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Recensioni Serie Tv

Alcatraz – 1.01 Pilot

Una nuova serie, targata Bad Robot, ovvero JJ Abrams, colui che ha generato Alias, Lost, Fringe, il nuovo Star Trek e ora si appresta a sostenere anche questa Alcatraz. Ho letto di tutto in giro, ma una cosa va precisata. Alcatraz non è una creazione di JJ. Solo le cose scritte da lui insieme a Roberto Orci e Alex Kurtzman possono essere considerate sue vere creature. In questo caso invece si tratta solo di essere Produttore Esecutivo, che è un ruolo sicuramente importante ma non alla stregua del runner.

Che qui sono tre: Steven Lilien, Bryan Wynbrandt e soprattutto Elizabeth Sarnoff, un’altra autrice che ha scritto un gran numero di episodi di Lost. Peccato che abbia già mollato la serie perché pare che la produzione abbia imposto varie modifiche a diverse scene. Cose che in casa Fox succedono spesso (un network che spesso viene preso in giro proprio per la “stupidità” dei suoi manager). In ogni caso, pare che Abrams fosse a favore dei cambiamenti. Peccato, così la penna migliore del trio è già persa. Potrebbe essere già un destino segnato?

L’idea è questa: quando la prigione fu chiusa nel ’63, si disse che tutti  i prigioneri erano stati trasferiti. Ma non è vero. In realtà, in una notte, tutti sparirono. Prigionieri, guardie, tutti. Inspiegabilmente. Da allora, venne creata una task force molto ristretta di federali, che si sono stabiliti sotto la prigione, in attesa di un qualcosa. Quel qualcosa è successo, nei giorni nostri. Le persone scomparse 50 anni fa, cominciano a riapparire, silenziosamente, di nascosto e pare aiutati da qualcuno.

Il pilot si apre proprio con la storia di uno di questi prigionieri, Jack Sylvane, che si risveglia nella cella d’isolamento nel 2012, confuso, ma con i tasca un biglietto per tornare sulla terra ferma, dei soldi e la chiave di un armadietto. Ha un piano di vendetta, ma a quanto pare anche delle indicazioni, ovvero un compito da eseguire per conto di non si sa chi. Comincia uccidendo l’assistente Direttore del carcere, che era vivo e vecchio, un vero son of a bitch, che se lo meritava anche.

A mio avviso, c’è un enorme sentore di Fringe nell’aria. Mi spiego… a investigare sul caso arriva quella che sarà una delle protagoniste, la detective Rebecca Madsen, che ha da poco perso il proprio partner a causa di uno sconosciuto che inseguivano. A poco dal suo arrivo sulla scena del delitto, arriva un federale, Emerson Hauser, che la caccia. Ovviamente lei non molla e va a cercare il Dott. Diego Soto (Jorge Garcia) che è un autore di fumetti ma anche super esperto di criminologia che ha scritto un mega libro sulla storia di alcatraz e tutti i suoi carcerati.

Con il suo aiuto si mette sulle tracce di Jack, ma viene bloccata da Hauser. Vista la tenacia della ragazza, decide di coinvolgerla in questa ricerca. Ovviamente riusciranno a catturare Jack e così alla fine viene proposto a Rebecca di entrare nel team speciale che si occupa di ricercare le 302 persone scomparse da Alcatraz quella notte e di scoprire cosa sia successo. Insieme a lei verrà tenuto anche Soto. Nello scoprire la verità della task force, Rebecca scopre che lo sconosciuto che inseguiva insieme al partner, causa della sua morte, è in realtà suo nonno, che lei pensava fosse una guarda di Alcatraz, morto nel 63. E lei non fa una piega. Hm. Ok.

Tutto questo, come ho detto fa davvero tanto Fringe. Una sezione segreta dei federali, un’agente “normale” che per testartaggine continua a ficcare il naso, un primo caso che viene lasciato seguire per mettere alla prova l’agente e lo svelare il segreto della task force a fine episodio, un legame precedente tra questa agente e la missione segreta della task force, un civile super esperto e utile ma esterno al mondo della polizia. C’è pure l’assistente di laboratorio di etnia non caucasica (interpretata da Parminder Nagra, famosa per il suo ruolo in ER)… Insomma… manca giusto uno scienziato vecchio e matto e sarebbe la fotocopia precisa di Fringe.

Possibile che sia stato fatto apposta? Potrebbe esserci dietro questo sviluppo una sorta di recupero consapevole di una trama di un prodotto sempre di casa Bad Robot, per creare una sorta di filo conduttore? Di grande opera? Personalmente, credo che sia semplicemente una furbata, un metodo consolidato per dar via a una nuova serie, modificando qualche dettaglio e confidando che il setting faccia la sua parte.

Stiamo a vedere. Il pilot è ben fatto, girato perfettamente, buona recitazione, scenografie perfette, fotografia perfetta, ritmo sempre serrato, nessun calo, preciso, pulito. Cosa ne verrà fuori? Non è dato sapere. Per ora, guardatelo. Non si può evitare di guardare una serie Bad Robot, per lo meno per dire “l’ho vista e non mi è piaciuta”. Il tocco del sedicente Re Mida di Hollywood farà oro anche di Alcatraz? Per ora una cosa è certa: il pilot è da catalogare sotto “promettenti” e non sotto “esplosivi”.

Alessandro

Pianoforte a 9 anni, canto a 14, danza a 16 anni. Poi recitazione. Poi la scuola professionale di Regia Cinematografica. Poi l'Accademia di teatro di prosa. Anche grafica, comunicazione, eventi di spettacolo. Ma qui soprattutto un amore sconfinato per le serie tv americane e inglesi, con la loro capacità di essere le vere depositarie moderne della scrittura teatrale antica anglosassone.

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