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Alice nella città: Microbe & Gasoline, la recensione a RomaFF10

microbeA distanza di due anni dal suo ultimo lavoro, Michel Gondry torna con un divertente, intelligente e soprattutto terreno road movie. Dimenticate le astruse e ridondanti costruzioni e trasformazioni di Mood Indigo, perché qui in Microbe & Gasoline la fantasia si tocca con mano.

Protagonisti di questa storia due ragazzi un po’ diversi dai loro coetanei. Daniel (Ange Sargent), detto Microbe per via della bassa statura, è un quattordicenne timido e impacciato che con le matite e i pennelli crea dei piccoli capolavori. Sotto quei capelli lunghi da femminuccia, Daniel nasconde due occhioni tristemente dolci e innamorati di Laura, la bella della classe.
A scuola come in famiglia il ragazzino non se la passa proprio bene, tra gli isterismi di una madre (Audrey Tautou) in preda alle crisi di mezza età e gli schiamazzi della band del fratello maggiore, una settimana con la cresta l’altra con i dreadlocks.

La situazione cambia con l’arrivo a scuola di un nuovo compagno di banco, dal carattere completamente opposto al suo. Da subito soprannominato da tutti Gasoline per via del forte odore di benzina che i suoi vestiti emanano, Théo è un ragazzino spiritoso, intelligente e anche un po’ strafottente. Poco gli importa di quello che pensano gli altri di lui. Passa il suo tempo tra il negozio di antiquariato dei genitori e la discarica di rottami in cui recupera motori vecchi da riparare. La sua situazione familiare è anche peggiore di quella di Daniel: la madre obesa soffre di cuore mentre il padre è un uomo meschino e tirchio.

Tra i due, allontanati e lontani da tutti, scatta subito un’incredibile complicità ed alchimia. Quasi come se i pregi di uno compensassero i difetti dell’altro.

Finita la scuola, la prospettiva di dover passare ben due mesi di vacanza con i propri genitori non li alletta per niente. I due decidono che è arrivato il momento di prendersi la loro indipendenza e di partire da soli per un viaggio. Con il motore di un tosaerba, un volante, qualche asse di legno, la rete di un letto, l’oblò di una lavatrice e qualche porta a vetri costruiranno una piccola casa con le ruote che li porterà sulle strade della Francia, diretti verso il campo estivo in cui Théo era solito villeggiare da piccolo.
Il loro cammino sarà disseminato di piccoli ma al tempo stesso grandi contrattempi, che influenzeranno irrimediabilmente la loro rotta. microbe-and-gasolineScapperanno nel cuore della notte dalla casa di uno psicolabile dentista che vuole che prendano il posto i figli che si sono dati alla fuga, si taglieranno i capelli in un bordello cinese, incontreranno un campo rom bruciato dalla polizia, parteciperanno ad un concorso di disegno in una sagra di paese, proveranno ad inseguire un amore. Il primo amore. Perché sì, nonostante quell’aria spavalda da piccoli uomini indipendenti, Microbe e Gasoline sono due quattordicenni che devono fare i conti con i problemi della loro età, l’amore, la sessualità e il bullismo, e quelli che la vita in generale riserva. Alla fine torneranno a casa, ma non saranno di certo gli stessi Microbe e Gasoline.
Michel Gondry porta sul grande schermo una storia divertente e intelligente e lo fa affidandosi alla bravura di questi due piccoli giovani attori. A loro, ai loro gesti e alla loro espressività affida quel potere immaginifico che nelle precedenti pellicole trovavamo espresso nelle atmosfere surreali dei suoi sogni lucidi. Solo in alcune scene ritroviamo il Gondry di Se mi lasci ti cancello e L’arte del sogno, quel Gondry che riesce a rendere reale una sensazione, un sentimento, un umore.

Microbe e Gasoline è un ritratto onesto e dolce dell’adolescenza. É un film sulla fantasia – quella fantasia che di raro sopravvive al passaggio all’età adulta – sull’amicizia e sul loro potere. É un film sincero, allegro ma a volte anche un po’ cinico. Si ride di pancia piena e ci si lascia coinvolgere nelle avventure di questi piccoli due ometti alla ricerca di un loro posto nel mondo. Sperando che almeno loro – e Gondry – non smettano mai di fantasticare.

Valentina Marino

Scrivo da quando ne ho memoria. Nel mio mondo sono appena tornata dall’Isola, lavoro come copy alla Sterling Cooper Draper Price e stasera ceno a casa dei White. Ho una sorellastra che si chiama Diane Evans.

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