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11 Minut (11 Minutes) – la recensione, Venezia 72

“10 minuti e arrivo!” Chi mai non l’ha detto? Ma qui i minuti sono 11, non c’è da scherzare, così come non scherza Jerzy Skolimowski, regista di origini polacche, che presenta il suo 11 Minut (11 Minutes) in un’inoltrata e provata mostra del cinema di Venezia ( in verità quella provata sono io dopo tutti questi italiani, ma generalizziamo pure…!). No, non è una barzelletta ed il primo ad essere serio è l’autore della pellicola. Da subito si può capire quanto questo film sia sensibilmente diverso, caratterizzato da una regia estremamente particolare, imprevedibile, al limite dell’esagerazione. Non si capisce bene dove voglia andare a parare, ma è solo questione di tempo, è solo questione di pochi minuti… si fa per dire!fot. Robert Jaworski tel. +48 501 37 22 40

L’intero film gravita attorno a dei personaggi anonimi, di cui non si sa nulla e si continua a sapere ben poco. Chi è il protagonista? Cosa sta succedendo? Cosa accadrà? Risposte: tutti e nessuno, nulla, eppure di tutto e di più. La fabula vera e propria ha breve durata, ma l’intreccio che l’eccentrico Skolimowski ha messo insieme per noi porta la sua macchina da presa da una parte all’altra della metropoli, con sbalzi e dilatazioni temporali, immischiandosi in vicende completamente diverse tra loro, ma collegate tutte da un filo rosso. Il film, come ammette il regista stesso “si muove su un terreno minato: dietro ogni angolo, è in agguato l’imprevisto, l’inimmaginabile”.

Come non dargli ragione? Sull’onda della filosofia del cosiddetto “effetto farfalla” (analizzato seriamente da Edward Lorenz, che si chiede: “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”), Skolimowski coinvolge più personaggi, ciascuno alle prese con le proprie più o meno losche faccende. Siamo in una grande città polacca, in cui persone più o meno raccomandabili si conoscono, frequentano gli stessi giri, o semplicemente si incrociano per strada, dalla semplice ragazza che porta a spasso il cane alla porno star appena sposata, dall’operaio mediocre al belloccio drogato, dal pittore tanto ispirato quanto sbadato al venditore ambulante di hot dog. Vita fot. Robert Jaworski tel. +48 501 37 22 40quotidiana, squallore, scocciature, appuntamenti sospetti, urgenze e tanto altro, tutto raccontato con un’atmosfera angosciante e sempre più claustrofobica, con inquadrature insolite e perturbanti.

Quante probabilità ha una candida colomba di entrare a tutta velocità dalla finestra e di schiantarsi sonoramente contro lo specchio della nostra stanza? Poche, povera bestia, ma quanto basta perché ciò non sia impossibile. Come ha fatto un’innocua farfalla ad entrare nell’ascensore, prima occupato soltanto da un ragazzo, infastidito dalla nuova compagnia? Difficile a dirsi, ma quella di 11 Minut (11 Minutes) ci riesce e svolazza un po’ attorno al nervoso malcapitato… che sia lei la responsabile di tutto ciò che accade, per caos o per destino? Forse, non lo sapremo mai, così come non ci verrà né propriamente mostrata quella cosa in cielo che tanto cattura l’attenzione dei personaggi, né detto nulla sulla sua natura e origine. C’è, incombe, infastidisce, si palesa e poi scompare, o resta impresso come la goccia nera di acquarello che casca malauguratamente sul dipinto appena terminato.21452-11_minut_6

C’è del mistero nel dramma corale di Skolimowski e noi siamo impazienti di sapere di cosa si tratta, di cosa si sta parlando. Imprevedibile stratega, il regista polacco incastra tutte le singole storie, in modo da ricostruire questo complesso puzzle pezzo per pezzo. Ogni minimo tassello va preso in considerazione ed è forse questo il motivo che lo porta a ricorrere a singolari soggettive, affatto canoniche.

La risposta tarda ad arrivare e nell’attesa siamo obbligati a seguire quelle bizzarre riprese di cui non conosciamo il punto d’arrivo. Forse anche lui è un po’ ritardatario nel mostrarcelo, non proprio di una decina di minuti…

Basta saper aspettare.

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