fbpx
Recensioni Serie TvSerie Tv

Alcatraz – 1.04 Cal Sweeney

J. J. ci aveva avvertiti. Alcatraz dev’essere anche per chi non ha voglia di seguire tutte le settimane. Brivido di terrore. Avevo ragione. Questo episodio è tanto noioso nello sviluppo verticale quanto interessante appena accenna alla trama orizzontale.  Peccato perché è chiaro che qui non abbiamo gli autori di procedural di CSI o di Sherlock, per cui qualcosa viene per forza a mancare, complice anche il freddissimo carisma di tutti i protagonisti, nessuno eslcuso (sorry Hugo).

Cal Sweeney è il quarto prigionero protagonista dell’episodio in questione. Si tratta di un bel truffatore che fa fuori le persone sul suo cammino con una pistola per macellai come il protagonista di “Non è un paese per vecchi”, di cui è evidente citazione. A parte questo, caso noioso. Il nostro se ne va in giro a rapinare segretamente cassette di sicurezza per raccogliere oggetti apparentemente a caso ma che probabilmente rappresentano ricordi da collezionare.

Come sempre, la narrazione negli anni ’60 è superiore a quella odierna. La storia di Sweeney è l’occasione per mostrare in azione i personaggi attualmente più interessanti della serie, ovvero il Direttore del carcere, il vice direttore e Beauregard, il dottore. Sono decisamente i caratteri meglio raccontati fino ad ora. Forse perché puntano dritti a momenti salienti e non sono immersi in una routine che appiattisce.

Anche Hauser continua a non essere interessante, sebbene sia il miglior attore in gioco, costretto in battute minime e piuttosto scontate. Non basta una frase brillante per farne un favorito. Purtroppo. Mi stupisco di chi si è già lasciato andare a lodi quando è evidente che il personaggio sia ancora decisamente sotto tono. Nonostante la bravura comprovata dell’attore che in altre occasioni ha dimostrato di saper reggere scritture ben meno ortodosse (come la bellissima Reaper).

Il Dottore comunque è un allegro maschilista in pieno stile anni ’50, la dottoressa Lucy comincia a farci intuire che forse anche lei c’entra qualcosa nella sparizione e il Direttore è un cattivo in pienissima regola. Minaccioso senza mai andare oltre le righe di una rispettabilissima personalità. Un gorilla, in opposizione al serpente strisciante del personaggio di E.B. Tiller, il vice. Sarà interessante vedere come attraverso la narrazione passata scopriremo cose attuali, come già accadde su una certa isola. Ma del resto, anche il finale dell’episodio ha un fortissimo e potentissimo retrogusto di Lost.

Le aspettative per questa serie erano enormi e arrivati al quarto episodio ci si fa già un’idea più chiara di cosa ci si aspetta. Normalmente uno spettatore dopo due o tre puntate che non lo soddisfano, non continua a guardare. Io continuerò almeno fino alla sesta. Poi se ne riparla.

Per ora è troppo procedural senza avere il carisma del procedural di successo, né i casi complicati. Ci sono casi che scivolano via dritti, personaggi senza fascino e Alcatraz, l’unico vero appeal della serie. Speriamo in meglio.

Alessandro

Pianoforte a 9 anni, canto a 14, danza a 16 anni. Poi recitazione. Poi la scuola professionale di Regia Cinematografica. Poi l'Accademia di teatro di prosa. Anche grafica, comunicazione, eventi di spettacolo. Ma qui soprattutto un amore sconfinato per le serie tv americane e inglesi, con la loro capacità di essere le vere depositarie moderne della scrittura teatrale antica anglosassone.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio