché ha studiato, la Chastain. Ha sviluppato le sue capacità sui palcoscenici teatrali, con maestri del calibro di Robin Williams e Philip Seymour Hoffman. Non si è risparmiata la gavetta televisiva, prestando il suo volto a numerose serie televisive come E.R. Medici in prima linea o Veronica Mars.
Nel 2008 debutta nel suo primo lungometraggio da protagonista, Jolene, sotto i migliori auspici: la vittoria del premio ‘migliore attrice’ al Seattle Film Festival, per un road movie interessante ma che non lascia il segno.
Negli anni successivi Jessica lavora duramente a numerosi progetti che vedranno luce solo nel 2011, annata in cui la sua carriera decolla definitivamente. Incanta il pubblico di Cannes nel capolavoro di Terrence Malick The Tree Of Life, film che verrà premiato con il più alto riconoscimento del festival, la Palma d’Oro. Il regista texano le affida il ruolo della madre, metafora e incarnazione della spiritualità come percorso di vita in contrapposizione a quello più cinico e disincantato del padre, interpretato da Brad Pitt.
Perfettamente integrata nella poesia visiva e sinfonica della pellicola, è senza ombra di dubbio una delle sue interpretazioni più memorabili e indimenticabili.
L’escalation del successo prosegue con l’aggiunta al suo curriculum di un gangster movie, Lawless che la riporta sulla croisette del Festival di Cannes seguito dall’horror La Madre, prodotto da Guillermo Del Toro. L’apice si raggiunge nel 2013, quando Jessica ottiene la sua seconda nomination all’Oscar, stavolta come protagonista di Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow: un plebiscito di consensi e una corsa all’ambito premio come favorita, insieme a Jennifer Lawrence che si aggiudicherà infine la statuetta.
Devo ammetterlo: a me il film non è piaciuto. Ma l’interpretazione della Chastain è superba, infondendo a Maya, la figura centrale della sceneggiatura, un raffinato contrasto di durezza e sensibilità, aumentando esponenzialmente il valore della pellicola che, secondo me, non avrebbe avuto la stessa resa con un’altra attrice.
Non me la sento dunque di evitare la definizione “Icona”, alla luce di una carriera così sfavillante in un arco di tempo decisamente breve. Se poi aggiungiamo i suoi impegni come testimonial dei profumi Yves Saint Laurent e l’incanto che genera ogni sua apparizione sui tappeti rossi di tutto il mondo, con case di moda del calibro di Givenchy, Elie Saab, Gucci, Versace e Dior che fanno a gara per vestirla, il gioco è fatto.
E non posso lesinarmi dall’aggiungere un’ulteriore qualità che rende Jessica Chastain tanto amata da uno spettro di pubblico così ampio, di differenti generazioni, culture e gusti cinematografici: la sua profonda umiltà. Perché lei è rimasta la ragazza dai capelli rossi e dal ‘viso antico’ – così come le dicevano di avere – di Sacramento. Un fattore che contribuisce a conferirle quella luminosità che si realizza solo quando la bellezza esteriore è il riflesso di una più interessante e importante purezza e sensibilità d’animo.
La stessa sensibilità che solo i grandi del cinema posseggono e che riversano nella creazione della profondità dei loro personaggi, rendendoli vividi e indimenticabili, fonte di emozione riversata dall’artista allo spettatore.