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Agent Carter: Recensione dell’episodio 2.03 – Better Angels

Agent Carter è un action retrò, con il gusto dell’eleganza, una recitazione pacata, delle atmosfere raffinate, un bel oggetto da guardare insomma, ma senza una vera e propria anima, un cuore pulsante, perché, diciamocelo, Agent Carter è più bello e raffinato che emozionante e coinvolgente.

Per quanto brava sia Hayley Atwell (e lo è veramente tanto) non ci si affeziona mai veramente al suo personaggio, lo si guarda recitare, ma non c’è pathos, forse perché sappiamo che comunque, in un modo o nell’altro, ne verrà sempre fuori. Si dirà, è sempre così per i protagonisti di una serie tv (quasi sempre insomma), ed è anche vero, però che nella maggior parte delle altre serie tv c’è molta più coralità. agent carter 103bQui, il titolo della serie rispecchia perfettamente il modo di narrare: il centro del proscenio è sempre per Peggy, c’è qualcuno che le ruota più intorno, come Jarvis, o ogni tanto subiamo le folli incursioni di Howard Stark, ma il resto è tutto nell’ombra dell’Agente Carter, tutti i personaggi vivono di sua luce riflessa, quindi non riusciamo veramente a sentire il pericolo come lo dovremmo sentire in un racconto del genere.

Se vogliamo continuare ad osservare il tutto tecnicamente, possiamo vedere che, in questo terzo episodio si riafferma la bontà della trama, scritta molto bene, che introduce elementi interessanti e con snodi e connessioni promettenti. Siamo al terzo episodio e quindi ancora in una fase introduttiva, nella quale vengono “presentate” e disposte le pedine in gioco, però la struttura si avverte già come solida e il mistero di fondo, così come il gruppo avversario sono decisamente affascinanti, però, manca cuore, non c’è emozione, c’è una buona scrittura, ma basta.

agent carter 103E quindi ci dobbiamo divertire coi siparietti di Stark e Jarvis, un po’ chiassosi, un po’ tamarri a volte (ok, Stark è un tamarro, non Jarvis), ma che comunque, quando non si perdono in velocissime parentesi con tasso di paroloni scientifici che non si possono seguire, danno almeno un po’ di verve ad un racconto diversamente impostato. Carina la scena metatestuale in cui Stark esalta la bellezza di fare film partendo dai fumetti, nonostante il ribrezzo di Peggy.

Il villain di stagione è interpretato da un ottima Wynn Everett, a suo agio nel dipingere un personaggio disposto a passare sopra a tutto per raggiungere i suoi scopi, ma anche altrettanto spaventata dalla trasformazione che sta subendo, una sorta di (per i molti fedeli della marvel) terragenesi ma con ritmi molto blandi. agent carter 103Questo cattivo è forse una delle cose più interessanti finora, perché è a metà strada tra malvagio e impaurito e il vederlo passare da un estremo all’altro è quantomeno diverso dal solito.

Nell’anonimato invece restano i colleghi di Peggy, con un Sousa uomo d’onore e basta e un Jack che vorrebbe fare la cosa giusta ma è spesso codardo, insomma personaggi assolutamente bidimensionali e messi lì ad occupare spazio.

Cos’è dunque questo Agent Carter? Una buona serie, intrattiene e fa passare 40 minuti piacevoli, ma dopo 10 minuti che è finita ci si è già scordati di averla vista.

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